La signora del West (titolo improprio; in originale è Dr. Quinn, Medicine Woman = Dr. Quinn, Donna Medicina), riproposta a getto continuo da Canale 27, è figlia della Casa nella Prateria, e al tempo stesso sua fotocopia. Mutatis mutandis a causa di quella ventina d’anni che le distanziano, le due serie televisive, una già cinquantenne, l’altra appena trentenne, madre e figlia, presentano gli stessi ingredienti e le stesse tematiche.
Madre e figlia
La Casa nella Prateria (1974-1983): una famiglia pionieristica affronta nel West problemi di ogni tipo: pregiudizi di ogni genere, l’educazione dei figli, le adozioni, l’istruzione, l’integrazione razziale, la condizione della donna, il tornado, la carestia, malattie e lutti…
La signora del West (1993-1998): una famiglia pionieristica affronta nel West problemi di ogni tipo: pregiudizi di ogni genere, l’educazione dei figli, le adozioni, l’istruzione, l’integrazione razziale, la condizione della donna, il tornado, la carestia, malattie e lutti… Come sopra.
Abitanti del paese, Walnut Grove: la famiglia protagonista, il cane fedele, il reverendo, il dottore, i proprietari dell’emporio, il banchiere, la maestra…
Abitanti della cittadina di Colorado Springs: la famiglia protagonista, il cane fedele, il reverendo, il dottore, i proprietari dell’emporio, il banchiere, la maestra… cui si aggiungono adesso il telegrafista, il barbiere, il tenutario del saloon, il maniscalco, la padrona del caffè, la giornalista, le ragazze del saloon, gli indiani come presenza stabile. Solo che qui il dottore è una donna, e questo complica le cose.
La Signora del West: la protagonista
L’autrice della Casa nella Prateria era una donna, Laura Ingalls, ma il regista e sceneggiatore della serie tv, Michel Landon, che interpretava Charles Ingalls, era un uomo, e il suo punto di vista è avvertibile nella sceneggiatura: è il punto di vista di una famiglia patriarcale. La sceneggiatrice e produttrice della Signora del West invece è donna negli anni Novanta, e questo fa sì che la serie metta al centro le problematiche della condizione femminile durante l’Ottocento, come proiezione delle problematiche attuali. Ne sono portatrici innanzi tutto la protagonista, il dottor Quinn, ma anche le altre donne che spiccano nella cittadinanza.
Il dottor Michaela Quinn, detta Dottor Mike, deve combattere per portare avanti il suo diritto di esercitare una professione segnatamente maschile come quella medica. Lo fa con convinzione, ma anche con una prepotenza che non me la rende affatto simpatica. Sempre pronta a voler modellare il mondo su di sé, convinta sempre che la ragione sia sua, persegue gli scopi della giustizia e lotta per realizzarli e realizzare se stessa nel modo che crede. È indisponente.
Fragilità femminile
Nonostante la sua razionalità di stampo scientifico, si trova spesso sull’orlo del crollo emotivo e a volte persino lo oltrepassa. Mentre è acutissima nel leggere quel che c’è nel cuore degli altri, rifiuta sempre di vedere la verità su se stessa e in se stessa, sui suoi problemi irrisolti, anche quando è evidente; e altrettanto fanno le donne che la affiancano. Sembra lo sport preferito delle signore, rifiutare di ammettere le verità che le riguardano, ai limiti dell’assurdo.
