La porta di Hildegard  dalla Verna a Grosseto per il Giubileo

La porta di Hildegard

Per l’anno giubilare è stato collocato nella cattedrale di Grosseto un grande portale scolpito, un’opera d’arte che arriva dalla Verna, dal santuario francescano che custodisce il dono e il mistero delle stimmate di Francesco. È un’opera realizzata da una donna piccola, minuta, una donna che veniva dalla Germania. Ce ne parla padre Rodolfo Cetoloni, frate minore e vescovo emerito di Grosseto, intervistato da Giacomo D’Onofrio.

Intervista a padre Rodolfo Cetoloni: La porta di Hildegard

L’opera è alla Verna da metà degli anni Cinquanta: doveva essere collocato come porta della Basilica, ma per lo stile diverso con cui era stata fatta rispetto ai criteri accettati dalla Soprintendenza non è stata mai messa nel luogo per cui era stata ideata.

La porta di Hildegard

I  frati della Verna l’hanno comunque valorizzata fissandola a parete in un corridoio del convento.

Hildegard Hendrichs

Questa donna della Germania dell’Est, terziaria francescana, Hildegard Hendrichs, nasce a Berlino nel 1923 da una famiglia numerosa. Finiti i suoi studi – aveva una forte convinzione religiosa anche come famiglia – si dedica alla scuola di scultura del legno e comincia a scolpire. Siamo nell’epoca nazionalsocialista: comincia a scolpire anche di nascosto alcune statue, alcune figure sacre. Poi viene tutta l’epoca della guerra che significò un grosso crollo anche interiore per tutti coloro che si erano affidati a questa visione della vita. Hildegard decide di rimanere in quella che all’epoca era diventata Germania dell’Est: decide di rimanere tra i suoi connazionali proprio con l’idea di annunciare il Vangelo a persone che erano rimaste svuotate dall’esperienza del nazionalsocialismo prima, della guerra e della sconfitta poi, e continua a scolpire.

Nello stesso tempo, in una sua riflessione sulla possibilità di accogliere il dolore, si avvicina alla spiritualità francescana e specialmente all’esperienza della Perfetta Letizia di Francesco, grazie al racconto in cui Francesco parla proprio del momento massimo del dolore, del rifiuto da parte degli altri che accettato con pace e benevolenza diventa la gioia perfetta.

Colpita da questo, Hildegard entra nel 1946 nel Terzo Ordine Francescano, poi comincia a avere un certo successo anche in Europa e negli anni Cinquanta va alla Verna, il luogo, dice, a cui è più attaccata in tutta la sua vita. Vive lì scolpendo alcune opere: tre porte e un grosso retablo che sono alla Verna. Una di queste porte appunto è quella che adesso è qui nella cattedrale di Grosseto.

Una artista completa

Oltre a questa capacità di scolpire Hildegard aveva tante doti fra le quali anche la musica. Compone musica, scrive e dedica la sua vita, oltre che all’arte, ad una testimonianza personale e a un annuncio dell’esperienza francescana in diversi libri e conferenze, unendo arte, musica e parola proprio per riflettere su questa esperienza francescana, specialmente per aiutare a interpretare, a vivere l’esperienza del dolore con una speranza e con una pace interiore che lei descrive in una grande opera che è nella sala Santa Chiara alla Verna e che è un po’ il racconto della Perfetta Letizia nella storia francescana.

Io mi ricordo negli anni del Noviziato, nei primi anni Sessanta, di averla intravista, mingherlina, dimessa, però molto forte. Nell’apparenza non richiamava attenzione però ha lavorato tanto, ha vissuto intensamente tutta la sua storia e l’ha comunicata.

Le persone piccole, povere, ma che incontrano un valore come è il Vangelo, come è Gesù Cristo, specialmente vivendolo nell’esperienza francescana, diventano anche dei canali, degli strumenti attraverso le doti che hanno: l’arte, la spiritualità, la conoscenza. la musica… Tutto questo è realmente un dono che è stato fatto alla Verna, non solo le opere ma anche la sua testimonianza. E sarebbe bello poter avere anche in lingua italiana i testi delle sue meditazioni che sono in tedesco e che la sua diocesi di Erfurt ha pubblicato nel 2023, nel centenario della sua nascita: un grosso volume con molte delle sue opere e diverse riflessioni sulla sua esperienza spirituale e anche alcuni testi suoi.

Un approfondimento QUI.

La porta di Hildegard a Grosseto

L’idea di ospitare la porta di Hildegard nella cattedrale di Grosseto per l’inizio dell’anno giubilare era venuta a don Pier Mosetti, dell’Ufficio diocesano di Pastorale culturale. «L’idea di don Pier è stata un’idea molto bella – afferma padre Rodolfo – che mi ha fatto gioire perché ha accolto il valore di questa opera. Intanto è di fronte al battistero là dove nasciamo alla vita cristiana, e la porta ci fa il racconto di come un uomo come Francesco, che incontra Gesù Cristo, poi ne diventa una figura, un’immagine, un modello, un esempio: si può vivere davvero completamente la vita del Cristo partendo da quel dono che ci ha fatto nel Vangelo.

