La quarta bestia della visione di Daniele 7: quando la fantasia supera se stessa e si deve arrendere. La quarta bestia è infatti un mostro non meglio identificato se non per il fatto di essere indescrivibile. Ha denti di ferro e dieci corna, cioè dieci re. La sua prerogativa è la violenza devastatrice. Non è possibile individuarlo a livello naturale, perché nell’intero regno della natura non si può trovare un paragone adatto a descriverlo. L’animale sbrana e divora, e schiaccia con i piedi ciò che non può distruggere in altro modo, come può averlo fatto solo Alessandro il Macedone che calpestò tutto il mondo sotto i propri piedi.
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«Dopo questo, io guardavo nelle visioni notturne, ed ecco una quarta bestia spaventevole, terribile e straordinariamente forte; essa aveva grandi denti di ferro: divorava, stritolava e calpestava il resto con i piedi; era diversa da tutte le bestie precedenti e aveva dieci corna» (Daniele 7,7).
Scrive l’autore del Primo libro dei Maccabei, che parla dello stesso periodo storico:
«[Alessandro il Macedone] intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari» (1 Maccabei 1,2-4).
L’interpretazione storica
La maggior parte degli studiosi ritiene che la visione di Daniele 7 si riferisca al periodo storico compreso tra l’esilio babilonese (VI secolo a.C.) e la rivolta dei Maccabei (II secolo a.C.). Come già abbiamo visto, secondo questo tipo di lettura le quattro bestie rappresentano:
- Il leone: il regno di Babilonia. Le ali strappate e il cuore d’uomo si riferiscono all’umiliazione di Nabucodonosor descritta nel quarto capitolo di Daniele (4,16).
- L’orso: il regno dei Medi. Secondo Dan 5,30-31, all’ultimo re babilonese succedette un certo Dario il Medo.
- Il leopardo: l’impero persiano fondato da Ciro, il più vasto visto sino ad allora.
- La quarta bestia: l’impero macedone di Alessandro Magno.
Il testo fornisce già una parziale spiegazione di questi simboli per mezzo di una figura angelica che aiuta Daniele a interpretare la visione. Le quattro bestie rappresentano quattro regni che dominano la terra. In merito alla quarta bestia e alla sua sconfitta, l’angelo spiega:
«La quarta bestia sarà un quarto regno sulla terra, che sarà diverso da tutti i regni e divorerà tutta la terra, la calpesterà e la stritolerà. Le dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno. Dopo di loro ne sorgerà un altro, che sarà diverso dai precedenti e abbatterà tre re. Egli proferirà parole contro l’Altissimo, perseguiterà i santi dell’Altissimo e penserà di cambiare i tempi e la Legge. I santi saranno dati nelle sue mani per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo. […] Poi il regno, il dominio e la grandezza dei regni sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo» (7,23-27).
Il personaggio «simile a un figlio di uomo» che riceve il dominio da Dio è chiaramente identificato con «il popolo dei santi dell’Altissimo», cioè Israele o il suo resto fedele. La sconfitta della quarta bestia corrisponderebbe perciò alla vittoria dei Maccabei contro i Seleucidi, con l’instaurazione di un regno ebraico autonomo.
Le dieci corna rappresentano i Diadochi, cioè gli eredi subentrati ad Alessandro (Tolomeo, Seleuco, Lisimaco e Cassandro) con i loro successori. Il corno è simbolo di potenza (Dt 33,17; 1 Sm 2,1.10; Sal 18,2). Dato che il dieci indica completezza, non è necessario che le corna raffigurino dieci specifici re: la cifra è simbolica.
Ma ad un tratto c’è un colpo di scena:
«Stavo osservando queste corna, quand’ecco spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia» (Daniele 7, 8).