Non capisco come mai i telefilm di questo genere, improntati al femminismo, finiscano sempre per enfatizzare la fragilità della donna: è una verità che viene fuori ugualmente anche se si cerca di respingerla, o è un pregiudizio che continua a regnare indisturbato, cioè che tutte le donne siano emotivamente fragili? La stessa fragilità la dimostrano le altre donne del cast principale, Dorothy la giornalista, Grace la padrona della caffetteria, Myra l’ex ragazza di saloon…
Il co-protagonista
Molto più positivo e riposante il co-protagonista maschile Sully, una specie di Sandokan biondo sempre pronto a spendersi per la causa della difesa delle popolazioni native. Pur avendo su ogni cosa un suo punto di vista di cui è convinto, egli, a differenza della partner che poi diverrà sua moglie, non ha la mania di voler cambiare gli altri. È saggio e tollerante, anzi, ma la sua calma fa paura, perché è la calma dei forti. Sempre accompagnato da Lupo, nella finzione televisiva un vero lupo suo fedele amico, si impegna parecchio anche per la tutela della natura. Lupo rispecchia il carattere di Sully, la sua affidabilità, la sua calma, la sua forza. È risolutivo in più di un episodio. Per interpretarlo ci sono voluti due cani ognuno con la propria controfigura, una per doppiare il ringhio e una per le scene di attacco…
Gli antagonisti… più o meno
A dire il vero, bisogna riconoscere che gli antagonisti sono necessari perché ci sia azione nella serie, altrimenti non accadrebbe nulla. Antagonista puro – e famigerato personaggio storico – è propriamente il generale Custer, come poi il sergente O’Connor, votati allo sterminio degli indiani. Parecchio vicino ci va il banchiere Preston Lodge (III), votato al proprio interesse. Per gli altri ci sono parecchie sfumature: diciamo che fra tutti giocano un po’ il ruolo grottesco, ma non sempre negativo, della Harriet della Casa nella Prateria.
Il tenutario del saloon e delle ragazze che vi lavorano, Hank, bello, cinico e beffardo, possiede un suo fascino tenebroso. Presenta la qualità di guardare in faccia la verità, di leggerla anche negli altri e di ammetterla o rinfacciarla anche quando è scomoda, e una sua vena di umanità (non diciamo di bontà, se ne vergognerebbe) capace di manifestarsi inaspettatamente. Jake, barbiere, cerusico e sindaco, troverà addirittura un riscatto innamorandosi della maestra messicana. Il signor Bray, proprietario dell’emporio cittadino, è perfino positivo quando riesce a superare i suoi radicati pregiudizi e la sua avidità…
Gli amici
Intorno alla famiglia del dr. Quinn si muove una piccola folla di amici, a partire dal bel Reverendo. Con un passato di giocatore pentito, è ormai interamente dedito al servizio di Dio e degli uomini, benché talvolta abbia il suo daffare per superare qualche pregiudizio che ancora gli rimane. Arriva comunque a integrare gli afroamericani nella comunità e a rispettare la cultura dei nativi. La coppia di colore, Robert E. e Grace, si distingue fra gli altri per dignità e sensibilità. Horace il telegrafista, insicuro e ipocondriaco, sta quasi sempre dalla parte della ragione.
Poi ci sono gli Cheyenne, popolo dignitoso e saggio, soprattutto nella persona di Cloud Dancing / Nube Che Corre, da cui c’è sempre molto da imparare, anche nei momenti peggiori della vita. Posso citare una sua frase, dopo un avvenimento tremendo che lo ha colpito duramente? «Gli spiriti mi dicono che la mia rabbia è giusta, il mio odio no».
La Signora del West: caratteristiche
La serie ha un’ottima ambientazione e gli attori sono bravissimi, ognuno nel suo genere. Un aspetto importante e piacevole, tra l’altro, è la coralità: più ancora che nella Casa nella Prateria, qui tutto avviene in pubblico, con tutti i personaggi principali più o meno sempre presenti. Gli altri, a parte qualche indiano, e i ragazzi e bambini amici di Coleen e Brian, i figli più piccoli – adottivi – dei protagonisti, sono solo comparse o poco più. No, dimenticavo: ogni tanto appare il famoso cantante country Johnny Cash, che come al solito fa la parte del duro, ma dal cuore tenero: tanto è vero che prende anche moglie, l’attrice che nella vita era veramente sua moglie… Poi ci sono di volta in volta altri personaggi che vengono da fuori, parenti, amici, sconosciuti, e movimentano gli episodi.
Certo che c’è anche parecchio di inverosimile, come tutte quelle operazioni riuscitissime che se fossero state effettuate davvero avrebbero immancabilmente ammazzato il paziente, come l’asportazione della milza eseguita all’aperto sulla scena di un disastro ferroviario e il complicatissimo intervento di chirurgia plastica che il dottor Mike esegue su un macchinista ferroviario terribilmente ustionato al volto in un grave incidente. Nell’insieme, però, la serie rappresenta una una visione sana della vita, trasmettitrice dei valori della famiglia, della non violenza e del rispetto delle differenze.