La morte di Gesù. Omelia di don Enzo Greco per il Venerdì Santo

Crocifissione di Andrea della Robbia. La Verna, cappella delle Stigmate. Fonto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/terracotterobbiane-seq.php?idimg=3539

Proseguiamo la lettura dell’omelia di don Enzo Greco: la morte di Gesù. Una meditazione molto forte degli anni Novanta. La prima parte QUI.

Uomini della giustizia

Murale in memoria di mons. O. Romero. Di MARVIN SOLIS, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=42930803

Secondo spunto di riflessione: la morte in croce di Cristo è un evento di morte innocente, morto a causa dell’ingiustizia. Certo, c’è anche questo aspetto: Cristo è morto in croce, è morto per invidia, dice il vangelo. È morto a causa di un processo di forza e di una ingiustizia; tutti coloro che muoiono a causa dell’ingiustizia, trovano una maggiore identificazione in Cristo. Signore Gesù ti preghiamo per coloro i quali sono perseguitati a causa della giustizia, per coloro che subiscono la passione di essere presenti nella società e che a causa della giustizia hanno pagato con la propria vita, come l’arcivescovo di El Salvador che aveva il difetto di parlare troppo chiaro durante le omelie; gli spararono durante la Messa nella sua cattedrale e fu ucciso sul colpo.

Penso ai tanti personaggi che in tutte le parti del mondo vivono dove esiste ancora la barbarie nell’umanità; penso alla Jugoslavia, donne violentate, bambini uccisi.

Cristo, la sua croce, è la presenza che dà senso a questa sofferenza dell’umanità, ma Cristo è venuto per sconfiggerla… noi uomini siamo ancora cattivi. La causa della giustizia sia per noi una causa che ci invita a pagare di persona le scelte che vogliamo fare cioè ad essere uomini non del compromesso, ma uomini della giustizia; uomini che sanno pagare per questo.

Ricordo in quante occasioni abbiamo questi splendidi esempi di gente che muore per la giustizia, la giustizia sociale, la pace. Anche il nostro papa Giovanni Paolo II ha subito nell’81 l’attentato, volevano ucciderlo, una voce profetica che stava per essere stroncata e la cui fine il Signore ha scongiurato.

Uomini della verità

Tutti noi dobbiamo essere uomini della verità. Cristo crocifisso è crocifisso per l’ingiustizia, per tutte le cause di ingiustizia. Quante situazioni di ingiustizia: in tutto il mondo, in Italia, in Europa. La nostra Chiesa deve diventare non Chiesa del silenzio, ma Chiesa della denuncia, anche a Follonica quante ingiustizie impunite! Anche a Follonica – quante volte ve l’ho detto durante la predica – tante situazioni, tante prepotenze, tanto denaro sporco. Signore Gesù, le nostre Chiese siano libere, lungi da noi queste situazioni di ingiustizia, questi silenzi complici: penso alla droga che uccide i giovani, gli spacciatori che a Follonica circolano, hanno investito i soldi, si sa dove sono, ma non esiste nessuna punizione.

Quante situazioni di ingiustizia legate alla speculazione, alle case, al lavoro, ai terreni, al denaro ottenuto sottobanco. Signore, insegnaci piuttosto a morire in croce, nella croce della diffamazione che viene svolta nei confronti della Chiesa, piuttosto che negare la verità, anche qui a Follonica. Bisogna prepotentemente richiamare al fatto che la strada della croce è una strada che dobbiamo affrontare insieme, dobbiamo essere uomini della verità, anche qua a Follonica bisogna essere Chiesa che parla e non Chiesa del silenzio! Tante cose io le ho dette e le sto pagando, ma per questo sono molto contento; dirò sempre, quando capiterà, le cose come stanno, anche quando queste cose sono  spiacevoli.

A causa del peccato

Crocifisso di Dalvador Dalì (1951).  Fonte immagine: https://www.wikiart.org/es/salvador-dali/cristo-de-san-juan-de-la-cruz-1951

Il terzo spunto di riflessione è un evento che è ancora più profondo: Cristo è morto a causa del peccato. Il peccato riguarda tutti gli uomini e l’ingiustizia che facciamo nei confronti di Dio, a incominciare da me, da ciascuno di voi: è l’assenza di Dio.

