Lettura continua della Bibbia. Geremia: la distruzione del libro

Ioiakim brucia il libro di Geremia. Di the Providence Lithograph Company – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11962758

L’intenzione di Dio è quella di usare misericordia a coloro che ascolteranno la sua Parola, scritta nel libro di Geremia. Un libro come strumento di comunicazione della Parola: un aspetto molto moderno dell’Annuncio. Ma la sua origine divina non salverà il libro dalla distruzione…

La distruzione del libro: il testo

36 9Nel quinto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, nel nono mese, fu indetto un digiuno davanti al Signore per tutto il popolo di Gerusalemme e per tutto il popolo che era venuto dalle città di Giuda a Gerusalemme. 

La lettura pubblica

10Baruc dunque lesse nel libro facendo udire a tutto il popolo le parole di Geremia, nel tempio del Signore, nella stanza di Ghemarià, figlio di Safàn lo scriba, nel cortile superiore presso l’ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore. 11Michea figlio di Ghemarià, figlio di Safàn, udite tutte le parole del Signore lette dal libro, 12scese alla reggia nella stanza dello scriba; ed ecco là si trovavano in seduta tutti i capi dignitari: Elisamà lo scriba e Delaià figlio di Semaià, Elnatàn figlio di Acbòr, Ghemarià figlio di Safàn, e Sedecìa figlio di Anania, insieme con tutti i capi.  13Michea riferì loro tutte le parole che aveva udite quando Baruc leggeva nel libro al popolo in ascolto.

L’interrogatorio

14Allora tutti i capi inviarono da Baruc Iudi figlio di Natania, figlio di Selemia, figlio dell’Etiope, per dirgli: «Prendi nelle mani il rotolo che leggevi ad alta voce al popolo e vieni».

Baruc figlio di Neria prese il rotolo in mano e si recò da loro. 15Ed essi gli dissero: «Siedi e leggi davanti a noi». Baruc lesse davanti a loro.

16Allora, quando udirono tutte quelle parole, ebbero paura e si dissero l’un l’altro: «Dobbiamo senz’altro riferire al re tutte queste parole». 17Poi interrogarono Baruc: «Dicci come hai fatto a scrivere tutte queste parole». 18Baruc rispose: «Di sua bocca Geremia mi dettava tutte queste parole e io le scrivevo nel libro con l’inchiostro».

19I capi dissero a Baruc: «Va’ e nasconditi insieme con Geremia; nessuno sappia dove siete». 20Essi poi si recarono dal re nell’appartamento interno, dopo aver riposto il rotolo nella stanza di Elisamà lo scriba, e riferirono al re tutte queste cose.

La distruzione del libro

21Allora il re mandò Iudi a prendere il rotolo. Iudi lo prese dalla stanza di Elisamà lo scriba e lo lesse davanti al re e a tutti i capi che stavano presso il re.  22Il re sedeva nel palazzo d’inverno – si era al nono mese – con un braciere acceso davanti.

23Ora, quando Iudi aveva letto tre o quattro colonne, il re le lacerava con il temperino da scriba e le gettava nel fuoco sul braciere, finché non fu distrutto l’intero rotolo nel fuoco che era sul braciere. 24Il re e tutti i suoi ministri non tremarono né si strapparono le vesti all’udire tutte quelle cose. 25Eppure Elnatàn, Delaià e Ghemarià avevano supplicato il re di non bruciare il rotolo, ma egli non diede loro ascolto. 26Anzi ordinò a Ieracmeèl, un principe regale, a Seraià figlio di Azrièl e a Selemia figlio di Abdeèl, di arrestare Baruc lo scriba e il profeta Geremia, ma il Signore li aveva nascosti.

La distruzione del libro: una storia che continuerà…

Tutti i regimi dittatoriali hanno paura: hanno paura delle idee, hanno paura delle parole. Come recita il libro dei Proverbi: L’empio fugge anche se nessuno l’insegue; il giusto come un giovane leone sta tranquillo (28,1). Coda di paglia? Insicurezza dovuta alla diffidenza? Sta di fatto che le dittature hanno un bisogno spasmodico di tenere tutto senza controllo e senza critiche. La critica può essere costruttiva: è negativa solo se nasce da animo malevolo, ma è positiva se aiuta a valutare e decidere. Chi crede di poter governare solo con la forza non conosce il detto proverbiale su cui molto bisognerebbe riflettere:

Son sincere le ferite di chi ama,

sono inganni i baci di chi odia

(Prov 27,6).

