La seconda parabola del gruppo delle tre narrate da Gesù in merito ai capi di Israele, la parabola dei vignaioli omicidi, ha un carattere maggiormente paradossale.
È inverosimile che dei contadini possano ribellarsi al padrone della vigna al punto non solo di rifiutargliene i frutti, ma anche di uccidere i suoi inviati e persino il figlio per appropriarsi dell’eredità.
Infatti la situazione è quella, storica, del popolo di Israele: i custodi del popolo di Dio hanno perseguitato e ucciso prima i profeti e infine il Figlio, perciò il Signore li respingerà e darà la vigna ad altri perché la facciano fruttificare.
Profezia ex eventu
Matteo corregge la narrazione di Marco 12,8 quanto alla tempistica dell’azione: mentre Marco dice che i vignaioli uccisero il Figlio e lo buttarono fuori della vigna, Matteo (seguito da Luca) inverte i tempi: lo buttarono fuori della vigna e lo uccisero. In questo modo, adatta con maggior precisione la profezia agli eventi: Gesù infatti fu condotto fuori della città e ucciso. Si parla, in casi come questo, di profezie ex eventu, cioè riformulate a seguito dell’evento. La forma di Marco, invece, dimostra di precedere l’evento, perché i fatti non andarono precisamente così; rispecchia maggiormente il parlare storico di Gesù.
La pietra scartata
Nella parabola dei vignaioli omicidi si profila la sorte del Figlio, una sorte di rifiuto e di morte. Più completo è il modello di annuncio di Passione – Morte – Resurrezione rappresentato dalla pietra scartata. Pur essendo semplice come immagine, infatti, la pietra scartata e divenuta testata d’angolo annuncia anche la futura glorificazione. Il Cristo, Figlio, pietra scartata dai costruttori, raccolta dal Signore, diviene, meravigliosamente, la chiave di volta di tutto l’edificio (Sal 118,22-23), ma sarà anche la fine di coloro che la rifiutano.