La signorina Borrelli

La signorina Borrelli
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La signorina Borrelli… Ricordate? Era professoressa, era preside, ma per tutti era “la signorina Borrelli”, con quel “signorina” che rimarcava, nell’immaginario di tutti, come Giovanna Borrelli non si fosse mai sposata ed avesse dedicato invece la sua vita, per intero, alla scuola. Alla scuola media, più precisamente; alla scuola media Fucini, più precisamente ancora, dove aveva trascorso quasi tutta la sua vita professionale, venti anni da docente, venti anni da preside. Una grande persona di scuola cui è stata giustamente intitolata una strada a Piombino su proposta del Soroptimist.

Io sono abbastanza vecchia da essere stata insegnante ai suoi tempi, non così tanto vecchia da esserle stata collega, quindi la conoscenza che ne ho avuto rispecchiava un po’ quel distacco gerarchico che c’è fra preside e insegnante, e che è giusto che ci sia, ed anche un distacco generazionale. Altre mie colleghe, molto più anziane di me, sue coetanee, potevano vantare anche l’amicizia… ma non credo che ne sia rimasta nessuna, ormai, sarebbero più che centenarie.

Una vita di scuola

La signorina Borrelli era stata, a Piombino, la prima alunna iscritta al Ginnasio appena nato in città: questo perché il padre, Segretario comunale, era stato il primo a venire a conoscenza della novità, ed il primo ad affrettarsi ad iscrivere la figlia. Giovanna vi aveva compiuto tutti gli studi secondari, poi era passata a quelli universitari. Appena laureati, a quell’epoca, era abbastanza facile avere una cattedra, se c’erano i requisiti: e così la giovane professoressa Borrelli si trovò a insegnare lettere prima alle superiori, poi per circa venti anni nelle scuole medie di Piombino.

Le medie intanto stavano cambiando, e da scuola selettiva con tanto di esame di ammissione, propedeutica alla frequenza di un liceo, si erano trasformate in scuola media unica, che convogliava in un solo corso di studi obbligatorio tutta la popolazione scolastica tra gli 11 e i 14 anni circa di età. La signorina Borrelli seguì i cambiamenti, e nel frattempo vinse anche il concorso a preside: e mitica preside fu, per circa un ventennio, delle mitiche scuole medie Fucini.

Penso che gli ex alunni la ricordino alta, imponente, autoritaria: impossibile sgarrare in sua presenza e sotto la sua autorità. Io la ricordo come una grande persona di scuola, che non prendeva nemmeno le ferie estive per non lasciare la scuola sola neppure un momento. Abitava in una palazzina a pochi metri di distanza, “uscio e bottega”, come si soleva dire. Conosceva tutti gli alunni uno per uno e tutte le loro situazioni familiari, se ne interessava e a suo modo se ne prendeva cura, li seguiva come poteva. Quando le subentrai come preside nel 1989 dopo il suo pensionamento, non potevo che, in questo campo, seguire le sue orme.

Una scuola di vita

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C’è un aspetto umano nella gestione di una scuola che mi sembra che oggi si stia rarefacendo, per stare dietro a progetti progettini progettoni… e consideriamo anche quanto peso abbiano, nelle relazioni umane con gli alunni, con le famiglie e con gli insegnanti, le megadimensioni delle attuali megascuole con un numero spropositato di classi e di docenti – ed un altrettanto spropositato numero di alunni per classe, spesso e volentieri. Ai tempi della signorina Borrelli, ed anche ai miei, una scuola di 18 classi (6 sezioni) era una signora scuola media che aveva tutte le attenzioni per sé e non le doveva dividere con quattro e più plessi di scuola elementare e altrettanti di scuola materna, tanto per indicare una dimensione di Istituto comprensivo che oggi sarebbe anche di modeste proporzioni…

Si lavorava meglio in quella scuola, si cercava di curare gli alunni meglio che si poteva, e si faceva anche scuola di vita. Le relazioni umane lo consentivano. Penso che la signorina Borrelli sia stata gratificata dai risultati ottenuti, ed abbia vissuto una stagione felice nella sua vita scolastica. L’intitolazione di una strada nel suo caso è ben meritata, e possiamo essere grati al Soroptimist che l’ha proposta. Felice anche la collocazione della via, che conduce ad una scuola! Non sarebbe male, del resto, se le fosse intitolato anche uno dei due Istituti comprensivi in cui si sono da quest’anno divisi i plessi scolastici cittadini, e che risultano adesso “in cerca d’autore”, o meglio in cerca di nome… Qualcuno lo vuole prendere in considerazione?