Parola Sapienza Spirito. La Sapienza di Dio in Baruc 3

La Sapienza in Baruc
Baruc mostra il versetto 38 del cap. 3, nella traduzione latina al maschile: Sulla terra egli è apparso e con gli uomini ha conversato. Vienna, chiesa dei Serviti. Di Herzi Pinki – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16748973

Un altro tassello nella costruzione di un percorso biblico di conoscenza del tema della Sapienza è rappresentato dall’inno alla Sapienza in Baruc 3. Anche questo libretto, come il ben più lungo Siracide, appartiene alla tradizione greca. Fittiziamente attribuito a Baruc segretario di Geremia, è invece stato prodotto a metà del II secolo a.C. e risulta essere un’opera composita, di genere sia penitenziale che sapienziale, con il cap. 6 che è un’opera autonoma, la cosiddetta Lettera di Geremia. Nel cap. 3 il libro di Baruc contiene un bellissimo inno alla Sapienza di cui riporto solo la parte finale.

La Sapienza di Dio in Baruc

3 29 Chi è salito al cielo per prenderla
e farla scendere dalle nubi?
30 Chi ha attraversato il mare e l’ha trovata
e l’ha comprata a prezzo d’oro puro?
31 Nessuno conosce la sua via,
nessuno pensa al suo sentiero.
32 Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con l’intelligenza.
È lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra
e l’ha riempita d’animali;
33 lui che invia la luce ed essa va,
che la richiama ed essa obbedisce con tremore.
34 Le stelle brillano dalle loro vedette
e gioiscono;
35 egli le chiama e rispondono: «Eccoci!»
e brillano di gioia per colui che le ha create.
36 Egli è il nostro Dio
e nessun altro può essergli paragonato.
37 Egli ha scrutato tutta la via della sapienza
e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo,
a Israele suo diletto.
38 Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.

La Sapienza di Dio fra gli uomini in Baruc 3

Dall’insistenza sulla inaccessibilità della Sapienza (non si conquista con la forza, non si compra, non ci si arriva con la sagacia) l’inno passa alla contemplazione della Sapienza come dono: è puro dono di Dio se la Sapienza è apparsa sulla terra ed ha vissuto fra gli uomini.

Una osservazione sulla costruzione di questa frase: in greco, i due verbi che hanno per soggetto la Sapienza (horaō, «vedere, guardare, apparire» e synanstrephō, «convivere») vanno resi al femminile (apparsa). Ma la versione latina e siriaca hanno preferito tradurre al maschile: «Per questo egli è apparso sulla terra e ha vissuto tra gli uomini». Hanno, cioè, mutato il soggetto femminile in maschile per adattarlo all’evento storico dell’incarnazione in Gesù di Nazareth, uomo e non donna.

Proprio per questo perfetto attagliamento all’evento dell’Incarnazione c’è chi sostiene che si possa trattare di una interpolazione cristiana, ovvero di un inserimento tardivo della frase nell’inno originario per meglio farlo coincidere con il genere del Logos Incarnato. Tanto più che la Sapienza di Dio discesa sulla terra in Baruc come per il Siracide non è una persona, ma è certamente la Torah, la Legge di Mosè mediante la quale Dio si rende presente a Israele.

In effetti, con questo inno siamo molto vicini al Prologo di Giovanni…