La folla va a Gesù e viene guarita (14,35-36). Scribi e farisei, invece, vogliono risposte da Gesù. Perché i suoi discepoli non si purificano le mani prima di mangiare? Non osservano la purità rituale?
La purità rituale
L’obbligo di lavarsi le mani prima di toccare il pane vigeva solo per i sacerdoti, ma avevano esteso a tutti i fedeli questa prerogativa i farisei, che pretendevano di vivere nelle proprie case, nelle proprie famiglie nello stesso stato di purità rituale dei sacerdoti al tempio. Una spiritualità laicale bellissima e molto forte, tra l’altro, che però faceva correre il rischio di ingabbiare tutta l’esistenza in una rete soffocante di precetti minuziosissimi.
Gesù non rigetta le tradizioni farisaiche in quanto tali, se promanano da ricerca sincera di Dio. Quello che rigetta è l’ipocrisia di chi segue alla lettera i precetti più minuti, filtrando, per modo di dire, persino i moscerini, mentre trasgredisce quelli più grandi fino a ingoiare, per proseguire nella metafora, un cammello, quasi a voler ingannare Dio.
Ad esempio, un inganno è il consacrare a Dio ciò che il dovere filiale vorrebbe fosse messo a disposizione per sostentare i genitori anziani. È il qorban (Mc 7,11), denaro che non si poteva più donare ma si poteva trafficare per condurre i propri affari.
La vera purità
Questa domanda diviene l’occasione per istruire la folla sulla vera purità. Non sono le cose esterne che rendono l’uomo veramente impuro, il cibo che assume, ma il suo interno, i pensieri di male che albergano nel suo cuore. Chi non comprende la sostanza della legge e si ferma alla lettera, è come un cieco che pretende di guidare gli altri.