
I racconti del Risorto nell’interpretazione di Zeffirelli: QUI.
Un articolo precedente: QUI.
La fede di Tommaso. Quale fede? Il vangelo della II domenica di Pasqua mette in luce due diverse modalità di fede, quella di Tommaso, che deve toccare con mano, e quella di coloro che senza vedere avranno creduto. Questo brano del vangelo di Giovanni deve essere messo in relazione con le letture che lo precedono, perché in realtà si trova al culmine di un diminuendo (o di un crescendo, secondo i punti di vista) riguardanti l’approccio di fede al Risorto.
Un diminuendo di fede nel Risorto
Nel vangelo di Giovanni, i racconti del Risorto sono disposti in un ordine particolare, quanto alla fede che i discepoli dimostrano.
Una tecnica simile, ma usata al contrario, si trova all’inizio del IV Vangelo, che presenta un crescendo di fede nel Cristo da parte dei non credenti in concomitanza con il diminuendo della qualità umana della persona:
- la scarsa fede di Nicodemo, maestro in Israele;
- la fede ingenua della samaritana, donna eretica e chiacchierata;
- la fede a tutta prova del funzionario regio, un pagano!
Similmente, a conclusione del IV Vangelo, l’evangelista fa una sorta di bilancio – o campionario – della fede dei discepoli, in un crescendo di incredulità e in un diminuendo di qualità della fede. Ogni tipologia, però, porta a Cristo.
Primo: fede in Assenza
Il primo posto spetta al Discepolo amato: vide, e credette. Che cosa ha visto nella tomba vuota? Niente, solo i panni funebri, che dimostrano solo che il corpo non è stato rubato. L’Assenza è sufficiente: il discepolo crede.
Secondo: fides ex auditu
Seconda è Maria Maddalena: lei addirittura vede Gesù, ma non lo riconosce, pensa che sia… per carità, non traducete l’ortolano, non ha senso e fa ridere! È il custode del giardino, di quel képos in cui Gesù è stato sepolto con una profusione di aromi nuziali; quel giardino dell’incontro e degli sponsali; quel giardino della comunione con Dio che si è chiuso all’uomo con il peccato e che Gesù, custode del giardino, riapre all’umanità. Non dimentichiamo che il Cantico dei Cantici era ed è proprio la lettura sinagogale del giorno di Pasqua. Bene, il giardino è un tema nuziale, ed è questo il contesto dell’incontro della Maddalena con Gesù: per riconoscerlo dovrà sentirne la voce, che la chiama col nome familiare con cui soleva essere chiamata da lui. È la familiarità che la richiama al Signore, una familiarità ottenuta grazie all’ascolto.
Terzo: fede per presa visione
Buoni terzi vengono gli altri apostoli: Gesù si mostra loro la sera di Pasqua, ed essi lo vedono e credono. È la vista che li convince.
La vista però, lo sappiamo, può ingannare; tanto più si poteva ritenere inaffidabile, in questo caso, in un contesto culturale come quello greco (a cui è rivolto il vangelo di Luca, e di cui risente il vangelo di Giovanni), nel quale la resurrezione corporale è ritenuta un’assurdità indesiderabile. Infatti anche in Lc 24,39 Gesù invita i discepoli a toccare per credere.
I greci di Luca potevano facilmente credere all’immortalità dell’anima disincarnata, ma non alla riacquisizione dell’identità corporale. Quello che in Giovanni Tommaso pretende, in Luca Gesù stesso lo offre senza fare problemi.
Quarto: toccare con mano
La domenica dopo, anche Tommaso giunge alla fede; ma lui ha bisogno di toccare per credere. È una fede più grossolana la sua, che pretende il tatto. Dei nostri sensi, il tatto è quello che non fallisce mai: la vista e l’udito possono essere ingannati, anche l’odorato e il gusto possono essere confusi, ma il tatto dice sempre la verità. Avete presente? Quando vediamo un fiore finto così ben fatto che sembra vero (o anche – cosa curiosa – un fiore vero così bello che sembra finto), l’unico modo di appurarlo può venire dal toccarlo.
Ma il testo non dice che Tommaso a quel punto abbia davvero avuto bisogno di toccare Gesù, anzi l’apostolo degli increduli esce di slancio nella più pura professione di fede di tutti i vangeli: Mio Signore e mio Dio!
Così Gesù chiude il cerchio includendo anche noi: Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto. Il cerchio si chiude, infatti, tornando a quel primo discepolo che credette senza vedere altro che l’Assenza.
Tommaso e la Maddalena
Tommaso, allora, è l’apostolo del tatto. Ma perché Gesù da lui si lascia toccare, e dalla Maddalena no?
