Nel vangelo di Giovanni, le donne sono messe in risalto in sette (numero, lo ricordiamo, della perfezione) momenti cruciali. Come in Luca, viene anche evidenziato un loro ruolo che in altri luoghi è attribuito agli uomini, quello di discepole / evangelizzatrici. Vediamo dunque queste figure che rappresentano la donna in Giovanni. Figure tutte positive, e forse non è un caso, se si raffrontano con le figure maschili alcune delle quali manchevoli (si pensi a Nicodemo, a Pietro, per non parlare degli oppositori di Gesù e dei registi della sua morte in croce).
La Madre a Cana (Gv 2,1 ss.)
La prima scena cruciale si svolge a Cana, durante una cerimonia di nozze. Lì la vera sposa è la Madre (chiamata col nome sponsale di Donna), e il vero sposo è il Cristo. Il tono è nuziale perché si sta celebrando lo sposalizio tra Dio e l’uomo, tra Gesù e la Chiesa. In Giovanni la Donna – Madre rappresenta il popolo di Dio,
- mentre genera il Cristo alla sua missione pubblica a Cana,
- mentre genera la Chiesa ai piedi della croce,
- infine mentre lo partorisce alla storia e alla vita gloriosa nell’Apocalisse (cap. 12).
È l’amore fecondo in cui la Sposa è Madre.
La samaritana (Gv 4)
La seconda Donna di Giovanni è la samaritana. L’incontro avviene al pozzo, che è il luogo dell’innamoramento, dell’idillio. La donna ha avuto sei uomini, nessuno dei quali era quello giusto. Adesso tocca al settimo, quello perfetto: il Cristo. Questa scoperta la proietta subito verso l’evangelizzazione. La donna appartenente ad un popolo che gli ebrei considerano scismatico ed infame, una donna screditata e di vita non limpida, è la prima persona a ricevere da Gesù la rivelazione che lui è il Messia. Non solo: è la prima destinataria del tipico IO SONO divino: «Io sono, che ti parlo» (Gv 4,26). E lei si fa evangelizzatrice (Gv 4,28-30.39-42). C’è un Incontro che non rimane fine a se stesso, ma si sviluppa in un riconoscimento e in un annuncio.
L’adultera (Gv 8,1- 11)
E, sì, anche l’adultera colta in flagrante merita da Gesù il titolo di Donna. Anche se questa è piuttosto una pagina lucana, nel canone tramandatoci appartiene ormai al IV Vangelo. Questa donna è strumentalizzata per mettere in difficoltà Gesù, quasi fosse solo l’oggetto di un quesito giuridico. Ma Gesù le dà dignità. L’uomo con cui aveva tradito lo sposo si era dileguato, e forse anche il marito l’aveva delusa. Adesso è di fronte al vero Uomo della sua vita: non corrono parole di amore, ma di perdono. È la stessa cosa.
Marta (Giovanni 11)
È Marta la donna di maggior spicco nell’episodio della resurrezione di Lazzaro, l’ultimo dei segni che Gesù dà. La donna, che Luca rappresenta tanto sfaccendare e agitarsi nel servizio di Gesù, in Giovanni esprime fortemente la sua fede. Mentre la sorella resta in casa, lei esce e parla. Tutto si svolge sul piano della pura fede, una fede sofferta.
Gv 11,23: «Gesù le disse: “Tuo fratello resusciterà”, gli rispose Marta: “So che resusciterà nell’ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la resurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi tu questo?”, gli rispose: “Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio che deve venire al mondo”».
Nei sinottici, è Pietro che fa la solenne professione di fede in Gesù (Mt 16,16; Mc 8,29; Lc 9,20). Nel vangelo di Giovanni, chi fa la solenne professione di fede che Gesù è il Messia, il figlio di Dio, l’Atteso, è Marta, sorella di Maria e Lazzaro (Gv 11,27). Marta agisce sempre come persona attiva nella comunità, come colei che tiene e organizza la casa, quindi anche la comunità.
In fondo, è lei colei che ha un ruolo attivo nella comunità, con la sua diakonia permette che la comunità sia unita, si raccolga alla mensa.
Maria di Betania
Giovanni 12
1 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. 2 E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3 Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. 4 Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: 5 «Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». 6 Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. 7 Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. 8 I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
La sorella di Marta, Maria, dimostra costantemente di avere un altro ruolo: è la discepola, la profetessa, colei che unge i piedi di Gesù (Gv 12,7) prima che Gesù lavi i piedi ai discepoli. Sarà infatti Maria, non Marta, a compiere il gesto nuziale dell’unzione. Un gesto gratuito e inutile, dovuto solo all’amore. Un gesto di spreco.
Maria anticipa il gesto che Gesù farà verso i discepoli con la lavanda dei piedi e in tal modo profetizza la sorte di quest’uomo che morirà sulla croce ed a cui si dovranno prestare le cure funebri. Questo significa che Maria, e non Pietro, accettava Gesù come il Messia-Servo che andava incontro alla morte. Pietro non aveva ancora accettato Gesù nella veste del Servo (Gv 13,8).
La Madre ai piedi della croce (Gv 19,25-27)
Ai piedi della croce (“Donna, ecco tuo figlio!” – “Ecco tua madre!”), intorno alla Madre, nasce la Chiesa. Maria è il modello della comunità cristiana in quanto Madre dei battezzati, il Discepolo Amato lo è in quanto figlio della Comunità.
Maria di Magdala (Gv 20,11-18)
La Maddalena sarà l’apostola degli apostoli, colei che deve annunciare la Buona Novella ai fratelli, ai futuri annunciatori. Senza il suo primo annuncio, tutti gli altri non avrebbero avuto forza né valore. Di lei parleremo più diffusamente.