La porta di Hildegard

Ma Hildegard muove in modo particolare dal fatto che con la sua vita e nel suo amore il Cristo ci è anche contemporaneo. Francesco scopre questo: in quest’opera Hildegard ha proprio scelto alcuni momenti della vita di Cristo facendone vedere il parallelo nella vita di Francesco. Nel battente di sinistra ci sono alcune scene della vita di Cristo narrate dal Vangelo; in parallelo alcuni episodi della vita di Francesco che in qualche modo richiamano il Vangelo. Ma ci sono alcune scene, per esempio la scena della nascita e la scena della crocifissione, in cui Francesco è inserito nella storia di Cristo, mostrando visivamente questa contemporaneità.

La Natività

Cominciando dall’alto c’è la Natività nel presepe in cui c’è Maria ma c’è anche Francesco: si ricorda Greccio; dall’altra parte c’è Francesco che si spoglia delle sue vesti di fronte al padre Pietro di Bernardone. Come il Cristo si è fatto povero per farsi vicino a noi, Francesco si spoglia di tutto per riesprimere la sua vicinanza al Cristo – Finalmente potrò dire Padre che sei nei cieli… – Ma così anche farsi vicino a tutti, non più ricco e non più provvisto dei tanti mezzi come gli dava il suo babbo.

La lavanda dei piedi

La porta di Hildegard

Scendendo in basso si trova la scena di in cui Gesù lava i piedi ai suoi Apostoli nell’Ultima Cena e dall’altra parte c’è Francesco che bacia il lebbroso, il momento chiave della sua vita – quando, dice, Il Signore mi condusse tra i lebbrosi dopodiché attesi un poco e lasciai il mondo.

La Passione

Ma l’esperienza passa anche attraverso il dolore e c’è la scena della flagellazione di Cristo e in parallelo un racconto della vita di Francesco il quale assalito da due ladroni viene anche da loro bastonato perché non gli trovano niente addosso, mentre lui si proclamava l’araldo del Gran Re illudendoli di possedere chissà quali tesori…

La porta di Hildegard

Poi troviamo il momento della morte di Cristo così vivo per Francesco, così meditato da lui che il suo primo biografo, il Celano, ricorda che c’erano due cose che difficilmente gli riusciva di smettere di pensare: la povertà dell’Incarnazione e l’ardore della Passione. Per questo credo che Hildegard lo abbia messo proprio davanti al Cristo che muore, mentre dall’altra parte abbiamo il momento in cui questa realtà si realizza nella vita di Francesco attraverso le stimmate nel settembre del 1224 appunto alla Verna.

Il Cantico delle Creature

In basso c’è un parallelo ancora più chiaro: difatti la figura del Cristo è quasi della stessa forma della figura di Francesco, o viceversa: il Cristo che loda il Padre e lo ringrazia perché si è rivelato ai piccoli, ma non ci sono più i bambini o i poveri del Vangelo, ci sono Francesco e Chiara e due re, re Luigi di Francia e Elisabetta d’Ungheria che si fanno anche loro poveri seguendo Francesco in questo cammino; dall’altra parte troviamo Francesco che loda il Padre per le creature. In pratica, Hildegard  termina questo racconto con il Cantico delle Creature. Lo ricordiamo in particolare dato che il 2025 è anche l’ottavo Centenario della composizione di quest’opera che è un’opera letteraria ma soprattutto si inserisce nell’anno giubilare perché il Giubileo è anche una riconciliazione anche con il creato, non solo con Dio e tra noi.

Spiritualità e bellezza

La porta di Hildegard

Oltre a queste immagini c’è nella porta tutta una serie di frasi: sotto ogni sotto ogni quadro c’è una frase del Vangelo che aiuta comprendere quella scena, come ci sono anche due grandi iscrizioni in alto: “Sequi vestigia Jesu Christi” che è la sintesi della vita cristiana ma anche di Francesco, seguire i passi di Gesù Cristo, e in basso, ancora una volta, una frase che dice l’essenza, il succo della vita francescana della Perfetta Letizia e di questo imitare la povertà di Cristo.

Anche al centro alcune figure e poi in basso Francesco dinanzi all’Eucaristia nella quale lui ogni giorno vive e l’umiltà di Cristo che si fa piccolo per noi e il sacrificio del Cristo che dà la vita per noi.  Quindi un’opera che è una sintesi di spiritualità di cristianesimo e anche di bellezza anche se è in uno stile non tanto latino Mediterraneo quanto come le figure sono più nordiche però di una grossa intensità».

Don Pier Mosetti

Una breve intervista a don Pier Mosetti – che ha fatto anche l’operaio perché questa porta che doveva essere collocata in cattedrale ha una tonnellata di peso – chiarisce la genesi dell’idea di collocare la porta di Hldegard nella cattedrale di Grosseto: il vescovo Roncari aveva proposto di fare delle catechesi sull’idea e l’importanza della porta in relazione al Giubileo. Don Pier, avendo letto il libretto del vescovo Cetoloni sui portali della Verna fatti da questa scultrice, propose al vescovo l’idea di portarla giù a Grosseto proprio come collegamento tra gli 800 anni delle stigmate e il Giubileo: infatti, come abbiamo visto, da una parte della porta c’è tutta la storia di di San Francesco e dall’altra parte la storia di Gesù messa in parallelo. La porta del Giubileo rappresenta, infatti, la possibilità di incontrare il Signore…