
Il Perdono di Assisi è legato storicamente alla chiesetta della Porziuncola, la più amata da San Francesco. Di essa il primo biografo di San Francesco, Tommaso da Celano, raccontò:
«Il servo di Dio Francesco, di statura piccola, di mente umile, di professione minore, nel tempo che visse quaggiù, per sé e per la sua fraternità scelse una particella di mondo, per il solo fatto che non gli fu assolutamente possibile servire Cristo altrimenti, che avendo qualche cosa dal mondo.
E non senza una rivelazione e predisposizione divina, già in antico, fu chiamato Porziuncola quel luogo che doveva toccare in sorte a coloro che desideravano di non avere nulla di proprio in questo mondo.
Santa Maria degli Angeli
Vi sorgeva una chiesetta dedicata alla Vergine Madre, la quale per la sua singolare umiltà meritò di essere elevata, dopo il Figlio, alla dignità di capo di tutti gli eletti.
In essa ebbe inizio l’Ordine dei Minori, e come sopra un saldo fondamento, crebbe e si moltiplicò il loro nobile edificio. Il Santo amava questo luogo più di ogni altro, comandò ai frati di venerarlo con rispetto speciale e volle che lo custodissero sempre come specchio di vita religiosa, in umiltà e altissima povertà, riservandone però la proprietà agli altri, e ritenendone per sé e per i suoi soltanto l’uso.
Vi si osservava una rigidissima disciplina in tutto, nel silenzio e nel lavoro e in tutte le altre prescrizioni della regola. Senza tregua, giorno e notte, la fraternità dei Minori di quel luogo era occupata nel lodare Dio e, tutti soffusi di una mirabile fragranza, vi conducevano una vita veramente angelica.
Frate Francesco infatti, pur sapendo che il regno del cielo si può raggiungere ovunque e che la grazia divina non trova difficoltà a scendere sugli eletti ovunque si trovino, tuttavia, si era accorto per propria esperienza che il luogo della chiesa di S. Maria della Porziuncola godeva di una maggiore abbondanza di grazia, ed era frequentemente visitato da spiriti celesti.
Spesso quindi diceva ai frati: “Guardatevi, figli, dall’abbandonare mai questo luogo. Se ve ne cacciassero fuori da una parte, rientratevi dall’altra. Questo luogo infatti è veramente santo e abitato da Dio. Qui il Signore moltiplicò il nostro piccolo numero; qui illuminò i cuori dei suoi poveri con la luce della sua divina sapienza; qui accese le nostre volontà con il fuoco del suo amore; qui, chi avrà pregato con devozione, otterrà quello che chiederà, e chi mancherà sarà punito più gravemente. Perciò, figli ritenete degno di ogni onore il luogo della dimora di Dio, e con tutto il trasporto del vostro cuore rendete in esso lode al Signore”».
Santa Maria degli Angeli: origini
La chiesetta di Santa Maria degli Angeli viene fatta risalire al IV secolo, come opera di eremiti provenienti dalla Terra Santa. Nel 516 ne avrebbe preso possesso lo stesso S. Benedetto. Ormai in rovina, la Porziuncola fu la terza chiesa riparata da S. Francesco agli inizi della sua vocazione: all’epoca, dipendeva dal monastero di S. Benedetto al Subasio.
La Porziuncola, che si trovava allora tra le selve, fu per Francesco un luogo del tutto particolare. Qui sostava in preghiera; qui capì che doveva vivere “secondo il Santo Vangelo”; da qui inviò i primi frati ad annunciare la pace. Vi fondò l’Ordine francescano. Vi morì la notte del 3 ottobre 1226.
L’interno (4 metri per 7) è costituito da un’unica aula con unica piccola abside chiusa da una pala d’altare del 1393, opera di Ilario da Viterbo.
Dal 1569, la grande Basilica di Santa Maria degli Angeli la custodisce come in un immenso, prezioso scrigno. La canta Giosuè Carducci nella poesia intitolata Santa Maria degli Angeli.
Santa Maria degli Angeli

Frate Francesco, quanto d’aere abbraccia
Questa cupola bella del Vignola
Dove incrociando a l’agonia le braccia
4 Nudo giacesti su la terra sola!
E luglio ferve e il canto d’amor vola
Nel pian laborïoso. Oh che una traccia
Diami il canto umbro de la tua parola,
8 L’umbro cielo mi dia de la tua faccia!
Su l’orizzonte del montan paese,
Nel mite solitario alto splendore,
11 Qual del tuo paradiso in su le porte,
Ti vegga io dritto con le braccia tese
Cantando a Dio — Laudato sia, signore,
14 Per nostra corporal sorella morte!