Lettura continua della Bibbia. I discorsi degli Atti e la metodologia storica di Luca

La metodologia storica
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Si pensi che un terzo degli Atti è rappresentato da discorsi, circa 300 versetti su un totale di circa 1.000:

  • 3 discorsi kerigmatici, di Pietro
  • 3 discorsi missionari, di Paolo (cap. 13; 17; 20)
  • Altri 3 discorsi, apologetici, di Paolo (cap. 22; 24; 26)
  • Il discorso di Stefano…

Nei primi capitoli, in particolare, si incontrano nove discorsi, pari addirittura alla metà del testo. Sono sviluppati in una forma tipicamente lucana, su un nucleo prelucano autentico.

Dei discorsi degli Atti, e in generale della ricerca di Luca sulla base di testimonianze oculari, si può dire quanto scrisse Tucidide, il padre della storiografia “scientifica”, nella Introduzione alla Guerra del Peloponneso (n. 22):

La metodologia storica di Tucidide

Per quanto concerne i discorsi pronunciati da ciascun oratore, quando la guerra era imminente o già infuriava, era impresa critica riprodurne a memoria, con precisione e completezza, i rispettivi contenuti; per me, di quanti avevo personalmente udito, e per gli altri che da luoghi diversi me ne riferivano.

Questo metodo ho seguito riscrivendo i discorsi: riprodurre il linguaggio con cui i singoli personaggi, a parer mio avrebbero espresso nelle contingenze che via via si susseguivano i provvedimenti ritenuti ogni volta più opportuni. Ho impiegato il massimo scrupolo nel mantenermi il più possibile aderente al senso complessivo dei discorsi effettivamente declamati.

Ho ritenuto mio dovere descrivere le azioni compiute in questa guerra non sulla base di elementi d’informazione ricevuti dal primo che incontrassi per via; né come paresse a me, con un’approssimazione arbitraria, ma analizzando con infinita cura e precisione, naturalmente nei confini del possibile, ogni particolare dei fatti cui avessi di persona assistito, o che altri mi avessero riportato.

Laboriosa e complessa indagine: poiché le memorie di quanti intervennero in una stessa azione, non coincidono mai sulle medesime circostanze e sfumature di quella. Da qui resoconti diversi, a seconda della individuale capacità di ricordo o delle soggettive propensioni. Il tono severo della mia storia, mai indulgente al fiabesco, suonerà forse scabro all’orecchio: basterà che stimino la mia opera feconda quanti vogliono scrutare e penetrare la verità delle vicende passate e di quelle che nel tempo futuro, per le leggi immanenti al mondo umano, s’attueranno di simili, o perfino d’identiche. Possesso per l’eternità è la mia storia, non composta per la lode, immediata e subito spenta, espressa dall’ascolto pubblico.