Per comprendere meglio il contesto della vita di Gesù, oltre che della formazione dei Vangeli, occorre tenere presenti le condizioni storiche in cui esse hanno avuto luogo. Potremmo riassumerle dicendo che la vita di Gesù è trascorsa da un Erode all’altro (da Erode il Grande, morto nel 4 a.C., a Erode Antipa, esiliato in Gallia nel 39), sotto la dominazione romana.
I precedenti: le dominazioni straniere
La terra di Israele, occupata fin dal secolo XIII a.C. dal popolo di Mosè, era passata attraverso molte fasi. Le prime erano state caratterizzate dall’indipendenza politica:
- fase tribale al tempo dei Giudici;
- fase monarchica sotto Saul, Davide e Salomone;
- scissione in due regni a partire dal 931 a.C.).
Le altre invece si erano trovate sotto l’incombere della dominazione straniera:
- dispersione del Regno del Nord sotto l’Assiria dal 721 a.C.,
- Regno di Giuda ridotto alla cattività babilonese nel 586 a.C.,
- restituito alla patria nel 539 sotto la dominazione di Ciro il Grande re dei persiani,
- passato poi alla fine del IV secolo a.C. sotto l’egemonia ellenistica degli eredi di Alessandro Magno, i Tolomei prima e infine i Seleucidi.
- In particolare, la dominazione di Antioco IV Epifane della dinastia dei Seleucidi segnò un periodo di persecuzione religiosa, fece martiri ma anche causò l’apostasia di alcuni e la confusione a livello politico e ideologico, tanto che i vincitori del grande esercito greco, i Maccabei, di stirpe sacerdotale, cinsero anche la corona regale usurpando un potere che non apparteneva loro.
Il popolo di Israele, dopo aver riottenuto per l’ultima volta l’indipendenza politica e la pace religiosa, stava naufragando nei meandri di una storia umana in cui stentava a mantenere la propria identità.
La Palestina ai tempi di Gesù: la dominazione romana
Fu proprio questa l’occasione che i romani aspettavano. Il sommo sacerdote Ircano II, che aspirava ad usurpare il trono del fratello Aristobulo, chiamò in aiuto Pompeo, che nel 63 a.C. entrò in Giudea con le sue legioni e conquistò Gerusalemme dopo tre mesi di assedio. Tacito ricorda il suo stupore quando, entrando nel tempio con l’intenzione di depredare i suoi tesori, trovò vuoto il Santo dei Santi, privo di quei ricchi idoli ed arredi che immaginava di scoprirvi. Chiamati in aiuto da un ebreo, i romani divennero invece i nuovi padroni di Israele.
Le città ellenistiche della Transgiordania furono raggruppate in una confederazione detta Decapoli. La Samaria divenne indipendente. Il regno asmoneo o maccabaico, fino allora retto da Ircano II, fu limitato a Giudea e parte della Galilea, e ridotto di fatto ad uno stato vassallo di Roma. Antipatro, già governatore dell’Idumea, schierandosi dalla parte di Cesare ottenne da lui la nomina a governatore della Giudea. Nel 37 a.C. uno dei suoi figli, Erode, conseguì da Antonio la nomina a re dei giudei.
Erode il Grande
Erode il Grande, da un punto di vista politico, mostrò una grande abilità. Ottenne il favore dei romani ma non degli ebrei, tanto più che non era ebreo ma idumeo, e si mostrava fautore dell’ellenismo, osando costruire un teatro a Gerusalemme, e altrove, persino, templi pagani. Realizzò grandi costruzioni pubbliche, fortezze (Herodium a Betlemme, Macheronte, Massada sul Mar Morto), palazzi (quello di Gerico, la fortezza Antonia a Gerusalemme, le torri della cittadella), l’ampliamento del tempio di Gerusalemme che sarà ultimato solo nel 63 d.C., appena sette anni prima della sua totale distruzione da parte delle legioni romane.
