Tempo di guerra. La mobilitazione e i “referendum”

Prigionieri ucraini liberati.
Di Ssu.gov.ua, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=123247457

Momenti salienti di questa fase della guerra sono la mobilitazione proclamata da Putin e i cosiddetti referendum indetti dai filorussi nei territori occupati.

La mobilitazione nella Federazione russa

Intelligence del Ministero della Difesa britannico: «La mobilitazione annunciata dalla Russia è di fatto un’ammissione del fatto che la Federazione ha esaurito le scorte di volontari disposti a combattere in Ucraina. È probabile che la Russia debba lottare con le sfide logistiche e amministrative legate al radicamento dei 300.000 effettivi. Probabilmente cercherà di allestire nuove formazioni con molte di queste truppe, che difficilmente saranno efficaci in combattimento per mesi. Anche questa mobilitazione limitata sarà probabilmente molto impopolare presso una parte della popolazione russa. Putin sta accettando un considerevole rischio politico nella speranza di generare la necessaria potenza di combattimento».

Kirghizistan

Le autorità kirghise e uzbeke hanno avvertito i propri cittadini, molti dei quali lavorano in Russia, che andrebbero incontro a serie conseguenze, e alla reclusione fino a 10 anni, nel caso in cui dovessero arruolarsi nelle forze armate russe e combattere in Ucraina. L’ambasciata del Kirghizistan (stato indipendente membro dell’Onu, come pure l’Uzbekistan) ha pubblicato un comunicato in cui sottolinea che ogni forma di partecipazione ad attività militari nel territorio di uno Stato straniero è considerata attività mercenaria ed è punita con la reclusione fino a 10 anni.

Uzbekistan

Anche la procura generale dell’Uzbekistan ha rimarcato che chi si arruola in eserciti stranieri rischia fino a 10 anni di reclusione. Inoltre, il Consiglio musulmano dell’Uzbekistan ha vietato ai fedeli di arruolarsi nell’esercito russo per combattere in Ucraina con il pretesto di una jihad. Ai musulmani è permesso di combattere in azioni militari solo per difendere il proprio paese, afferma il Consiglio musulmano uzbeko.  Un video circolato sui social mostra due soldati uzbeki catturati dagli ucraini, che hanno detto di essere stati reclutati a Mosca.

Daghestan

Notizie di proteste contro la mobilitazione dei riservisti sono date dal Guardian. Due video arrivano dalla repubblica russa del Daghestan, nella regione del Caucaso. Uno mostra una colonna di auto che blocca per protesta una superstrada a Babaiurt, l’altro un acceso scambio fra un gruppo di uomini e una funzionaria dell’ufficio di reclutamento. Quando la donna dichiara che bisogna combattere per difendere il futuro, un uomo ribatte: «Non abbiamo nemmeno un presente, di che futuro parli?». 

Appello ai russi

Appello di Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ai «russi arruolati con la forza che non desiderano morire ignominiosamente in un Paese straniero»: «Arrenditi alla prima opportunità. L’Ucraina garantirà la tua vita e un trattamento dignitoso. Secondo la Convenzione di Ginevra, non sarai estradato in Russia, a meno che tu non lo desideri». 

Reazioni estere

Secondo il ministro della Difesa britannico Ben Wallace, il discorso del presidente russo Vladimir Putin mostra che l’invasione russa dell’Ucraina sta fallendo: «Nessuna quantità di minacce o propaganda può nascondere il fatto che l’Ucraina sta vincendo questa guerra, che la comunità internazionale è unita e che la Russia sta diventando un’emarginata globale».

L’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato: «L’annuncio di Putin di referendum fasulli, di una mobilitazione militare parziale e il ricatto nucleare sono una grave escalation. Minacciare con armi nucleari è inaccettabile e un vero pericolo per tutti. La comunità internazionale deve unirsi per prevenire tali azioni. La pace nel mondo è in pericolo».

All’assemblea generale dell’Onu ha preso una chiara posizione il premier giapponese Fumio Kishidanel: l’invasione russa dell’Ucraina «non avrebbe mai dovuto essere tollerata» e «calpesta la filosofia della carta dell’Onu».

