Lettura continua della Bibbia. DeuteroIsaia: Il quadro storico

La deportazione
La deportazione in Babilonia (1896-1902). Di James Tissot – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8860276

Gli oracoli del DeuteroIsaia si inseriscono in un quadro storico drammatico per Israele, ridotto ormai al solo Regno di Giuda. Infatti, nel 722 a.C. gli assiri di Salmanassar, allora impero egemone della Mesopotamia, avevano sconfitto il secessionista Regno del Nord, detto anche Regno di Samaria, spazzandolo via definitivamente dalla scena della storia con tutte le tribù settentrionali del popolo di Israele.

Il Regno di Giuda o di Gerusalemme, invece, rimasto fedele alla Casa di David, con le tribù di Giuda, Levi e Beniamino, sopravvisse fino al 586 a.C., quando Nabucodonosor sovrano del nuovo impero emergente di Babilonia distrusse Gerusalemme e deportò i maggiorenti della popolazione.

La deportazione

Le deportazioni venivano effettuate da assiri e babilonesi per tenere i popoli sottomessi, privandoli dei loro capi (famiglia regale, sacerdoti, profeti, possidenti, artigiani, mercanti…) in modo da mantenere sulla terra un popolino senza punti di riferimento e deportando su tale terra i capi di un altro popolo, confondendo così le identità nazionali.

Gli assiri nel 722 avevano fatto un’opera compiuta, deportando i capi di Samaria e importando in Samaria i capi di un altro popolo. Dall’esilio di Ninive non vi fu mai ritorno e la popolazione rimasta nella terra vide confusa la propria identità religiosa. La deportazione a Babilonia invece non ebbe il riscontro dell’importazione di capi stranieri a Gerusalemme: benché distrutta, la città rimase come punto di riferimento dei deportati, che nella cattività babilonese recuperarono e rafforzarono la propria identità.

Sebbene fosse un evento traumatico, non dobbiamo immaginare la deportazione come un atto di persecuzione religiosa né di accanimento contro i deportati. In realtà, essi restarono liberi, in terra straniera, di adorare il proprio Dio, di sposarsi e metter su famiglia, di lavorare, di acquistare campi e case… Inoltre, l’esilio ebbe breve durata.

Ciro il Grande: la fine dell’esilio

Con una serie di campagne vittoriose combattute dal 555 al 539 a.C. contro Creso, re della Lidia, e contro Babilonia di cui ultimo re fu Nabonèdo, Ciro il Grande prese il potere instaurdando il vasto impero persiano. Nel 538 già emanava un editto che favoriva i deportati ebrei lasciandoli liberi di ricostruire il loro tempio (2Cr 36,22-23; Esd 1,1-11; cf. Cilindro di Ciro).

Sono questi i due termini, 586 – 539 a.C., in cui si inquadrano gli oracoli di consolazione del DeuteroIsaia.