Lettura continua della Bibbia. La salvezza in azione: i miracoli (Marco 4,35-5,17)

La salvezza in azione: i miracoli
La guarigione dell’emorroissa. Catacombe dei santi Marcellino e Pietro. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14728851

La salvezza in azione: i miracoli. La salvezza annunciata a parole trova subito, nell’azione di Gesù, concretezza.

Per una sorta di par condicio che nei Vangeli è molto importante, due miracoli riguardano uomini e un ambiente maschile, il mare, due invece riguardano donne e l’ambiente femminile, quello familiare. Tutti i protagonisti però sono sotto la minaccia della morte: i discepoli per la tempesta marina, l’indemoniato per la possessione diabolica, la figlia di Giairo è già nella stretta della morte, l’emorroissa è vittima di una lunga morte civile che la tiene segregata anche ai suoi per ragioni di impurità rituale.

La salvezza in azione: i miracoli al «maschile»

Il primo miracolo manifesta l’autorità di Gesù sulla natura. Passando all’altra riva, in territorio pagano, si scatena una grande tempesta, come quelle che sempre meno raramente flagellano oggi il nostro territorio. È una piccola flottiglia quella che la affronta: sono diverse, infatti, le barche che accolgono i discepoli che accompagnano il Maestro. Ma Gesù dorme, inconscio del pericolo, o forse intoccabile da esso. I lettori lo sanno benissimo; i discepoli temono, Dio sembra dormire. Il sonno di Gesù non è un abbandonare i suoi, ma il sonno tranquillo del nuovo Adamo e del Figlio di Dio pienamente conciliato con la natura. Solo Dio può comandare al vento e al mare. La domanda «Chi è costui?» è retorica per il lettore, che sono già informati che Gesù è il Figlio di Dio; per i discepoli invece la domanda è ancora aperta: non hanno ancora compreso.

Anche il secondo miracolo (5,1-17) riguarda il mare come luogo di morte, sulla riva di Gerasa, in luogo immondo di pagani, di sepolcreti, di spiriti diabolici e di animali impuri. È una terra di morte, e l’uomo posseduto abita nei sepolcri, come un morto. Non agisce più da uomo, ma da bruto privo di intelletto. È talmente distruttiva la forza demoniaca che passando nel branco di maiali nell’intento di conservarsi su questa terra riesce invece, soltanto, ad autodistruggersi. I paesani non sono da meno, perché preferiranno tenersi i propri demoni con i propri porci e liberarsi di Gesù. Ma proprio in questa terra di morte, la Decapoli, viene proclamato il vangelo, proprio dall’uomo che era stato disumanizzato dalla Legione dei demoni. Chi accoglie la buona notizia della salvezza la deve propalare.

La salvezza in azione: i miracoli al femminile (5,21-43)

I due miracoli seguenti sono incorniciati l’uno nell’altro in una narrazione «a sandwich». Gesù è ancora presso il mare circondato da una grande folla, dalla quale si staccano due persone: apertamente, con decisione, un notabile, capo della sinagoga locale, per chiedere la guarigione della figlia che è agli estremi; con trepidazione, anzi con tremore, una povera inferma, impura perché affetta da emorragia continua (Lv 15,25-30). Proprio lei è la prima guarita, da dodici anni vittima di una sorta di morte civile. È un caso disperato per la medicina di allora; così disperato che ricorre alla fede e per la fede viene istantaneamente guarita. Sembra quasi «rubare» la guarigione, solo col tocco; Gesù è cosciente, dice Marco, che la forza risanatrice è uscita da lui senza una sua precisa volontà: la donna l’ha carpita con la fede. Per noi è sconcertante questa guarigione che sembra avvenuta magicamente, per contatto, ma in realtà è proprio la fede in lui che l’ha operata, una fede così grande che ha «costretto» il Maestro ad esaudirla.

Non ha fede, invece, la folla che si burla di Gesù ritenendolo impotente di fronte alla morte. Morte civile per l’emorroissa, donna adulta da 12 anni condannata all’isolamento dalla propria malattia; morte fisica per la dodicenne che stava appena per affacciarsi alla vita adulta (a 12 anni la bambina diveniva donna, a 13 anni il bambino diveniva uomo).

Due storie parallele, due storie diverse accomunate dal lutto che si incontrano nella persona di Gesù. Gesù le riporta entrambe alla vita, la donna matura e la giovinetta, entrambe aprendole alla fecondità di madre ed agli affetti. «Talitha’, kum» è la frase aramaica che Marco direttamente riporta dalle labbra di Gesù: «Fanciulla, alzati». Questa semplice frase che restituisce alla vita è detta da Lui a ciascuno di noi.