La legge dello sterminio sembrerebbe stabilita da Dio per Israele nei riguardi dei popoli pagani. Ma quale Dio ordinerebbe di infliggere tanta sofferenza a creature umane, popoli interi, anziani, adulti, bambini?
Ecco il passo in questione.
«Dt 7, 1 Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, 2 quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia.
3 Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, 4 perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l’ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe».
Quando il libro del Deuteronomio vede la sua forma definitiva siamo già nel VI – V secolo a.C., e Israele è insediato nella terra di Canaan da molti secoli. Vivendo in mezzo a popoli idolatri, ed avendo anche fatto l’esperienza dell’esilio in terra straniera, il rischio di assimilare non solo la cultura, ma anche la religiosità dei pagani, è tremendo.
A questo punto, la rievocazione della storia della salvezza diviene una sorta di idealizzazione di comportamenti che attuino la volontà divina. La legge dello sterminio codifica uno di questi. Bella idealizzazione, direte voi. Cerchiamo di capirci.
Non avrai altri dèi
C’è una priorità radicale al tempo in cui queste tradizioni vengono messe per scritto: che Israele ben si guardi dall’idolatria. Questo monito viene veicolato attraverso un modo di pensare e di esprimersi proprio dell’epoca: la concretezza delle immagini e del linguaggio. È necessario inculcare al popolo il valore del comandamento «Non avrai altri dei davanti a me» (Dt 5,7).
Che la legge dello sterminio non rappresenti un vero comando di trucidare e massacrare gli altri popoli è evidente dalla successiva proibizione di legarsi in matrimonio con loro: proibizione superflua e assurda, se tali popoli fossero stati veramente sterminati. Il significato dell’ingiunzione non è riferito ad una reale prassi militare, ma deriva dalla esigenza di inculcare comportamenti retti, senza deviazioni in senso idolatrico.
C’è un altro aspetto che conferma questa interpretazione: la norma secondo cui, se Israele viene a conoscenza di una città molto lontana (Dt 20,15), la legge dello sterminio non vige e l’approccio da tenere non è la guerra, ma la trattativa di pace. Perché questa differenza? Perché la città in terra remota non comporta un rischio di contaminazione e corruzione per il popolo (l’avvento del villaggio globale è ben lontano nel tempo), mentre la città vicina, comunicando modelli sbagliati, rischia di infettare Israele con la sua idolatria e la sua dissolutezza.
La condiscendenza
Questo non significa che Israele non abbia combattuto le sue guerra di difesa e di conquista, con gli eccidi che tutte le guerre comportano. Dobbiamo essere realisti. È Dio che ha adattato la propria azione di salvezza ai limiti che la storia di un popolo impone: ha condotto solo progressivamente Israele ad una maggiore sensibilità ed elevatezza, partendo da quello che un popolo dell’antichità poteva essere. È quello che i Padri greci hanno chiamato la synkatábasis di Dio, la divina con-discendenza: Dio che scende al livello dell’uomo e con l’uomo, facendosi piccolo con lui, per accompagnarlo nella crescita come un genitore che si abbassa accanto al figlio per parlargli nei termini che può comprendere e di contenuti che può comprendere.
La storia della salvezza è un atto di pedagogia divina mediante cui Dio entra nella nostra storia per scrivere diritto sulle nostre righe storte; del resto, se l’Antico Testamento fosse compiuto e perfetto in sé, non ci sarebbe stato bisogno di un Nuovo Testamento.
Dio non ha schiacciato l’uomo sotto il peso di una Rivelazione indecifrabile, ma ha atteso con infinita Pazienza che l’uomo, il popolo arrivasse a maturare la propria sensibilità morale e la propria intelligenza nella pienezza dei tempi. La Rivelazione è progressiva nell’arco storico in cui essa ci è data; e la Chiesa ha sempre rifiutato le teorie dualiste degli eretici, come Marcione, che respingevano l’Antico Testamento come volto inammissibile di un Dio crudele e vendicativo che non era lo stesso Dio Padre buono di Gesù Cristo.
Origene (Contra Celsum, IV, 71) molto appropriatamente ha scritto:
«Quando noi parliamo con bambini piccoli cerchiamo di non parlare con il linguaggio più esatto di cui siamo capaci, ma diciamo le cose in modo appropriato per la debolezza di coloro ai quali ci rivolgiamo… allo stesso modo il Logos di Dio sembra aver preparato le Scritture, un modo di parlare adatto alla capacità e all’utilità dei lettori».