Chi si circonda solo di persone che lo applaudono, gli yesmen, dovrebbe sapere che i loro applausi sono menzogneri, e dovrebbe fidarsi piuttosto di coloro che esercitano una funzione critica, perché quelli sono sinceri…

Ma tant’è: la paura del dissenso è una cattiva consigliera. Così, forse per la prima volta nella storia, il libro di Geremia ci fa assistere ad un rogo di libri: una storia che continuerà…

Di solito si pensa ai roghi dei libri di eretici nel Medioevo, ma la distruzione del libro è un fenomeno che viene da molto più lontano.

La distruzione del libro: una mania

I libri di Aulo Cremuzio Cordo (35 a.C. c.a. – 25 d.C.) furono bruciati per ordine del Senato al tempo di Tiberio per aver esaltato il vecchio ordine repubblicano senza dimostrare sufficiente omaggio all’impero di Cesare e Augusto.

Diocleziano nel 292 fece bruciare i libri di Alchimia dell’enciclopedia di Alessandria.

Nel 642 il califfo Omar, conquistato che ebbe l’Egitto, fece distruggere la  Biblioteca di Alessandria  con tutti i libri in essa contenuti, con la seguente motivazione: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte». 

Il 10 febbraio 1258 i mongoli  guidati da Hulagu, nipote di Gengis Khan, conquistarono e saccheggiarono Baghdad. Massacrarono tra i 200 000 e gli 800 000 abitanti, ma devastarono anche la celeberrima biblioteca, la Bayt al-Ḥikma, con quasi mezzo milione di volumi.

Roghi cristiani

Ma anche i cristiani fecero la loro parte. A più riprese furono condannate, nei vari, Concilio o sì odi, opere che furono bruciate sul rogo: opere di Fozio, Pietro Abelardo e Arnaldo da Brescia; nel  1239 il Talmud; nel 1234 il concilio di  Tarragona ordinò il rogo delle traduzioni della Bibbia in lingue volgari.

Il 7 febbraio 1497 fu invece il Savonarola a ordinare il rogo a Firenze di libri e opere artistiche di considerevole valore ritenute materiale immorale.

Il 10 dicembre 1520 Martin Lutero fece bruciare nella piazza di Wittenberg i testi del diritto canonico, la bolla papale e alcuni scritti, tra i quali la Summa Theologiae  di  Tommaso d’Aquino, su cui si basavano i suoi avversari. Nel 1534, durante la rivolta di Münster, dei predicatori anabattisti bruciarono qualunque libro che non fosse la Bibbia.

Nel 1562 l’Inquisizione messicana fece bruciare i manoscritti Maya e Aztechi, facendo scomparire quasi del tutto i documenti della cultura precolombiana. Agli inizi del secolo XVI, in Andalusia si impose di consegnare alle autorità i libri scritti in arabo; furono restituiti i testi di medicina, filosofia e storia e bruciati tutti gli altri.

Roghi del Novecento

Nella prima guerra mondiale, il 25 agosto 1914 i tedeschi che avevano devastato la città di Lovanio diedero fuoco alla biblioteca dell’Università Cattolica col suo patrimonio di circa circa 300.000 libri e manoscritti medievali. Il regime nazista divenne poi molto noto per i roghi delle opere di oppositori politici e di scrittori considerati indesiderabili. Il più famoso è quello avvenuto nella  Bebelplatz  di  Berlino il 10 maggio 1933.

In Cile dopo il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 i militari cileni bruciarono migliaia di libri di politica. Il 29 aprile 1976, Luciano Benjamín Menéndez, incaricato della  riorganizzazione nazionale, ordinò un rogo di libri, tra cui opere di Marcel Proust, Gabriel García Márquez, Pablo Neruda, Saint-Exupéry.

Nel 2005 lo scrittore Orhan Pamuk viene incriminato dal governo turco per aver rilasciato dichiarazioni sul genocidio armeno e curdo durante la prima guerra mondiale. Un sottoprefetto ordina la distruzione dei suoi romanzi. L’anno seguente Orhan Pamuk è insignito del Premio Nobel per la letteratura.

Come vedete, i regimi sono diversi, i tempi sono diversi. Un solo elemento accomuna tutti quanti: la paura del confronto. La paura del pensiero.

E domani?

È inquietante, e profondamente vero, il romanzo distopico, capolavoro di Ray Bradbury (1951), Fahrenheit 451. In esso è evocata una società futura in cui i vigili del fuoco (tra cui il protagonista del romanzo) hanno il compito non più di spegnere gli incendi, ma di appiccarli alle case in cui sono stati localizzati libri. Il libro, infatti, fa pensare, e pensare con la propria testa è proibito. Fahrenheit 451 è la temperatura a cui brucia la carta. La fantascienza sociologica degli anni Cinquanta – Sessanta è stata veramente profetica. A quanto pare, anche se non con metodi violenti ma molto più subdoli, ci stiamo avviando verso una società in cui la distruzione del libro sarà un dato di fatto.