Cristo è morto per noi, siamo tutti peccatori, tutti rinnegatori di Dio. Il peccato non è tanto lo sbaglio, il peccato è l’origine profonda, è l’assenza della grazia di Dio in noi, quella grazia di Dio che noi ricerchiamo, quell’unione profonda con Dio che è stata attuata nel Battesimo e che dobbiamo continuamente vivere dentro di noi.

Cristo in cielo vive ancora oggi i segni della crocifissione: la morte in croce di Cristo. Stasera ciascuno di noi vede il proprio peccato. Signore Gesù, il mio peccato continua ad ucciderti, le tue piaghe ancora bruciano a causa del mio peccato. Il peccato al singolare è la lontananza da Dio, la nostra vita è senza Dio; Signore, tu sei venuto a salvarci, tu sei morto principalmente per questo, per il peccato, a causa del peccato: ecco che oggi è una giornata profondamente penitenziale.

La strada della confessione

Anche domani, che è il prolungamento del Venerdì Santo, ritroviamo la strada della confessione, Signore Gesù, ti chiediamo perdono: ogni piaga del tuo corpo è un mio peccato, la lontananza da Dio. Quando Gesù dice: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, prova l’abbandono di Dio al posto nostro. Noi dobbiamo avere Dio dentro di noi, Cristo ha patito, ha sofferto ed è morto per questo. La sua crocifissione: questo sacrificio che si perpetua nell’Eucaristia “offerto in sacrificio per voi”.

Ciascuno di noi si ritrova in questo sacrificio. Stasera nella propria panca in questo solennissimo giorno del Venerdì Santo, pianga, piangiamo il nostro peccato, la nostra assenza di Dio che si traduce nei peccati dell’egoismo, della mancanza di amore, perché Dio non c’è nella nostra vita: lo abbiamo ucciso con il peccato. Eppure, con leggerezza prendiamo una religione che costa niente, che costa due spiccioli; una religione di comodo. Cristo per meritarci la grazia , ha dato fino all’ultima goccia del suo sangue, perché noi fossimo salvi e redenti.

Stasera, di fronte alla considerazione di Cristo morto in croce, noi diciamo per la nostra salvezza: “Signore Gesù, io sono un religioso tiepido, sono uno che si contenta di non ammazzare e di non rubare e intanto tu per me sei morto , perché Dio è morto in me; Lui è morto quando io non ho la tua grazia, quando non mangio più il tuo pane eucaristico, quando non ascolto la tua Parola, quando non prego, quando non vivo la carità, quando vivo secondo la mia logica, quando vivo secondo il mio modo di pensare, tu Cristo sei morto per me”.

Riflessioni

Crocifissione di Giotto – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=151720

Stasera, al termine di questa celebrazione noi baceremo il Crocifisso, come è previsto dalla liturgia. Le lacrime che scorreranno dai nostri occhi dovranno essere lacrime di proposito, di conversione a Cristo, di conversione totale, abbiamo bisogno di ritornare tutti a Lui. Allora, infine vorrei proporvi queste modestissime, disordinate riflessioni, vedendo insieme le attualizzazioni per la nostra vita: partendo dal senso della sofferenza.

Il senso della sofferenza

Noi dobbiamo considerare gli ammalati, gli ultimi; amare gli ammalati in casa, accudirli; siano per noi i privilegiati, non siano abbandonati… Spesso questi ammalati vengono abbandonati nelle case di riposo, anche quando si potrebbero tenere. Quante persone sofferenti! Dobbiamo essere loro vicini con la parola della fede, con la parola della vita.

Senza compromessi

Seconda riflessione: vivere da cristiani con Cristo crocifisso, significa soffrire a causa della giustizia. Ora parlo qui della giustizia umana: una Chiesa che sa impegnarsi in politica con la P maiuscola, non nei partiti fra cui ognuno sceglie il suo; impegnarsi in una politica nuova, che non significa far carriera, ma nella politica che è servizio a causa della giustizia.

… Sogno una Chiesa libera, dei cristiani maturi che nei sindacati, nei partiti politici, nelle amministrazioni, paghino a causa della giustizia.