La legge dello sviluppo organico
La storicità della Rivelazione implica che la parola di Dio ci giunga mediata dalla limitatezza della parola umana legata ad una cultura concreta, non solo, ma anche dalla imperfezione della sensibilità morale dipendente da un tempo determinato.
Apparentemente, il seme e l’albero sono completamente diversi, e così pure l’embrione e l’animale o l’uomo adulto; in realtà, sono lo stesso organismo in diverse fasi del suo sviluppo. Questo è il rapporto fra i due testamenti.
Nella sua lunga storia, Israele ha fatto esperienze sempre nuove di Dio, e l’ha conosciuto sempre meglio. La Rivelazione, abbiamo detto, è progressiva. Lo esprime molto bene S. Vincenzo di Lérins (Primo Commonitorio cap. 23), riferendosi sia ad una più completa e più profonda comprensione della Rivelazione nella Chiesa, sia all’offerta sempre più piena del dato rivelato nella storia della salvezza:
San Vincenzo di Lérins
«Non vi sarà mai alcun progresso della religione nella Chiesa di Cristo? Vi sarà certamente ed anche molto grande… Bisognerà tuttavia stare bene attenti che si tratti di un vero progresso della fede e non di un cambiamento. Il vero progresso avviene mediante lo sviluppo interno. Il cambiamento invece si ha quando una dottrina si trasforma in un’altra.
È necessario dunque che, con il progredire dei tempi, crescano e progrediscano quanto più possibile la comprensione, la scienza e la sapienza così dei singoli come di tutti, tanto di uno solo, quanto di tutta la Chiesa. devono però rimanere sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto. La religione delle anime segue la stessa legge che regola la vita dei corpi. Questi infatti, pur crescendo e sviluppandosi con l’andare degli anni, rimangono i medesimi di prima. Vi è certamente molta differenza fra il fiore della giovinezza e la messe della vecchiaia, ma sono gli stessi adolescenti di una volta quelli che diventano vecchi. Si cambia quindi l’età e la condizione, ma resta sempre il solo medesimo individuo. Unica e identica resta la natura, unica e identica la persona.
Le membra del lattante sono piccole, più grandi invece quelle del giovane. Però sono le stesse. Le membra dell’uomo adulto non hanno più le proporzioni di quelle del bambino. Tuttavia quelle che esistono in età più matura esistevano già, come tutti sanno, nell’embrione, sicché quanto a parti del corpo, niente di nuovo si riscontra negli adulti che non sia stato già presente nei fanciulli, sia pure allo stato embrionale…
Questa è la vera e autentica legge del progresso organico. Questo è l’ordine meraviglioso disposto dalla natura per ogni crescita. Nell’età matura si dispiega e si sviluppa in forme sempre più ampie tutto quello che la sapienza del Creatore aveva formato in antecedenza nel corpicciolo del piccolo.
Se con l’andar del tempo la specie umana si cambiasse talmente da avere una struttura diversa oppure si arricchisse di qualche membro oltre a quelli ordinari di prima, oppure ne perdesse qualcuno, ne verrebbe di conseguenza che tutto l’organismo ne risulterebbe profondamente alterato o menomato… Noi mietiamo quello stesso frumento di verità che fu seminato e che crebbe fino alla maturazione. Poiché dunque c’è qualcosa della primitiva seminagione che può ancora svilupparsi con l’andar del tempo, anche oggi essa può essere oggetto di felice e fruttuosa coltivazione».
Vetus Testamentum in Novo patet
Quindi, senza rinnegare alcunché di quanto contenuto nelle antiche Scritture, dobbiamo riconoscere che Dio si è servito di un tipo di linguaggio e di schemi di pensiero accessibili ad un popolo dell’antichità, venendo modificandoli progressivamente dall’interno fino ad arrivare alla pienezza dei tempi. Di modo che possiamo condividere pienamente il pensiero di Sant’Agostino:
«Novum Testamentum in Vetere latet,
Vetus in Novo patet»
(«Il Nuovo Testamento nell’Antico è latente,
l’Antico nel Nuovo è patente»).
La legge dello sterminio, che col tempo acquista addirittura un valore simbolico, inizialmente rispecchia la cruda realtà di guerra dettata dai tempi. Indica primariamente la consacrazione al Signore delle realtà conquistate, con la conseguente impossibilità dell’uomo di disporne. In secondo luogo, ciò che è consacrato a Dio può solo essere distrutto. In terzo luogo, diviene un monito a tenersi lontani da tutto ciò che può risultare contaminante per la l’integrità della fede: in questo caso, per Israele, l’idolatria.
