La “Divina Commedia” di Frisina in tournée

La Divina Commedia di Frisina in tournée. Dante e i tre Regni

L’avevo già vista nel 2007 a Roma e mi aveva entusiasmato, sono tornata a vederla a Bologna un mese fa; a febbraio sarà a Firenze: è la Divina Commedia di Dante nell’interpretazione musicale di Marco Frisina. Qualcosa è cambiato nel frattempo, e non in meglio. Ho trovato lo spettacolo sempre meritevole di essere visto, veramente bello, però più statico e sfrondato da parti che apparivano invece essenziali. Ma andiamo per ordine.

Il musical

Il musical La Divina Commedia. L’uomo che cerca l’amore nasce nel 2007 grazie alle musiche di mons. Marco Frisina su libretto di don Gianmario Pagano, per la regia di Andrea Ortis. Il sottotitolo rivela subito quali siano stati i criteri di scelta e il taglio dato dagli autori all’opera: rivisitare il poema dantesco come un viaggio interiore alla ricerca di un amore purificato, verso l’amor che move il sole e l’altre stelle. Sulla base di questo si sono operate le scelte, e di questo cantano i protagonisti, dallo stesso Dante la cui aria “Notte” apre lo spettacolo, passando per Francesca da Rimini, Pier delle Vigne, Ulisse, il conte Ugolino, su su fino a Pia de’ Tolomei, Guido Guinizzelli, Matelda, poi Beatrice e San Bernardo.

La prima

La prima fu messa in scena a Tor Vergata il 22 novembre 2007 di fronte a 2.500 spettatori. Gli effetti speciali, in primis le creature fantastiche, erano stati progettati da Carlo Rambaldi, compreso un incredibile Grifone simbolo del Cristo dalla duplice natura umana e divina. Un’opera coraggiosa quella di Frisina. Nessuno aveva mai, precedentemente, tentato di rappresentare con uno spettacolo l’intera Divina Commedia, mentre varie erano state le rappresentazioni dell’Inferno, e molte le opere liriche ispirate ai diversi personaggi del poema, soprattutto quelli infernali.

A proposito di questo. Un comune difetto di lettura del poema dantesco è quello di considerarlo un menu da cui scegliere le parti migliori, e solo quelle. La Divina Commedia è invece una cattedrale di versi che è opera d’arte nella sua stessa architettura. Non è un semplice contenitore di opere da ammirare prese a sé, come se in una cattedrale gotica si ammirassero solo le singole sculture, pitture, vetrate, musiche; e non si prendesse in considerazione, non si contemplasse la meravigliosa costruzione. È pur vero che sarebbe stato comunque impossibile mettere in scena l’intero poema; quindi è valido lo spettacolo che in esso operi una scelta sviluppandosi attraverso scene ed incontri che mettano in luce il tema principale. Niente da ridire, quindi, sull’impostazione, e neppure sul fatto che gli alti versi di Dante si mescolino con un parlato assai più modesto.

Per il video del concerto (2013), cliccare QUI e qui.

La nuova stagione

Nel frattempo, 14 anni sono passati, un restyling è stato effettuato, e centinaia di migliaia di spettatori hanno ammirato lo spettacolo. La tournée è rimasta bloccata per quasi due anni dall’emergenza covid. Se questo ha inciso sulla vita lavorativa dei cantanti, si pensi a quanto ha pesato sulla carriera dei ballerini, la cui durata nel mondo dello spettacolo è di soli 10, al massimo 12 anni! Infine la tournée è ripresa ed ha mostrato le differenze con l’opera originaria.

Delusioni

La scenografia si è concentrata sugli effetti tridimensionali, di grande impatto, ma con una sorta di impoverimento dell’azione umana sul palcoscenico. Le coreografie possono essere ridimensionate; il corpo di ballo può essere dimezzato; e gli attori possono adesso stare più fermi, perché la loro immagine può essere proiettata ovunque e comunque il regista voglia. Addirittura ridicola la figurina di Pier delle Vigne, tragico suicida tramutato in pianta che si vede invece appollaiato su un albero come (così leggo in una critica, che condivido) lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Deludente il Guai a voi di Caronte, un tempo solenne, sardonico e agghiacciante, cantato dal basso Fabrizio Flamini, e adesso sghignazzato da uno spiritello che sembra divertirsi a fare i dispetti alla perduta gente. Gli angeli del Purgatorio evocano gli Arconti di Star Trek. Sparito il canto di Manfredi; sparito il meraviglioso Grifone in un Purgatorio frettoloso che si prende tempo solo per sceneggiare il contrasto tra un poco dantesco Catone e Giulio Cesare; anche il Paradiso va di corsa…

Certo, il percorso musicale resta quello, magnifico, originario, e l’opera, ripeto, è coraggiosa e validamente impostata. Forse un aspetto di Dante rimane in ombra, ed è l’impegno civico del grande poeta che per primo uscì dalla turris eburnea in cui si era rinchiusa la cultura e nella sua poesia trasportò anche l’azione e la passione politica che fu causa del suo esilio. Anche nel Paradiso Dante non dimentica di essere uomo di questo mondo e di dover fare i conti con una realtà storica che chiede il suo impegno; ma il tener conto di questo avrebbe richiesto un taglio completamente diverso, un’Opera diversa. L’impostazione indicata dal sottotitolo “L’uomo che cerca l’amore” le conferisce una dimensione esistenziale che parla immediatamente allo spettatore.

L’impegno di una vita

Potrei sottilizzare e notare che forse quello che cerca Dante nella sua Commedia non è tanto la purificazione dell’amore quanto la libertà: Libertà va cercando, ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta; ma in fondo è la stessa cosa. Francesca, Pier delle Vigne, Ulisse, Ugolino rappresentano quattro deformazioni di un amore ridotto ad essere passione incontrollata, attaccamento smodato alla propria fama, desiderio sfrenato di una conoscenza fine a se stessa, amore viscerale che diviene odio. Deformazioni che indubbiamente Dante ha sperimentato su di sé e dalle quali ha faticato a distaccarsi, fino a liberarsene forse del tutto mediante un processo ventennale di purificazione. Gli ultimi canti del Paradiso dimostrano come Dante vi sia riuscito, almeno nei suoi momenti poetici che rivelano una vera e propria vena mistica.

Poi, dalla somma contemplazione, Dante è ripiombato nel quotidiano della sua vita di esule; ma per poco, perché la malattia, contratta durante il ritorno da Venezia dove aveva svolto una proficua ambasceria a favore dei signori di Ravenna, ebbe ragione della sua forte tempra. Il viaggio terreno di Dante, uno di noi, si concluse nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321, aprendolo a quell’eternità che aveva cantato con la sua alta fantasia e consegnandolo ai posteri con una fama immortale.

Anna Giorgi

Per un articolo su Dante poeta “in uscita”, cliccare QUI.