Chiariamo i termini.

C’è tatto e tatto
Noli me tangere, secondo la Volgata, dice Gesù alla Maddalena… col significato di Non mi toccare. Ma non è la traduzione migliore. Il verbo greco hapto, qui usato, non significa quanto toccare quanto attaccarsi, stringere, abbracciare. Non dobbiamo immaginare Gesù in atteggiamento schizzinoso o sdegnoso, detto proverbialmente, appunto, Noli me tangere. Gesù non rifiuta il contatto; ma non deve essere trattenuto, perché non è ancora, questo, il tempo della gioia dell’unione. C’è ancora tutta la storia dell’uomo a frapporsi tra il momento fuggevole dell’incontro terreno col Risorto e la pienezza realizzata dell’amore. È la storia dell’Amica del Cantico dei Cantici, che cerca il Diletto, lo trova nel giardino dell’amore (anche qui il greco traduce con képos il gan ebraico), lo perde di nuovo, non lo può trattenere con sé… finché verrà l’ora dell’unione beata.
La Maddalena, quindi, crede già – le è occorso e le è bastato, per credere, l’ascolto, come per l’antico Israele – e può ormai imparare ad affrontare la distanza da Gesù, come il discepolo amato ne ha affrontato l’assenza. Una distanza e una assenza che saranno lunghe quanto tutta la vita.
Tommaso, invece, ha bisogno adesso di tastare, di palpare, per iniziare a credere. È un principiante della fede, ma subito brucia le tappe con quella sua esclamazione fervente: Mio Signore e mio Dio! E l’apostolo incredulo è quello che predicherà Cristo andando più lontano di tutti gli altri, fino in India, secondo un’antichissima tradizione: tanto è vero che quando i portoghesi, nel 1517, giunsero nel Malabar (India sud occidentale), vi trovarono i cosiddetti cristiani di San Tommaso che sostenevano che i loro avi erano stati evangelizzati dall’apostolo.
Sant’Agostino in un suo discorso pasquale fa un’acuta analisi del confronto tra Tommaso e la Maddalena.
S. Agostino, Discorso 375/C
tenuto nel quinto giorno dopo la Pasqua
Testo integrale QUI.

1. La lettura odierna del santo Vangelo ha parlato ancora una volta della manifestazione del Signore ai suoi fedeli, gli Apostoli di Cristo, lo mostra mentre convince il discepolo incredulo. Uno dei dodici discepoli infatti, l’apostolo Tommaso, non aveva accordato fiducia non solo alle donne, ma neppure agli uomini che avevano annunziato la risurrezione di Cristo Signore. E tuttavia egli era un Apostolo che sarebbe stato mandato a predicare il Vangelo.
Quando in seguito cominciò a predicare Cristo, come poteva pretendere che a lui si credesse su ciò che egli stesso non aveva creduto? Credo che arrossisse di sé quando esortava gli increduli. Gli avevano detto i suoi compagni, quelli che erano Apostoli insieme con lui: Abbiamo visto il Signore. Ed egli aveva risposto: Se non avrò messo le mie mani sul suo costato e il dito nelle piaghe dei chiodi, non crederò. Toccare voleva, a garanzia della sua fede. Ma se il Signore era venuto per essere toccato, come mai disse alla Maddalena, in quel brano che possiamo leggere poco sopra: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre? A quella donna che credeva in lui disse: Non mi toccare; all’uomo che non credeva dice: “Tocca”.
A Tommaso è permesso toccare il Risorto, a Maria no.
2. Ma or ora, nella lettura che avete appena ascoltato, che cosa avete sentito dire da Tommaso? “Non credo se non avrò toccato”. E il Signore a Tommaso: “Vieni, tocca, stendi le tue mani, mettile nel mio fianco e non voler essere incredulo ma credente“. In sostanza disse: “Se non ti basta che mi presenti ai tuoi occhi, ecco mi presento anche alle tue mani…”.
Perché cercava con le mani? Perché cercava di notte. Che significa che cercava di notte? E` che portava nel cuore le tenebre della mancanza di fede. Questo fatto non è limitato a quella circostanza: avvenne anche per coloro che avrebbero in seguito negato la vera umanità del Signore. Cristo avrebbe potuto risanare le ferite della sua carne al punto da non fare apparire neppure le impronte delle cicatrici. Aveva il potere di non mantenere nelle sue membra il segno dei chiodi, di non mantenere la ferita del costato. Ma permise che quelle cicatrici rimanessero nella carne perché fosse tolta dai cuori degli uomini la ferita della miscredenza e perché i segni delle ferite lasciassero un’impronta nell’animo.