Riguardo alla situazione Russia – Ucraina, è intervenuto anche papa Francesco: «Vorrei fare presente una terribile situazione della martoriata Ucraina. Il card. Krajewski è andato lì per la quarta volta, ieri mi ha telefonato e sta prendendo tempo, lì, aiutando nella zona di Odessa e nelle vicinanze. Mi ha raccontato il dolore di questo popolo, le malvagità, le mostruosità, i cadaveri torturati che trovano. Uniamoci a questo popolo così nobile e martire». Poi ha definito il pensare alle armi nucleari «una pazzia».

Arresti

Almeno 1386 manifestanti pacifici, che avevano preso parte alle proteste contro la richiesta del presidente russo Putin di mobilitare ulteriori truppe per la guerra in Ucraina, sono stati arrestati dalle autorità russe. Il vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, Denis Krivosheev, ha commentato:

«Ogni persona ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni e di protestare, anche nei confronti dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Tutti coloro che sono stati arrestati solo per aver manifestato pacificamente contro la mobilitazione e contro la guerra devono essere scarcerati immediatamente e incondizionatamente e la repressione contro le voci dissidenti russe deve cessare. Mentre il presidente Putin cerca di aumentare il numero dei soldati per proseguire l’invasione dell’Ucraina, migliaia di persone in Russia protestano pacificamente contro la mobilitazione e la guerra. Lo fanno malgrado la forte repressione nei confronti dei loro diritti alla libertà di espressione e di manifestazione, grazie anche a nuove leggi che criminalizzano ogni attività contraria alla guerra. La comunità internazionale deve raddoppiare gli sforzi affinché sia posta fine all’aggressione della Russia contro l’Ucraina, anche sostenendo coloro che stanno protestando pacificamente contro l’invasione o esprimono obiezione di coscienza rispetto alla partecipazione alla guerra». 

La guerra e la triade nucleare

Il ministro della Difesa russa, Serghei Shoigu, per la prima volta ha abbandonato pubblicamente il termine «operazione speciale in Ucraina» per parlare di vera e propria «guerra contro l’Occidente». Ha anche parlato per la prima volta di possibile uso della triade nucleare che Mosca ha a disposizione, a differenza di altri Paesi che pur dispongono di arsenali nucleari. Queste armi si dividono in «strategiche» e «tattiche». Le testate “strategiche” sono quelle più potenti, installate sui missili intercontinentali, capaci di sprigionare un’energia di centinaia o migliaia di chilotoni. L’uso di queste armi da parte della Russia scatenerebbe la pronta reazione degli Stati Uniti con una risposta equivalente.

La triade nucleare è composta da missili con base a terra che possono colpire obiettivi a lunga distanza, missili lanciati da sottomarini e bombe nucleari lanciate da aerei. L’uso di queste armi presuppone l’uso di missili balistici, sottomarini nucleari e bombardieri strategici.

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha dichiarato: «Si terranno referendum e le repubbliche del Donbass e altri territori saranno annessi alla Russia. La protezione di tutti i territori che hanno aderito sarà significativamente rafforzata dalle Forze Armate russe. La Russia ha annunciato che non solo le capacità di mobilitazione, ma anche qualsiasi arma russa, comprese le armi nucleari strategiche e le armi basate su nuovi principi, potranno essere utilizzate per tale protezione. L’ipersonico è in grado di raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto più velocemente».

Armiamoci e partite. Scherzo al figlio di Peskov

Dmitry Nizovtsev, membro della Fondazione anticorruzione, la ong dell’oppositore del Cremlino Alexei Navalny, si è finto un impiegato dell’ufficio di arruolamento e ha chiamato il figlio di Dimitri Peskov, dicendogli di presentarsi il giorno dopo alle 10 per la visita medica da svolgersi prima di essere inseriti tra i 300mila riservisti mobilitati dal presidente russo. Nikolay Peskov, che avendo 32 anni è in età di arruolamento, dopo aver esitato, si è schermito: «Risolverò la cosa ad un più alto livello…». Non risponderà quindi alla mobilitazione annunciata dal presidente russo Vladimir Putin. Almeno così lascia intendere il figlio del portavoce del Cremlino, nella risposta data ad uno scherzo telefonico.

