Il libro di Giobbe appartiene ad un gruppo particolare di testi biblici, quelli che costituiscono la Letteratura sapienziale. Insieme ad altri testi abbastanza recenti, i sapienziali fanno parte della terza sezione dell’Antico Testamento, gli Scritti.
Gli Scritti
La terza ed ultima parte di cui si compone l’Antico Testamento è piuttosto eterogenea, tanto che gli ebrei la denominarono semplicemente Kethuvîm = Scritti (talvolta Salmi, dal gruppo di testi più usati liturgicamente). Sette di questi libri (Tobia, Giuditta, 1 Maccabei, 2 Maccabei, Sapienza, Siracide, Baruc), assai tardivi e conservati solo in greco, non furono inclusi nel Canone ebraico dai rabbini palestinesi, mentre furono trasmessi nella tradizione greca dei giudei della diaspora e di lì passarono alla Chiesa cristiana. Vennero denominati da alcuni Padri Antilegomena, in quanto oggetto di qualche discussione: non tutti erano d’accordo sulla loro canonicità. In età moderna furono poco felicemente definiti Deuterocanonici (= appartenenti ad un secondo Canone), dando l’idea – sbagliata – che fossero stati aggiunti al Canone dalla Chiesa solo in un secondo tempo. Vi erano invece già presenti, anche se con qualche controversia.
Di tutto questo complesso di scritti (in corsivo i libri provenienti dalla tradizione greca),
- alcuni si presentano come narrazioni storiche (1 e 2 Cronache – Esdra e Neemia – 1 Maccabei e 2 Maccabei),
- altri come racconti edificanti (Rut, Ester, Tobia, Giuditta),
- uno come opera di un sapiente e veggente (Daniele),
- altri infine come testi poetici di vario genere (Salmi, Lamentazioni, Cantico dei Cantici; Giobbe, Qohelet; Proverbi, Baruc, Siracide, Sapienza).
La letteratura sapienziale
La sapienza popolare rappresenta un fenomeno proprio di tutti i tempi e di tutti i popoli, con la differenza che nel mondo occidentale, in cui sono prevalse la filosofia e le scienze, essa è rimasta allo stadio della trasmissione orale di proverbi e detti, mentre nell’antico Oriente, a cominciare dall’Egitto e dalla Mesopotamia, ha dato luogo ad una vera e propria letteratura.
Nel terzo millennio troviamo il testo più antico, dovuto ai Sumeri: le Istruzioni di Shuruppak, in cui un re o uno scriba trasmettono al figlio le istruzioni cui attenersi per riuscire bene nella vita. In Egitto, ancora nel terzo millennio, troviamo le Istruzioni del vizir Ptah-Hotep al figlio, altre Istruzioni nel secondo millennio; fra il 1000 e il 600 a.C., le Istruzioni dello scriba Amenemope al figlio.
Testi sapienziali più strutturati, sul senso della vita, della sofferenza e della morte, sono in Egitto la Disputa sul suicidio tra un disperato e la sua anima (fine terzo millennio), la Novella del contadino eloquente che reclama giustizia e la Satira dei mestieri; in Mesopotamia, la favola del tamarisco e della palma (1700-1600 a.C.), il monologo Ludlul bel Nemeqi (che significa Voglio celebrare il Signore della Sapienza), con un protagonista analogo a Giobbe, databile al 1500-1200 a.C., e il Dialogo pessimistico fra un padrone e il suo servo (circa 100 a.C.). Nel primo millennio deve essere segnalata anche l’opera di Esiodo, Le opere e i giorni, (VIII secolo a.C.), poema didattico sul valore del lavoro, e, per l’area che ci interessa, in aramaico, il romanzo di Achiqar (6°-5° secolo a.C.), ministro di Sennacherib fatto destituire dal nipote da lui educato e poi tornato al primitivo onore dopo aver castigato quest’ultimo.
La Sapienza biblica
La Sapienza biblica presenta molti paralleli con questo filone letterario, nel cui stesso contesto culturale si è formata. Nella Bibbia ebraica i termini che esprimono il concetto di sapienza o saggezza, e di sapiente o saggio, sono Chokmah e Chakam, tradotti in greco con Sofia e Sofos, in latino con Sapientia e Sapiens), e vi compaiono ben 318 volte, soprattutto in Giobbe, Proverbi, Qohelet, cui devono essere aggiunti i frammenti ebraici del Siracide e il testo greco dell’altro grande scritto sapienziale deuterocanonico, la Sapienza. Il termine Sapienza è spesso usato in binomio con altri vocaboli simili:
- sapienza e conoscenza (da‘at, in greco gnosis),
- sapienza e intelligenza (bînah o tevûnah, greco sunesis)
- sapienza ed educazione (mûsar, greco paideia).
Altri vocaboli propri della terminologia sapienziale:
- prudenza (‛ormah )
- assennatezza (mezimah)
- consiglio e perspicacia (‛ezah)
- abilità (tûshijah)
- fortezza (ghevûrah)
Questo complesso di virtù, che fanno la maturità dell’uomo, si acquisisce attraverso un’educazione progressiva, che porta soprattutto ad una comprensione profonda della vita e, attraverso questa, al saper vivere. Quindi la sapienza è rivolta agli ingenui, alle persone semplici che potrebbero essere influenzate negativamente, per condurre ad un saggio modo di vita.
Caratteristiche della letteratura sapienziale
Caratteristiche della letteratura sapienziale rispetto agli altri libri biblici sono:
- lo scarso interesse per le principali tradizioni della Torah (legge – alleanza – culto – elezione di Israele) e per la storia di Israele; invece,
- la ricerca sul significato e sulla possibilità di padronanza della vita, suggerita dall’esperienza e non solo dalla fede;
- la curiosità a proposito del mondo nella sua globalità; l’orizzonte cosmico, rappresentato dagli inni alla Sapienza
- il discernimento del retto comportamento morale.
Nella Bibbia, i libri propriamente sapienziali sono
- Proverbi
- Giobbe
- Qohelet
con
- Siracide
- Baruc
- Sapienza provenienti dalla Bibbia greca del LXX.
Riferimento a Salomone
Questa corrente letteraria è idealmente collegata al re Salomone (972-932 a.C.), che verosimilmente favorì, per necessità di formazione dei funzionari e di instaurazione di rapporti diplomatici, l’accoglienza delle culture straniere alla sua corte. A Salomone stesso 1 Re 5,12 s. attribuisce tremila proverbi ed oltre mille carmi.
5 12 Egli pronunciò tremila proverbi e i suoi carmi furono mille e cinque.
13 Trattò degli alberi, dal cedro che si trova sul Libano, sino all’issopo che spunta dal muro; dissertò anche sul bestiame e sui volatili, sui rettili e sui pesci.
Gli si attribuiscono inoltre il Cantico dei Cantici, il Qohelet, i Salmi 72 e 127 e il libro della Sapienza: è divenuto la figura ideale del saggio, caposcuola di una corrente letteraria di cui gli scribi si sono fatti continuatori, raccogliendo la sapienza popolare antica e mettendola per scritto.
EPOCA DI COMPOSIZIONE
L’epoca di composizione dei testi sapienziali è molto varia. Il libro dei Proverbi è post-esilico come redazione, ma raccoglie materiale del periodo pre-esilico. Il libro di Giobbe è stato scritto in più strati, probabilmente dopo il 500 a.C. Il Qohelet è stato composto verso il 300 a.C.; il Siracide verso il 180 a.C. La Sapienza è databile addirittura alla metà del I secolo a.C.