Lettura continua della Bibbia. La riscrittura degli oracoli di Geremia

La riscrittura degli oracoli
Geremia e Baruc di Rutilio Manetti (Siena 1571-1639) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=122066973

La riscrittura degli oracoli è ordinata da Dio a Geremia. La Parola di Dio non si può arrestare. Come Geremia, dopo la rottura del simbolico giogo di legno rappresentante la vittoria di Babilonia, se ne era dovuto fare un altro di ferro, così adesso il profeta, dopo il rogo dei suoi oracoli effettuato dal re Ioiakim, deve scriverli nuovamente.

La riscrittura degli oracoli: il testo

36 27Questa parola del Signore fu rivolta a Geremia dopo che il re ebbe bruciato il rotolo con le parole che Baruc aveva scritte sotto la dettatura di Geremia: 28Prendi di nuovo un rotolo e scrivici tutte le parole di prima, che erano nel primo rotolo bruciato da Ioiakìm re di Giuda. 29Contro Ioiakìm re di Giuda dichiarerai:

«Dice il Signore: Hai bruciato quel rotolo, dicendo: Perché vi hai scritto queste parole: Certo verrà il re di Babilonia e devasterà questo paese e farà scomparire da esso uomini e bestie? 30Per questo dice il Signore contro Ioiakìm re di Giuda: Egli non avrà un erede sul trono di Davide; il suo cadavere sarà esposto al calore del giorno e al freddo della notte. 31Io punirò lui, la sua discendenza e i suoi ministri per le loro iniquità e manderò su di loro, sugli abitanti di Gerusalemme e sugli uomini di Giuda, tutto il male che ho minacciato, senza che mi abbiano dato ascolto».

32Geremia prese un altro rotolo e lo consegnò a Baruc figlio di Neria, lo scriba, il quale vi scrisse, sotto la dettatura di Geremia, tutte le parole del libro che Ioiakìm re di Giuda aveva bruciato nel fuoco; inoltre vi furono aggiunte molte parole simili a quelle.

La riscrittura degli oracoli di Geremia: significato

La Parola del Signore rimane in eterno, e non conosce arresti. Dio vigila sulla sua Parola per conservarla, non solo, ma la fa sviluppare e attualizzare: ecco il progresso della Rivelazione. Perciò le parole date alle fiamme devono essere riscritte, con aggiunte, non certo con censure. Abbiamo, così, una seconda stesura del libro di Geremia: una riedizione dei primi oracoli, con aggiunte relative agli oracoli di tempi più recenti.

L’intero capitolo 36 è una chiave per comprendere il processo di formazione della S. Scrittura. Quello che per Geremia è raccontato esplicitamente, avviene per il complesso della Bibbia. Tutto inizia con l’ispirazione divina e con la parola parlata, che poi viene messa per scritto e letta comunitariamente: perché se rimane racchiusa in un rotolo non ha valore alcuno, è un reperto da museo. È significativo che in ebraico quella che noi chiamiamo Scrittura non si chiami così, si chiami invece Miqrah ovvero Lettura, Proclamazione. Il termine rende molto bene il senso.

Il processo di formazione della Parola

All’inizio della Scrittura troviamo il profeta, ma sono i discepoli a conservare e trasmettere le sue parole. In questo modo vengono spezzati i confini del tempo e dello spazio e la Parola travalica i limiti in cui l’esistenza terrena del profeta è costretta. Dove il profeta non può arrivare, la sua Parola invece passa oltre nel tempo e nello spazio, divenendo universale.

E lo scopo qual è? Quando il pio re Giosia ascoltò la lettura del rotolo della Legge ritrovato nel tempio (forse il Codice Deuteronomico) e prese consapevolezza del fatto che né lui né il suo popolo la avevano osservata, si stracciò le vesti, lesse la Parola del Signore davanti al popolo e fece bruciare gli oggetti idolatrici e impuri: ne sono menzionati cinque tipi (2 Re 22-23). Quando suo figlio Ioiakim ascoltò la lettura del rotolo di Geremia, rimase sicuro nella sua posizione e non solo per lui la Parola rimase lettera morta, ma anche fece bruciare in cinque tranches il rotolo del profeta. Giosia è toccato dalla parola di Dio e si converte dando alle fiamme gli oggetti idolatrici; Ioiakim rimane indifferente e fa bruciare la parola di Dio… Ecco come si può reagire in modo completamente diverso alle stessa Parola.