Lettura continua della Bibbia. Atti: La Pentecoste (2,1-13)

La Pentecoste
Pentecoste di Duccio di Buoninsegna – Pubblico dominio,https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15883651

Il cap. 2 degli Atti degli Apostoli contiene:
– il racconto della Pentecoste (1-13);
– il primo discorso kerygmatico di Pietro (di primo annuncio della salvezza: 14-41);
– la prima descrizione sommaria della vita della comunità cristiana (42-47).

Tutto parte da lì.

La Pentecoste (2,1-13)

I credenti sono raccolti in un solo luogo, che come abbiamo visto è tradizionalmente identificato con il Cenacolo. Il dono dello Spirito si manifesta con qualcosa che non è descrivibile con parole, ma che si può rappresentare come un fragore… un forte vento… un fuoco… Impossibile uscire da queste approssimazioni. Lo Spirito non è afferrabile, né fisicamente né intellettualmente: come un soffio di vento che va e viene liberamente, nessuno lo può imprigionare. È la ruach divina, che nell’Antico Testamento è la forza creatrice che promana da Dio, ma che nella rivelazione neotestamentaria mostrerà la sua qualità di Persona.

Per ora ne vediamo gli effetti:

“… E si misero a parlare in lingue, come lo Spirito concedeva loro di esprimersi… (2,4)”. È la glossolalia, che avverrà anche nelle comunità paoline però in altra forma, con suoni inarticolati e parole strane che il parlante stesso non capisce. Solo un interprete, con un dono speciale, sarebbe in grado di tradurre quei suoni in parole intelligibili. Ma nella Pentecoste è diverso: qui tutti capiscono. Sono in tanti, di lingue diverse, eppure tutti intendono quello che dicono questi galilei piovuti a Gerusalemme (2,12-13). Ognuno sente il messaggio nella propria lingua.

Qui si comprende anche che cosa sia la fede. Si vedono le stesse cose (una particolare agitazione), si sentono gli stessi suoni (un fragore come di tempesta, una lingua che stranamente si comprende), ma si danno loro significati diversi.“Sono ubriachi…”. Guardano e non vedono, sentono e non intendono… Ma per chi apre il cuore, la Pentecoste diviene un miracolo di ascolto.

Lo Spirito di Pentecoste e lo spirito di Babele

Per chi ha il cuore aperto, la discesa dello Spirito di Dio a Gerusalemme diviene la risposta, l’antitesi e l’antidoto all’arroganza dello spirito dell’uomo a Babele (Genesi 11). Dove lo spirito dell’uomo ha spezzato l’unità e creato la disgregazione e l’incomunicabilità, lo Spirito di Dio ricompone l’unità e crea la comunione e la comprensione reciproca. Non lo fa omologando gli individui ad un modello unico quasi fossero cloni; lo fa rispettando le differenze come ricchezze reciprocamente donate. In una lettura rabbinica dell’episodio di Babele, infatti, il parlare una sola lingua era una costrizione dovuta ad un potere dittatoriale, un mezzo per dominare e schiacciare; Dio, confondendo le lingue, restituisce ai popoli le loro differenze, le loro originalità. La Pentecoste non fa parlare un’unica lingua, ma fa comprendere la lingua altrui…