Dio risponde. La piccolezza dell’uomo

La risposta di Dio: le meraviglie del Creato. Foto di Gloria Casarosa

La risposta di Dio. «Dov’eri quando io mettevo le basi della terra?». Foto di Gloria Casarosa

Il dramma di Giobbe: quarto quadro. La risposta di Dio

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La risposta di Dio. Quinto cerchio
Il libro di Giobbe procede per cerchi concentrici

Cerchio celeste: la cornice narrativa (primo strato e primo quadro). Nel cerchio arancione: i dialoghi con i tre amici (secondo strato e secondo quadro). Al cerchio rosa corrisponde l’intervento di Elihu (terzo strato e terzo quadro). Nel cerchio giallo: l’inno alla Sapienza (quarto strato). Cerchio nero: la risposta di Dio (quarto quadro). Cerchio interno: Leviatan e Behemoth (quinto strato), all’interno del discorso divino.

Dio, chiamato in causa (cap. 31), replica con una interrogazione senza risposta sul mistero dell’essere: nei cap. 38-39 presenta le meraviglie dell’universo, nei cap. 40-41 (che rappresentano un ulteriore strato, un’aggiunta ai discorsi originari di Dio, cfr. il cerchio nero) descrive Behemot e Leviatan, simboli dei dinamismi del cosmo e della storia, su cui l’uomo non ha alcun potere.

La risposta di Dio: Le meraviglie del creato

La risposta di Dio: le meraviglie del Creato. Foto di Gloria Casarosa
Foto di Gloria Casarosa

Dio, chiamato in causa con una sfida, si presenta, ma non risponde. È lui che interroga, non dà risposte all’uomo che non è capace di comprendere; nei cap. 38 e 39 presenta a Giobbe le meraviglie dell’universo con i toni sapienziali caratteristici degli inni alla Sapienza.

38,4 Dov’eri quando io mettevo le basi della terra?

Dillo, se hai tanta sapienza!

5 Chi fissò le sue proporzioni, se lo sai,

e chi tracciò per essa la linea?

6 Dove affondano i suoi pilastri,

o chi pose la sua pietra angolare,

7 mentre le stelle del mattino giubilavano unite,

e plaudivano tutti i figli di Dio?

8 Chi racchiuse tra due battenti il mare,

quando uscì impetuoso dal seno materno,

9 quando gli diedi le nubi per vestirsi

e la foschia per fasciarsi?

La nascita del mare

Bellissima, dal punto di vista poetico, l’immagine del mare neonato, che scaturisce dal seno materno e viene ravvolto nelle fasce della foschia:

10 Poi gli imposi un limite,

fissando catenacci e porte.

 11 E gli ingiunsi: «Fin qui arriverai e non oltre,

qui si arresterà la superbia delle tue onde!».

Il mare manifesta l’onnipotenza di Dio, perché rappresenta la massima forza della natura, la massima minaccia nei confronti dell’uomo.

Le meraviglie del Creato

E ancora:

38,31 Puoi tu annodare i legami delle Pleiadi,

o sciogliere i vincoli di Orione?

 32 Fai tu spuntare la costellazione a suo tempo,

e guidi tu l’Orsa con i suoi piccini?

39 Vai tu a caccia di preda per la leonessa

e sazi la fame dei leoncelli,

 40 quando sono accovacciati nelle tane,

 o stanno in agguato fra le macchie?

 41 Chi procaccia il nutrimento al corvo, quando i suoi nati gridano verso Dio

e si agitano per mancanza di cibo?

39,1 Conosci tu il tempo in cui partoriscono le camozze?

Hai osservato il parto delle cerve?

5 Chi lascia libero l’asino selvatico,

chi ha sciolto i legami dell’onagro,

 6 al quale ho assegnato come dimora la steppa

e come abitazione la terra salmastra?

 7 Egli disprezza il chiasso delle città

e non dà ascolto alle grida di chi lo sprona;

 8 gira per le montagne, suo pascolo,

andando in cerca di qualsiasi verdura.

 9 Il bufalo si metterà forse al tuo servizio,

e passerà la notte presso la tua greppia?

 10 Potrai legarlo con la corda, perché ari,

perché erpichi le valli dietro a te?

 11 Ti fiderai di lui, perché la sua forza è grande,

e lascerai a lui le tue fatiche?

 12 Conterai su di lui che ritorni

e che ti ammassi il grano sull’aia?

19 Sei tu che dai al cavallo la bravura

e lo rivesti di criniera al collo?

26 È forse per la tua intelligenza che vola lo sparviero

e spiega le sue ali verso il meridione?

 27 È al tuo comando che l’aquila s’innalza

e costruisce il suo nido sulle vette?

La piccolezza dell’uomo

Tutto questo spiegamento di immagini, pur artificioso, serve a far sperdere l’uomo nelle meraviglie del creato, facendogli comprendere la sua piccolezza anche solo di fronte alle cose create, figuriamoci davanti alla sapienza e onnipotenza del Creatore. Rispetto al grande quadro creazionale di Genesi 1, sembra che l’agiografo voglia ridimensionare la superbia dell’Adam, che non può più dirsi il re del creato se si commisura con realtà naturali tanto più grandi di lui e indomabili. Basta una semplice riflessione:

«38,25 Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una strada alla nube tonante,
26 per far piovere sopra una terra senza uomini,
su un deserto dove non c’è nessuno,
27 per dissetare regioni desolate e squallide
e far germogliare erbe nella steppa?».

La pioggia, su questa terra, non cade solo a beneficio dell’uomo. Cade anche su terre disabitate, perché le creature hanno un valore per se stesse e non solo per uso e consumo degli uomini…

Leviatan e Behemoth

La risposta di Dio: Leviatan e Behemoth
Leviatan e Behemoth. William Blake

I cap. 40 e 41 raggiungono poi il culmine della manifestazione di questa onnipotenza di Dio in quanto creatore e dominatore di due forze primordiali, Behemot (l’ippopotamo, ma anche il bufalo) e Leviatan (il coccodrillo): queste creature rappresentano sia mostri mitologici, quindi forze ostili a Dio, ma anche i grandi Imperi che hanno sempre cercato di schiacciare Israele, l’Egitto e la Mesopotamia.

L’inno alla Sapienza, nel cap. 28, sesto strato, anticipava le conclusioni finali. Davanti all’onnipotenza e all’incomprensibilità di Dio, Giobbe si ricrede; e, finalmente, l’incontro e l’abbandono: «Finora ho udito di te per sentito dire ma ora il mio occhio ti ha visto» (42,5). Ma questo lo vedremo la prossima volta.