Niente cordate, niente gruppi che curano interessi di chicchessia, ma si deve fare tutto alla luce del sole per la giustizia, l’onestà: niente scambio commerciale. Una Chiesa e una parrocchia che non accetta compromessi, per cui non c’è nessuna famiglia che conta per la parrocchia, né potenti, né impotenti: siamo tutti uguali. La chiesa di San Leopoldo apre le porte a tutti e ognuno conta come cristiano. La Chiesa e i cristiani che sono impegnati a portare il vangelo e ad abbattere il peccato, questo conta.

Finché nella nostra parrocchia si bestemmia il nome di Dio, finché non si viene in chiesa, o non ci si confessa più, finché non si partecipa alla Messa, Signore Gesù, tu sei il crocifisso. Si accetta più volentieri una semplice benedizione delle case che non costa nulla per mettersi a posto la coscienza e si accetta di battezzare i bambini per portarli alla comunione e cresima, ma, Signore Gesù, in quella casa Dio è lontano perché si bestemmia, perché il sacramento è solo un piccolo ricordo, una festa, perché non si sente più il desiderio di accostarci a Te. Signore Gesù, che il vangelo sia portato a Follonica, che i missionari e i cristiani impegnati non si vergognino di bussare alle porte della nostra parrocchia e ad annunciare il vangelo.

Non vi vergognate…

Carissimi della parrocchia, voi che siete andati nelle case, non vi vergognate; portate il segno della croce, anche del disprezzo, ma gridate a tutti che Cristo ci ha salvati. Coloro che combattono il male dentro di sé, che vivono nelle situazioni più strane dal punto di vista morale, sappiano che Gesù è con loro se portano la croce del combattimento dentro di loro. Quante sofferenze!

“Padre, non ho il coraggio di confessarmi, sono molti anni, porto un rospo dentro, porto qualcosa di brutto dentro, sono combattuto tra il bene e il male”: bene, Gesù sta dalla tua parte, dalla parte della tua sofferenza morale. Vieni a confessarti, troverai il caldo abbraccio della misericordia di Dio. Vieni, figlio! Non credere di esser solo, Dio non ti ha abbandonato. Gesù sta dalla tua parte, Gesù dalla sua croce contempla il tuo dramma interiore. Qualcuno dice che la vita è uno schifo, la vita è una delusione: “basta, sono stanco”. Bene, non ti scoraggiare, Gesù è con te. Vieni! Vieni alla sua salvezza.

Il segno della croce

Il Trigramma IHS sulla casa natale di San Bernardino a Massa Marittima. Fonte immagine: https://www.turismomassamarittima.it/il-palazzo-albizzeschi/

Infine, la società ha bisogno del segno della croce; vediamo che in Italia c’è bisogno di ritornare a Gesù Cristo, a Gesù Cristo vero, senza altri stemmi politici, senza altre realtà. Ritornare a Gesù segno della croce. In Italia c’è bisogno di pace, l’Italia ha radici cristiane, ma si sono disseccate quelle radici, però la croce e i muri delle nostre chiese gridano che noi siamo un popolo che viene dal cristianesimo. San Bernardino da Siena fece scolpire la croce sulle porte della città, quando le città erano in lizza tra loro. Pace, come si dice nella leggenda di Costantino: “in questo segno tu vincerai”: la croce. Riportiamo la croce di Cristo, il vangelo nelle nostre case e fermiamoci tutti quanti.

La società uccide Cristo, odia Cristo, quando si uccide la vita sin dal grembo materno, quando si uccide la vita credendo di fare omaggio alla vita attraverso l’aborto, attraverso gli omicidi, gli attentati, i sequestri di persona, si profila anche l’eutanasia. Cristo salverà il nostro popolo, salverà la nostra cara Italia, desideriamo una società non violenta; Signore Gesù, tu in croce hai perdonato “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Nessuno di noi stasera in questa celebrazione, ha diritto a odiare qualcuno, neppure il nemico più acerrimo.

“Dov’è odio, che io porti amore”: solo così avremo capito il Cristo crocifisso perché è l’amore che fa la storia, non l’odio; l’amore che fa la storia nei rapporti di tutti i giorni, l’amore e il dono completo di sé stessi. Preghiamo perché tutti noi sacerdoti insieme ai cristiani comprendiamo il sacrificio di Cristo e che l’amore e la donazione di se stessi fino in fondo, scrive la storia di una umanità nuova di salvati.