Il realismo biblico
Siamo allora ben lontani dall’immagine di un Dio crudele che impone lo sterminio dei nemici. Israele ha avuto la priorità di difendere e rafforzare la propria identità di popolo del Signore, e questo lo ha indotto a prassi crudeli, quelle vigenti all’epoca. La divina Condiscendenza ha preso il popolo per quello che era, incarnando la sua Parola nei modi espressivi del tempo. È una fase transitoria: bisogna essere realisti. A proposito di realismo, mi viene in mente un passo fenomenale dei Promessi Sposi, nel capitolo XXXIII, quando riguardo a Renzo il Manzoni dice che
«Bortolo [il cugino di Renzo] s’era dato premura d’andarlo a prendere, e di tenerlo ancora con sé, e perché gli voleva bene, e perché Renzo, come giovine di talento, e abile nel mestiere, era, in una fabbrica, di grande aiuto al factotum, senza poter mai aspirare a divenirlo lui, per quella benedetta disgrazia di non saper tener la penna in mano. Siccome anche questa ragione c’era entrata per qualche cosa, così abbiam dovuto accennarla. Forse voi vorreste un Bortolo più ideale: non so che dire: fabbricatevelo. Quello era così».
Quello era così. La storia e la cultura di Israele erano così. Se non vi piacciono… non so che farci.
Tempo di guerra
Quattro mesi e tre giorni
Un video sulla scivolata del patriarca Kirill sull’acqua santa: QUI. Scusate, ma anche San Paolo dice: «Chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere» (1Cor 10,12).
Attacco missilistico russo stamani all’alba su Kiev: ha colpito un edificio residenziale di 9 piani, dalle cui macerie (gli ultimi tre piani del palazzo sono stati distrutti dalle fiamme) sono stati estratti un civile ucciso e quattro feriti, tra cui una bambina di sette anni, figlia della vittima. Secondo il sindaco Vitaly Klitschko, l’attacco aveva un obiettivo: quello di «intimidire gli ucraini in vista del vertice della Nato» che si terrà a Madrid da martedì prossimo.
Esercito russo: risultati e perdite
Intelligence della Difesa britannica: la conquista di Severodonetsk è un risultato significativo nell’ambito dell’obiettivo ridotto di «un’offensiva più mirata nel Donbass» deciso lo scorso aprile rispetto all’iniziale «obiettivo di occupare la maggior parte dell’Ucraina… Tuttavia è solo uno dei numerosi obiettivi impegnativi che la Russia dovrà raggiungere per occupare l’intera regione del Donbas. Tra questi, l’avanzata sul centro principale di Kramatorsk e la messa in sicurezza delle principali vie di rifornimento per la città di Donetsk».
Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine: le perdite russe ammonterebbero a 34.850 uomini, 1.532 carri armati, 3.659 mezzi corazzati; 764 sistemi d’artiglieria, 243 lanciarazzi multipli, 99 sistemi di difesa antiaerea; 184 elicotteri, 2.564 autoveicoli e 14 unità navali. Cifre che non è possibile verificare in modo indipendente.
Sindaci beffati
I media ucraini rivelano che a diversi sindaci europei, inclusi quelli di Berlino e di Madrid, è stato fatto credere di aver avuto una conversazione in videoconferenza con il primo cittadino di Kiev, Vitaly Klitschko, che si è poi rivelata un falso. Lo stesso Klitschko protesta accusando i russi di praticare la guerra su tutti i fronti, «compreso quello della diffusione di disinformazione per mettere politici ucraini in cattiva luce, mettendoli contro i loro partner occidentali con lo scopo di interrompere gli aiuti dell’Occidente all’Ucraina». Le false conversazioni sono frutto di tecnologia «Deepfake» che consente di sostituire volti, espressioni e voci di persone con immagini sintetiche, generate e modulate dal computer. L’esca era un invito a una videoconferenza con Klitschko attraverso un falso indirizzo email.
Guerra economica
Governo britannico: quattro Paesi del G7 – Regno Unito, Canada, Giappone e Stati Uniti – vieteranno le esportazioni russe di oro; questo, per impedire agli oligarchi di acquistare il metallo prezioso aggirando le sanzioni imposte contro Mosca. L’iniziativa congiunta «colpirà direttamente gli oligarchi russi e colpirà il cuore della macchina da guerra di Putin» (primo ministro britannico Boris Johnson). Secondo il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, lo stop priverà la Russia di circa 19 miliardi di dollari l’anno. Colpirà infatti la seconda voce di esportazione più redditizia della Russia dopo l’energia.