
Il tono escatologico del discorso (il quinto nel vangelo di Matteo), che adesso verte sul ritorno glorioso, la Parousia del Figlio dell’uomo, si accentua con l’uso delle immagini del sole e della luna che si oscurano, delle stelle che cadono dal cielo (Is 13,10; 34,4). Sono simboli noti al linguaggio apocalittico, non necessariamente da prendesi alla lettera. Ma che accadrà realmente in quel giorno?
Ritorno di Cristo e giudizio di fatto coincidono, ma Matteo, per ragioni catechetiche, ne tratta separatamente.
Il segno del Figlio dell’uomo (24,29-44)

«Il segno del Figlio dell’uomo»: l’espressione contiene un genitivo che i grammatici chiamano epesegetico o di apposizione, ovvero esplicativo. Significa, infatti, «il segno che è il Figlio dell’uomo», quindi lui in persona che viene nella sua gloria, anche se il suo segno può essere la croce (l’ora della croce, appunto, è l’ora della gloria) Nessun indizio premonitore: solo la fine improvvisa, che però è il vero inizio.
Il cosmo intero partecipa col suo sconvolgimento predetto dai profeti. Il Figlio dell’uomo viene sulle nubi come predetto da Dn 7,13. Gli angeli lo accompagnano per radunare le genti. La tromba (Is 27,13; 1Ts 4,16), lo shofar del giubileo, è il segno della redenzione.
Quando il fico germoglia
Il fico ce lo insegna, sentinella dell’estate come il mandorlo lo è della primavera: quando il fico germoglia, l’estate è inevitabilmente vicina. Così, la venuta del Cristo è certa, anche se sembra tardare.
Come la distruzione del tempio avverrà prima che la generazione dei primi discepoli sia estinta, così ineluttabilmente accadranno le ultime cose di cui la distruzione del tempio è segno certo. Ogni momento è buono per la parousia. La virtù che più occorre è perciò la vigilanza. Nessuno sa quando verrà, come il diluvio sorprese la generazione dei tempi di Noè, come un ladro che viene nella notte. Una persona sarà salvata, l’altra sarà perduta. Siate pronti! (24,44).
L’ignoranza del Figlio
Sorprende, a questo punto, che Gesù proclami l’ignoranza del Figlio riguardo al giorno e all’ora della fine. Questa frase sembra fare il gioco degli antichi ariani e delle moderne sètte che negano l’uguaglianza di natura del Figlio col Padre. Ma questa ignoranza è solo funzionale: si riferisce al ruolo di Rivelatore che il Padre gli affida nei confronti dell’umanità. Il Padre non lo ha incaricato di svelare il momento della fine.
Gesù è venuto per salvare, non per soddisfare le curiosità delle aspettative millenaristiche. All’uomo non farebbe bene conoscere anticipatamente il momento della sua fine: l’attesa deve essere vigile.