La rugiada dello Spirito Santo… è un’espressione sacrilega?

La rugiada dello Spirito Santo
Foto di Anrita da Pixabay

Certo che papa Francesco deve proprio dar noia al demonio, che si ingegna in tutti i modi di mettergli i bastoni fra le ruote confondendo la mente a certi pseudo cattolici e ispirandoli ad opporglisi con ogni pretesto. Data la confusione che a causa di costoro serpeggia nel popolo di Dio (per costoro intendo gli oppositori di papa Francesco insieme al demonio che li aizza – del resto è la sua specialità, il nome diavolo significa proprio Colui che divide, Colui che calunnia: più chiaro di così…), sono spinta a scendere in campo anche se si tratta sempre di problemi inconsistenti e addirittura ridicoli. Un esempio è quello riguardante la rugiada dello Spirito Santo.

Uno dei punti di appoggio di questa opposizione aperta, infatti, è l’espressione La rugiada dello Spirito Santo che è stata inserita dal 2020 nella Preghiera Eucaristica. Scandalo! Sacrilegio! «La rugiada è un simbolo massonico!». Questa è la dimostrazione che papa Francesco è massone, oltre che usurpatore, bestemmiatore, antipapa e anticristo! (anche Satana l’ho sentito qualificare). Queste espressioni invadono i social. Cito una fonte: «La nuova edizione del Messale Romano… ci è servita per dichiarare come, in modo ormai del tutto aperto, la loggia massonico-satanista, capeggiata dal falso papa Bergoglio, stia sferrando l’attacco finale all’identità cattolica…. Peraltro, la rugiada è uno dei simboli massonici, e se qualcuno non se ne fosse accorto, la falsa chiesa è retta dai massoni» (QUI).

La rugiada dello Spirito Santo

Questi signori hanno poca memoria. Quando per la prima volta, quattro anni fa, ho sentito pronunciare alla Messa le parole della nuova traduzione della Preghiera eucaristica, «Santifica questi doni con la rugiada dello Spirito», ho subito pensato: «Toh, sono tornati ai santi vecchi!». La nuova formulazione italiana, infatti, non fa altro che riprendere e tradurre l’epiclesi (invocazione dello Spirito Santo) della Messa in latino, che recitava: «Spiritus tui rore sanctifica», cioè «santifica con la rugiada (rore) del tuo Spirito»! Vi viene in mente o no? A me sì!

Testi di antichissima tradizione latina

L’espressione del Messale latino del 1968-69, a sua volta inserita nella antichissima anafora della «Traditio apostolica» del III – IV secolo, è tratta da «un’epiclesi consacratoria del Missale Gothicum gallicano (sec. VII / VIII) e nella Liturgia ispanica antica» (cioè la Mozarabica): «et Spiritus Sancti tui rore perfundas» (V. Raffa,  Liturgia eucaristica. CLV Ed. liturgiche, Roma 2003, p. 729). E anche il Sacramentario Veronense di tradizione italica chiede a Dio di infondere sui fedeli «la rugiada della tua benedizione / rorem tuae benedictionis infunde» (mense julio XL n. 642).

Ma volete anche il colpo di grazia? Perché la mia memoria è sempre stata buona. Il Messale Romano tridentino (l’edizione che ho io è del 1961), al Postcommunio della Domenica di Pentecoste (Doppio di I classe con ottava, a scanso equivoci) recita:

«Sancti Spiritus, Domine, corda nostra mundet infusio; et sui roris intima aspersione fecundet. Per Dominum…».

A voler essere cattivi, non lo tradurrei neppure, Comunque, ecco qua:

«O Signore, l’infusione dello Spirito Santo purifichi i nostri cuori; e l’aspersione della sua rugiada fecondi le anime. Per il Signore…».

È la Messa tridentina! Devo dire altro?

La tradizione biblica

Ma la Chiesa latina, nel suo far uso dell’immagine della rugiada in riferimento allo Spirito, a che cosa ha attinto? Ovviamente, alla Bibbia. L’immagine della rugiada ha precise origini bibliche ed acquista il suo significato primigenio, e riveste il suo particolare valore, nell’ambiente arido della Palestina, in cui la rugiada è un bene assai prezioso perché supplisce all’assenza della pioggia.

L’immagine della rugiada compare spesso nell’Antico Testamento, dove è benedizione di Isacco a Giacobbe (Gen 27,28), ed indica il fluire delle parole di Mosè (Dt 32,2), la generazione del Messia (Sal 110,3) e del resto di Israele (Mi 5,6), la presenza e l’azione di Dio (Os 14,6), la bellezza della vita fraterna (Sal 133,3). Addirittura, in Is 26,19, diviene «rugiada luminosa» di resurrezione! In particolare, è il suo simbolismo notturno (la rugiada si forma di notte) ad essere efficace nell’invitarci a contemplare la gratuità dell’azione divina. Poteva la Chiesa evitare di attingere a questo simbolo, in relazione al dono dello Spirito che irrora l’umanità inaridita ed esausta? Lo Spirito scende come rugiada sui doni eucaristici, perché diventino il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo.

Traduzione fedele dal latino

Questa nuova traduzione del Messale romano si rivela in genere più fedele alla versione latina: ne adduco un altro, importantissimo esempio. Nella seconda preghiera eucaristica, le parole che introducono al racconto d’istituzione eucaristica, che suonavano «Egli offrendosi liberamente alla sua passione», sono tornate ad essere, secondo il latino, «Egli consegnandosi volontariamente alla passione».

È perfettamente appropriato, qui, il verbo consegnare (latino tradere, greco paradidomi) che, come tengo a ribadire quando ne ho l’occasione, è il grande verbo che dà il senso della Passione del Signore: il Padre consegna il Figlio, il Figlio consegna se stesso, Giuda consegna Gesù ai capi (non «tradisce», è sbagliato!), i capi lo consegnano a Pilato, Pilato lo consegna ai soldati. Di più: Gesù si consegna ai suoi nelle stesse parole latine dell’Ultima Cena: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, quod pro vobis tradetur». Infine, nel racconto giovanneo Gesù consegna lo Spirito dalla croce (non emette lo spirito, o spira…).

Sempre nella seconda Preghiera eucaristica, al posto delle parole: «Ti rendiamo grazie per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale», troviamo adesso l’espressione: “Ti rendiamo grazie perché ci hai resi degni di stare alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale”. Forse questo eviterà di prendere grosse cantonate, come quando sentii aggiungere da un celebrante: «a compiere oggi il servizio sacerdotale», trasformando così la lode per essere tutti noi un popolo sacerdotale, in un ringraziamento per essere oggi ancora vivi e poter celebrare la Messa… Per carità, non cerchiamo di «migliorare» la liturgia, va bene così come è. E non attribuiamole intenzioni blasfeme, come per l’uso della parola «rugiada», il latinissimo rore (da ros – roris), greco drosos, ebraico tal

Ma, ahimè, l’ignoranza regna sovrana, e diffonde e fa diffondere falsità a più non posso. Del resto, il demonio è bugiardo e padre di menzogna… non lo dico io: lo dice il Signore in Gv 8,44.