Il piccolo corno
Il piccolo corno è da identificarsi con Antioco Epifane, sovrano del regno seleucide (uno dei quattro sorti dalla divisione dell’impero fra i diadochi), il quale si proclamò una divinità e cercò di obbligare gli Ebrei ad abbandonare la Torah per abbracciare la religione olimpica. Le tre corna distrutte dal piccolo corno sono un’allusione alla presa del potere da parte di Antioco che iniziò a regnare dopo l’uccisione di suo fratello Seleuco da parte di Eliodoro e dopo aver fatto uccidere lo stesso Eliodoro, per poi eliminare anche suo fratello minore Seleuco IV.
Non si dice che questo corno cresca in altezza. È restando piccolo che fa guerra ai santi e prevale su di essi (v. 21). Essendo piccolo, quello che è in evidenza sono gli occhi e la bocca, le caratteristiche smisurate di questo corno. Sembra una caricatura. Ha lo sguardo acuto per scovare i nemici e la bocca grande per proferire con arroganza cose spropositate.
«Io guardavo ancora, a motivo delle parole arroganti che il corno pronunciava; guardai fino a quando la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto, gettato nel fuoco per essere arso. Le altre bestie furono private del loro potere; ma fu loro concesso un prolungamento di vita per un tempo determinato» (Dn 7,11-12).
Il corno in questione è quello del v. 8, il «piccolo corno davanti al quale tre delle prime [dieci] corna furono divelte»; «quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che pronunciava parole arroganti» (Ib.). Per l’azione sciagurata di questo piccolo corno dell’orrenda quarta bestia, la bestia è uccisa e distrutta nel fuoco. Quando la quarta bestia viene distrutta, le altre tre continuano a vivere, ma prive di potere. Ovvero, i popoli delle tre potenze rappresentate dalle tre prime bestie esistono ancora, ma la loro potenza non sussiste più.
In una prospettiva di studio, si ritiene che il brano sia stato scritto durante la persecuzione di Antioco IV per incoraggiare la nazione ebraica: le apocalissi sono un genere letterario tipico del tempo di crisi. L’augurio del sorgere di un «regno eterno» rispecchia questo clima di fervore religioso e di attese politiche. In realtà, il regno dei Maccabei ebbe una certa durata, ma non eterna, deludendo le aspettative umane che si erano appuntate su di esso. La vittoria dei Maccabei rappresentò in effetti per Israele l’inizio di un potenziale riscatto, ma la corruzione politica ne causò la fine.
Altre interpretazioni
Secondo altra opinione, a mio parere difficilmente sostenibile, le prime tre bestie si riferirebbero ad imperi del passato (babilonese, medo-persiano e macedone), mentre la quarta bestia prefigurerebbe una potenza che si stava appena affacciando nella storia, Roma (che in quel periodo stava combattendo le guerre puniche). Certamente la potenza distruttiva della quarta bestia si attaglia a quello che sarà l’impero romano, ancora ben lontano dalla nascita. L’immagine del piccolo corno arrogante, invece, si spiega solo con la figura di Antioco IV Epifane, primo persecutore degli ebrei dal punto di vista religioso, come confermato dall’uso della stessa immagine nel cap. 8.
Se poi vogliamo esagerare, e cadere nelle interpretazioni settarie, allora troviamo che il corno antropomorfo rappresenta il Papa di Roma o il Presidente degli Stati Uniti d’America… Ma a questo punto, l’interpretazione non è meno fantasiosa dell’aspetto di questa indescrivibile quarta bestia.
Esiste poi un’altra interpretazione poetica e fantastica, secondo cui le quattro bestie della visione di Daniele rappresenterebbero altrettante costellazioni. Dalla Palestina, nel cielo stellato, si susseguono la costellazione del Leone, l’Orsa Maggiore, la Lince e il Dragone; ed ecco i quattro mostri in forma di leone, orso, leopardo e drago. Teoria affascinante, ma improbabile: all’autore interessava leggere la storia di Israele ed incoraggiare i lettori nel momento storico della persecuzione di Antioco IV, non descrivere movimenti astrali o fornire oroscopi. Evidentemente, la fantasia non è un’esclusiva degli autori biblici…