Un oligarga vale 200 combattenti

Rilasciati dai russi il comandante dell’Azov Redis e il vice Kalina

Nell’ultimo scambio di prigionieri con la Russia, Mosca ha liberato, tra gli altri combattenti ucraini, anche cinque comandanti del battaglione Azov che ha difeso la città di Mariupol. Il presidente ucraino Zelensky afferma che resteranno «in condizioni confortevoli in Turchia fino alla fine della guerra e potranno vedere le loro famiglie». Ha anche ringraziato il presidente turco, Recep Tayyip Erdoan, «per il suo ruolo nello scambio di prigionieri tra Ucraina e Russia». 

Il video QUI.

Proseguendo, il presidente Volodymyr Zelensky commenta: «Abbiamo scambiato un fan della Russia con oltre 200 soldati. Non è un peccato dare Victor Medvedchuk [oligarca ucraino filorusso] in cambio di veri guerrieri: ha già fornito all’Ucraina tutto ciò che è necessario per stabilire la verità nei procedimenti penali in corso su di lui. All’inizio, ci è stato offerto di restituire 50 dei nostri in cambio di uno solo di quelli che si trovavano nel centro di detenzione preventiva del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (Medvedchuk). Abbiamo parlato, insistito, il numero di 50 è cresciuto fino a 200 …». 

Così, anche i leader del battaglione Azov che per settimane hanno difeso l’acciaieria Azovstal di Mariupol –  il comandante Denis Prokopenko «Redis» e il suo vice Svyatoslav Palamar «Kalina» – sono tra i prigionieri rilasciati dalla Russia, come pure il comandante della 36ma brigata marina, il maggiore Sergei Volyn.

Referendum

Secondo i servizi segreti ucraini, che riferiscono di aver intercettato documenti al riguardo, i russi fanno votare anche i minori a partire dai 13 anni di età nel referendum appena iniziato nella regione di Donetsk sull’annessione alla Russia. «Al fine di rafforzare il controllo sull’affluenza alle urne, i minori devono essere accompagnati ai seggi elettorali dai loro genitori, tutori o rappresentanti delle cosiddette case dei bambini». 

Il Consiglio d’Europa rigetta i cosiddetti referendum nei territori occupati dell’Ucraina. La  segretaria generale dell’organizzazione, Marija Pejcinovic Buric, li definisce «una presa in giro della democrazia» e spiega: «Tali “referendum”, tenuti sotto la minaccia delle armi dalle forze di occupazione e in spregio ai principi democratici fondamentali, non possono essere né accettati né riconosciuti».

Anche la Cina ha criticato le consultazioni. Pechino ha chiesto il rispetto del principio dell’integrità territoriale degli Stati. 

Con tutto ciò, nelle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sono iniziati oggi i «referendum» sull’annessione alla Federazione Russa. Si concluderanno il 27 settembre. Scopo del Cremlino è poter considerare qualsiasi ulteriore tentativo di Kiev di riconquistare i territori perduti come un attacco diretto alla Russia, con quel che ne consegue,.

Il governatore ucraino in esilio di Lugansk Sergey Gaidai riferisce: «Gli occupanti russi hanno organizzato gruppi armati per circondare le abitazioni e costringere le persone a partecipare al cosiddetto “referendum”. I cittadini sono stati minacciati: “coloro che non parteciperanno alla votazione verranno automaticamente licenziati dal lavoro”. Le autorità hanno vietato alla popolazione locale di lasciare la città tra il 23 e il 27 settembre (date in cui si tiene il referendum di annessione alla Russia)».

Vittime

Gli investigatori dell’Onu in Ucraina hanno documento una vasta gamma di crimini contro i minori, inclusi casi di bambini «stuprati, torturati e confinati illegalmente». Lo ha detto il capo della Commissione d’inchiesta Erik Mose al Consiglio dei diritti umani a Ginevra. «Nei casi su cui abbiamo indagato, l’età delle vittime di violenza sessuale e di genere va dai 4 agli 82 anni. Ci sono stati episodi in cui i parenti sono stati obbligati ad assistere ai crimini» commessi sui loro cari.