4. E` toccato da Tommaso in dubbio, che poi esclama: Mio Signore e mio Dio! E a lui il Signore: Perché mi hai veduto hai creduto, beati quelli che pur non avendo visto crederanno. Quelli ai quali tu porterai notizia di me hanno una fede superiore alla tua: perché tu annunzi qualcosa che hai visto, che hai toccato, qualcosa che soltanto dopo aver visto e toccato hai creduto. Invece a te crederà chi non ha né visto né toccato. Tu mi vedi e non mi credi. Poi mi tocchi e appena allora a mala pena mi credi. Altri invece, al solo ascoltare te, credono in me.
Tu mi potresti domandare: “Che cosa significa il fatto che a Tommaso è dato il permesso di toccare e invece a Maria vien detto: Non mi toccare“? In quel passo lui stesso ne disse il motivo: Perché non sono ancora salito al Padre mio. Come si spiega? Qui sei in terra e proibisci che ti si tocchi. Quando sei salito chi ti può toccare? E sulla terra rifiuti il contatto con la mano. A questo punto potremmo brillantemente arguire e dire: “Bene ha fatto il Signore a riservare il contatto a chi non credeva; a costei non accorda il contatto perché già credeva”. Che bisogno c’era di toccare e di controllare quello che già aveva riconosciuto alla voce?
E tuttavia il Signore non si fermò lì. Dopo aver detto: non mi toccare, disse la ragione: perché non sono ancora salito al Padre mio. Una volta salito tocca pure. Che cosa è questo toccare una volta salito al Padre? Il fatto è che tu tocchi uno uguale al Padre. Che cosa significa: “toccare l’uguale al Padre”? Significa toccare Dio, cioè credere in Dio… Egli disse dunque: “In quel modo che mi vedi, membra nella carne, aspetto che ti è noto, così come mi vedi non mi toccare“. Cioè: non rimanere a questo punto; non capire solo fino a questo livello. Non è qui il confine della tua fede. Voglio sì che tu creda me uomo, ma non rimanere lì. Allunga la mano della fede. Non rimanere lì.
Il contatto della fede
5. Ecco così lo tocca la Chiesa di cui Maria era figura. Tocchiamo Cristo, tocchiamolo! Credere è toccarlo. Ma non stendere la mano solo fino al confine dell’umano. Di’ quello che ha detto Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Cristo non ti appaia solo uomo… non evitare di vedere l’uomo in Cristo, ma non rimanere lì. Non ti dico di allontanarti. Che cosa ti voglio dire? Non rimanere lì.
Chi vuol rimanere in strada non giunge a casa. Alzati, cammina: Cristo-Uomo è la tua via, Cristo-Dio è la tua patria. La patria nostra è la Verità e la Vita; la nostra via il Verbo che si è fatto carne e ha dimorato tra noi. Eravamo esitanti ad intraprendere il cammino. Venne a noi la Via. E ora che la Via è venuta a noi, camminiamo! Cristo-Uomo è la nostra Via; non abbandoniamola, per raggiungere il contatto col Figlio Unigenito di Dio, uguale al Padre, che trascende ogni cosa creata, coeterno al Padre, giorno senza la misura del giorno, autore della fede. Camminiamo per questa strada per arrivare al contatto con lui.
Saper toccare
6. Lo toccò anche colei che pativa di emorragia… Che cosa significa: Chi mi ha toccato? “Ora vi mostrerò chi è che mi ha toccato: la fede mi ha toccato. Essa, col suo contatto, ha fatto uscire da me la virtù [della guarigione]. Anche dove non sono stato presente, dove non ho camminato, dove non sono nato, lì si è potuto credere in me. Un popolo straniero mi ha servito“.
Meraviglia del toccare, del credere, del domandare! E questo in una donna spossata per le perdite di sangue, come nella Chiesa afflitta e ferita per l’effusione del sangue dei martiri, ma piena delle virtù della fede. Essa aveva speso prima tutta la sua sostanza in medici, cioè negli dèi delle genti, che mai erano riusciti a guarirla: alla Chiesa il Signore non diede la sua presenza corporale ma quella spirituale.
Dunque, la donna che toccava e il Signore toccato si riconobbero. Ma perché imparassero a toccare quelli che dovevano conoscere la salvezza, disse: Chi mi ha toccato? E i discepoli risposero: Le folle ti schiacciano e tu domandi: Chi mi ha toccato? Come se fossi su di un luogo elevato dove nessuno ti sfiora, domandi chi ti ha toccato tu che sei a contatto con la folla che ti stringe da ogni parte? Ma il Signore disse: “Qualcuno mi ha toccato; ho sentito più il contatto di una sola, che la folla che stringe”. La folla sa far pressione. Dio voglia che impari a “toccare”!
