Lettura continua della Bibbia. La manna e il cammino quotidiano

Il dono della manna. Il Bacchiacca (1540-1555) – Ma che strani animali… Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=327713

La manna accompagna Israele in tutto il cammino nel deserto. Abbiamo già visto, nel libro dell’Esodo (capitolo 16), questo fenomeno provvidenziale che sfamerà il popolo per 40 anni. Ma a Israele la manna era già venuta a noia…

11 7La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. 8Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l’olio. 9Quando di notte cadeva la rugiada sull’accampamento, cadeva anche la manna.

La manna e altri fenomeni provvidenziali

Dio assiste il suo popolo con molti prodigi, ma non è necessario che parliamo di miracoli come stravolgimenti continui delle leggi della natura. Il miracolo è una cosa da ammirare, ma non è detto che sia un fenomeno di carattere soprannaturale. Possiamo parlare, piuttosto, di Provvidenza, perché anche nel caso degli eventi del deserto, come per le “piaghe” d’Egitto, si riscontra l’esistenza di fenomeni naturali con cui sono identificabili. La manna, ad esempio: è la secrezione mielosa prodotta dalla tamarix mannifera; quando la stagione è al culmine se ne può raccogliere anche un chilo a testa al giorno.

Una produzione simile, ma con altra dinamica e in altro ambiente geografico, deriva dalla raccolta di resina del Fraxinus Ornus od Orniello. La menziono solo perché tale produzione, in tutta Europa, avviene ancora solo in Sicilia; è importante perché da tale resina si produce la mannite, tuttora largamente usata in farmacia. Nei libri seicenteschi delle spese del convento della Verna, per quanto riguarda la spezieria che era in buona parte autonoma, si notano ripetuti acquisti di «manna di Maremma», prodotta da frassini che allignavano ad altitudini ben diverse da quella del «Crudo sasso intra Tevero e Arno».

Ipotesi

Altra ipotesi proposta è quella che spiega il fenomeno della manna con un piccolo lichene, la  Lecanora  esculenta, diffusa sui monti dell’Asia Minore, che, una volta essiccata sulla pianta in forma di scaglie bianche, viene sollevata dal vento a grandi altezze. Quando il vento cessa, il lichene ricade sulla terra come una vera e propria pioggia, provvidenziale per i popoli nomadi. È usata ancora oggi come alimento dai Tatari, che vi preparano un pane.

Anche lo sgorgare dell’acqua dalla roccia può essere spiegato con la natura molle e porosa delle rocce calcaree, capaci di trattenere l’acqua delle rare piogge nel deserto. Le quaglie, poi, sono di passo, in grandi stormi, nella penisola sinaitica. Nella narrazione degli eventi dell’esodo, gli agiografi passano sopra le cause seconde, quelle naturali; tutto viene riconosciuto dipendente dalla volontà di Dio, causa prima di ogni essere e di ogni dono. Tutto quanto è accaduto nel deserto viene visto in rapporto alla storia della salvezza.

Si può discutere sul fatto che simili fenomeni naturali non hanno nella realtà storica quella consistenza che i narratori biblici attribuiscono loro: come poteva la manna cadere ininterrottamente per 40 anni (tranne che il sabato) e sostentare un popolo presentato come così numeroso? Il fatto è che il cammino di Israele nel deserto ha, nella narrazione biblica, un accento epico, e l’epopea ha la caratteristica di trasfigurare gli eventi in toni iperbolici…

La manna e la cura quotidiana

Qualunque ne sia la causa diretta e la modalità di produzione, la manna rimane un modo di sostentare il cammino di Israele nel deserto. Avere sempre a disposizione un mezzo di sostentamento quotidiano non sembra abbastanza… È questo, direi, che fa riflettere. Invece di essere grati per il bene che ci viene ogni giorno, andiamo in cerca di cose più grandi, e che frustrazione se queste non ci toccano! Magari, come antidoto, si potrebbe tenere presente questo piccolo salmo 131:

1 Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.
Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l’anima mia.

Speri Israele nel Signore,
ora e sempre.