
Relazione del prof. Alessando Cocchi: seconda parte
Ma quando è avvenuta questa frattura tra noi e la natura? Quando è cominciata la contrapposizione tra la civiltà umana e la natura? In realtà secondo me questa rottura avviene negli ultimi secoli e avviene in maniera accelerata a partire dalla prima rivoluzione industriale.
La prima rivoluzione industriale
La prima rivoluzione industriale è quella che interessa prevalentemente la Gran Bretagna e pochi altri paesi ed inizia nella seconda metà del Settecento appoggiandosi comunque a una struttura capitalistica già esistente, il capitalismo di mercato non ancora . si tratta del capitalismo mercantile che si forma a seguito dei grandi viaggi che cominciano nel Quattrocento.
Che cosa funziona da detonante della rivoluzione industriale nella seconda metà del Settecento? Due fattori: intanto, la macchina a vapore che si perfeziona nell’arco della prima metà del Settecento e che alla fine riesce ad alimentare le prime macchine tessili. L’altro elemento tipico della posizione economica della Gran Bretagna nel mondo è il suo impero, l’impero britannico. La Compagnia delle Indie nasce nel 1599, quindi ha già 150 anni quando nasce la rivoluzione industriale che può attingere a riserve consistenti di materie prime, soprattutto cotone e lana. Nella seconda metà del Settecento crescono anche la scienza e la tecnica in maniera accelerata.
Ai primi dell’Ottocento, sulla spinta della prima rivoluzione industriale, abbiamo l’apertura dei mercati, lo sviluppo del pensiero illuminista… Si afferma in tutto l’Occidente una corrente di pensiero che una vera e propria filosofia non è, ma che va sotto il nome di positivismo.
L’atteggiamento positivista
Il positivismo non è una filosofia strutturata come sarà poi il neopositivismo nel Novecento: è un atteggiamento culturale di fiducia nella tecnica e nella scienza che stavano facendo già passi da gigante. Ci meravigliamo oggi dei nostri passi da gigante, ma già all’epoca l’accelerazione era marcatissima tanto da alimentare appunto un atteggiamento di fiducia, di speranza che la scienza e la tecnica potessero risolvere i problemi dell’esistenza, i problemi della crescita economica, i processi di distribuzione della ricchezza e così via. Questa idea positiva della storia, questa idea positiva del progresso ci accompagnerà almeno fino alla metà del Novecento.
La seconda rivoluzione industriale

In realtà nella seconda metà dell’Ottocento arriva la seconda rivoluzione industriale, questa volta accompagnata non più dalla macchina a vapore ma dalla scoperta dell’elettromagnetismo, quindi dalle macchine elettriche.
Si rafforza dunque l’idea che la scienza e la tecnica possano finalmente davvero affrancare l’uomo dalla povertà, che possano risolvere i problemi persino esistenziali dell’uomo. Si confida nella scienza e nella tecnica come sbocco esistenziale dell’umanità. Tant’è vero che proprio verso la fine dell’Ottocento si comincia a parlare di morte di Dio, perché Dio non appare più necessario. La scienza, la tecnica, l’innovazione, la spinta positiva che viene dalla storia, e finalmente non più dal cielo, sospinge – si pensa – l’umanità verso i migliori destini. Dio non è più necessario, quindi si parla di morte di Dio proprio perché finalmente l’uomo mette le mani sul controllo della natura.