II Domenica di Pasqua- La figura di san Tommaso
Un’omelia graffiante di don Enzo Greco rivolta ai tanti San Tommaso di Maremma – Anno 1999

«In questa seconda domenica di Pasqua, noi possiamo raccogliere quelli che furono i sentimenti della prima comunità cristiana. Il trauma del Venerdì Santo è ancora presente in questa pagina del vangelo; i discepoli di Gesù avevano sperato che egli fosse il Figlio di Dio e perciò non soggetto ad una missione che finiva con il suo fallimento, la croce; essi sono delusi e dispersi.
Proviamo anche noi ad immedesimarci in questa situazione di delusione: Gesù non li ha delusi perché ha dato loro un cattivo insegnamento, ma perché la sua fine ingloriosa, per opera delle massime autorità religiose del tempo, sancisce il suo fallimento e pertanto dimostra che non era lui il Messia. Infatti, in settimana abbiamo letto dal vangelo di Luca il brano dei discepoli di Emmaus che tristi se ne vanno da Gerusalemme affermando: “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele…”. Essi si riferiscono alla loro delusione e a quella degli altri discepoli per il fatto che il Maestro aveva affermato di essere figlio di Dio e invece la sua opera dopo appena tre anni era stata completamente distrutta dalla morte in croce.
La domenica mattina, per gli ebrei il primo giorno della settimana, finite le feste, le donne si recano al sepolcro per compiere ciò che non erano riuscite a fare prima: la vigilia di Pasqua era fatto divieto di fare qualsiasi operazione, per cui Gesù fu sepolto in grande fretta. Le donne tornano alla tomba piangenti, mentre gli uomini sono fuggiti, gli apostoli e tanti altri discepoli, delusi delle promesse di Gesù; le donne invece hanno un bel ricordo di Gesù umano, un dolce ricordo, e si vogliono occupare della sua sepoltura. Queste donne per prime ricevono l’annuncio della Risurrezione e raggiungono i discepoli.
Oggi si parla tanto della parità uomo – donna, ma gli uomini di quei tempi non credevano alla testimonianza delle donne perché la donna era considerata una via di mezzo tra l’animale e l’uomo; quindi, ciò che dicevano le donne erano ritenute chiacchiere inutili. I discepoli sentono dire dal racconto convulso di queste donne di avere avuto una visione di angeli, ma anche se queste donne non rappresentavano l’attendibilità, i discepoli prestarono loro ascolto perché ciò che dicevano non sembravano affatto chiacchiere. Dal loro racconto sembrava che fosse accaduto qualcosa di serio e quindi vanno anch’essi al sepolcro, per primi Pietro e Giovanni.
La sera dello stesso giorno, Gesù risorto appare ai discepoli; ma quando Gesù è apparso ne mancava uno, Tommaso il quale non crede al racconto degli altri che gli dicono di avere visto il Signore, ma dice: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Poi segue una seconda apparizione quando con i discepoli c’era anche Tommaso, allora Gesù lo chiama e gli dice: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato“.
I San Tommaso maremmani
Ora tiro alcune conclusioni da questa vicenda: da noi, in Maremma, c’è la più bassa percentuale dell’Europa cattolica di coloro che vanno in chiesa la domenica. In Francia pochi si dichiarano credenti, ma quei pochi vanno in chiesa; se in Francia ci va il 10%, qui a malapena il 5%. Però quando si va a benedire le case si vede che la gente si segna e più del 90 % si dichiara credente, ma a venire in chiesa gli viene l’orticaria. Ma via, superiamo questa ritrosia; la chiesa, diceva don Ugo, il mio predecessore, non ti casca addosso!
Certo, questa Maremma va un po’ svegliata, possibile che tutti questi maremmani siano increduli!… Infatti non sono proprio increduli; ognuno vuole credere a modo suo, un po’ garibaldini, ognuno la fede se la costruisce a modo suo…. Insomma la gente mi dice: “In chiesa non ci si va, noi ci si crede, si rispetta, però in chiesa non ci si viene, perché sa, io sono come san Tommaso, se non vedo non credo”. È vero o no che si dice così? Io me li trovo tutti i giorni; anche quando vado al bar a prendere un caffè, trovo sempre qualcuno che mi dice “No, no, io sono come san Tommaso, se non vedo non credo”….