Un sovrano spietato
Tirannico e diffidente, fu sempre pronto a sopprimere chiunque sospettasse di minacciare il suo regno, facendo uccidere ogni sorta di persone: i membri del Sinedrio a decine, la moglie più amata, Mariamne, i figli Alessandro e Aristobulo e persino il primogenito Antipatro: quest’ultimo, messo a morte solo cinque giorni prima che lo stesso re Erode morisse. Tanta fu la sua crudeltà verso i propri figli, che l’imperatore Augusto pare dicesse: «Alla corte di Erode preferirei essere un maiale (hus, che Erode non mangiava attenendosi alla legge ebraica) anziché il figlio (huios, soggetto ad essere ucciso con l’accusa di sovversione)».
Quando Erode presentì la propria morte, volle essere sicuro che questa fosse accompagnata dalle lacrime dei suoi sudditi. Sapendo che questi invece ne avrebbero gioito, convocò i capi delle principali famiglie del regno e li rinchiuse nell’ippodromo di Gerico con l’ordine dato ai soldati di farne strage non appena fosse giunta loro la notizia della sua morte. In tal modo, la morte di Erode avrebbe visto scatenarsi il più grande lutto nazionale! Solo l’intervento della sorella Salome impedì che l’eccidio avesse luogo.
Erode morì nel 750 ab Urbe condita, cioè dalla fondazione di Roma, quindi nel 4 a.C. Questa data, storicamente certa, fa anticipare di qualche anno la nascita di Gesù avvenuta sotto il suo regno, circa al 7-6 a.C. Si trattò infatti di un errore di computo da parte del monaco Dionigi, nel VI secolo, quello che collocò la nascita di Gesù, e l’inizio del nostro calendario, all’anno 753 dalla fondazione di Roma.
La dominazione romana dopo Erode
Erode il Grande nel testamento aveva diviso il suo regno tra i figli superstiti, Archelao che divenne etnarca di Giudea, Filippo, il migliore dei tre, generoso e pacifico, cui andò la regione a nord-est del lago di Tiberiade, Antipa, tetrarca di Galilea e Perea.
Archelao, oltre al titolo regale, aveva ereditato dal padre anche il carattere dispotico e crudele ma non la grandezza politica, tanto che per le lagnanze sul suo conto l’imperatore Augusto lo dovette richiamare a Roma e nel 6 d.C. lo esiliò in Gallia. La Giudea passò così sotto la diretta amministrazione romana.
Anche Erode Antipa ebbe un carattere violento e tirannico, ma era indolente e amante del lusso. Alla morte del fratello Filippo, spinto dalla moglie Erodiade, tentò di usurparne il territorio, ma finì anche lui esiliato in Gallia, a Lione, dove lo mandò Caligola nel 39.
Fra il 34 e il 41 i tre regni furono nuovamente riuniti sotto un nipote di Erode il Grande, Erode Agrippa I: fu l’ultima volta in cui Israele si trovò unificato e indipendente. Erode Agrippa I è ricordato come uomo mite, di pensiero vicino ai farisei, ma, filoromano e filoellenista, fu colui che fece uccidere Giacomo il Minore (At 12,10). Agrippa I morì nel 44, e con la sua scomparsa la Giudea tornò ad essere provincia romana. Il territorio di Filippo, invece, passò al figlio Erode Agrippa II (ricordato in At 25,23 ss.).
Verso la fine
Nel 66 una delle tante sommosse popolari si trasformò in una guerra di liberazione, che nel 67 attirò in Palestina le legioni romane, sotto il comando di Vespasiano e poi, dal 69, di Tito. Nel 70 Gerusalemme fu distrutta. Solo nel 74, dopo oltre due anni di assedio, cadrà l’ultimo baluardo della resistenza antiromana costituita da oltre 900 sicari, la fortezza di Massada.
Con la seconda guerra giudaica (131-135), nata dalla ribellione di Simone detto Bar Kokhvah (o «figlio della stella», sostenuto da rabbi Akivah che morì martire per mano romana), si ebbe una repressione ancora più terribile, che trasformò Gerusalemme in città romana col nome di Aelia Capitolina.