Mi disse una volta un maremmano, proprio di sangue puro: “Gesù dice beati quelli che crederanno senza aver visto… Ma io, per venire in chiesa, le voglio vedere le cose”.
I maremmani dicono Dio sì, Cristo era un bravo uomo, ma lasciamolo lì, non figlio di Dio; che c’entrano questi discorsi che hanno inventato i preti, la chiesa… Poi ci sono i preti simpatici, buoni, però stiano a casa sua perché io in chiesa non ci vengo – questa è una cosa tipica della nostra cultura.
Altri invece mi dicono che per avere fede bisogna crederci parecchio senza tanti interrogativi; una volta una persona mi disse: “Alla catechesi degli adulti io ci verrei come insiste lei di continuo, però non voglio tante complicazioni, tanto per credere bisogna fare un salto nel buio, non bisogna farsi tante ragioni”.
Le ragioni per credere
Ma noi diciamo: c’è una ragione per credere? Gesù è veramente risorto? Le testimonianze del vangelo sono attendibili storicamente per cui la mia fede è basata anche sulla ragione, non è un sentimento vago; Cristo è risorto non perché io ci credo, Cristo è risorto perché c’è una ragione per cui noi possiamo affermare che le testimonianze sono veritiere e questo è un argomento forte. Bisogna fare uno sforzo e confrontarsi seriamente con una fede che ci viene proposta e forse serve a spezzare via un po’ quella tradizione culturale propriamente della nostra Maremma che, pur salvando il “credo in Dio”, non riesce ad incontrarsi con Gesù e quindi neanche con la chiesa. C’è una certa refrattarietà per la chiesa.
Certamente la fede poi va approfondita; vedete, noi in chiesa che siamo pochi, siamo anche responsabili di essere veramente convinti. Questo è importante anche per poter dialogare con chi la pensa diversamente da noi con molto rispetto, con molta disponibilità, ma con delle motivazioni forti; è importante motivare bene la nostra fede.
Ormai che ci siete ve ne dico un’altra: cercando di portare avanti un discorso di fede, di proposta di fede che comporti il coinvolgere le persone ad avvicinarsi alla chiesa per poter abbracciare la fede, me lo consentite se faccio un discorso che potrebbe sembrare vanitoso?
Io non mi sono fatto prete per conservare i miei fedeli perbenino; ce ne avrei più tanta di gente qui in chiesa, però bisogna che vi dica le cose come stanno, non mi potete mettere il bavaglio facendomi notare che le prediche sono lunghe; sono lunghe perché non si capiscono certe cose e continueranno ad essere lunghe, ma se si va in un’altra chiesa perché la predica è più corta, fate voi, io non ho da conservare clienti. In quell’altra chiesa ci vanno di più perché il prete è più carino? No, no, no, non è per questo; è perché qui suona a morto e bisogna che vi dica le cose come stanno! Non mi posso mettere a truccarmi e a farvi le predichine che stanno bene a tutti. Qui suona questa musica! Bisogna essere convinti che siamo strumentalizzati dalla superficialità!
Non c’è tempo per dormire
C’è stato un Concilio Vaticano II che ha detto che la Chiesa è il popolo di Dio; siamo noi la Chiesa! Per cui dobbiamo in qualche modo aprire gli occhi! È come se uno leggesse le informazioni dei rotocalchi nei giornaletti, mentre io le informazioni ve le do dirette!!!
Certo, se quei pochi vengono sempre meno, si va a finire. Bisogna essere coraggiosi, non bisogna dormire, in Maremma non c’è tempo per dormire, come si fa a dormire? Occorre essere molto attenti, le difficoltà ci sono ma si deve su questo fronte sfondare e tutti noi bisogna renderci protagonisti; bisogna darsi una mossa, risvegliarsi, perché tutti viviamo in questo guscio della nostra cultura dove si dice “la mia fede, la mia religione, io credo a modo mio..”.
I maremmani dicono così: “Non ho tempo”. Maremma ragazzi, come non hai tempo! Eh sì, la gente è super impegnata… Ma il problema è ben più profondo: vogliamo darci seriamente una mossa? Perché la nostra gente, che è buona, crede in Dio nel Cristo, anche se non crede nella Chiesa, nei preti, apra le porte al Signore risorto, apra le porte alla parola di Dio perché ci rendiamo conto quanto è bella la fede!
Allora, due intenzioni: perché da questa fede convinta noi possiamo essere generatori di impegni verso il prossimo; e affinché i vari Tommasi della nostra cultura, che dicono “se non vedo non credo”, possano avere un annuncio di fede convincente».