
Qual è la data del Natale? È proprio vero che Gesù è nato il 25 dicembre dell’anno zero del nostro calendario? Scusate, ma affermare questo denoterebbe una certa ignoranza. Credo sia risaputo (anche se a livello popolare si persiste nell’errore) che la data del 25 dicembre è solo una data convenzionale, e che… ma andiamo per ordine.
La data del Natale: una data convenzionale
Chi ha mai detto che il 25 dicembre sia la data storica della nascita di Gesù? Non ne sappiamo nemmeno l’anno esatto, come non conosciamo neppure la data precisa della sua Pasqua…
Il 25 dicembre è solamente una data convenzionale scelta per festeggiare la nascita del Salvatore dopo che per tre secoli si era celebrata solo la Pasqua, madre di tutte le feste.
È in epoca costantiniana che il cristianesimo esce dalla clandestinità per divenire religio licita ovvero religione autorizzata. Si iniziano allora a fissare date per altre celebrazioni. In particolare fu demitizzata e riferita a Cristo, vero Sole dell’umanità per i cristiani, la festa pagana del Sol Invictus, cioè del Sole vittorioso che, dopo l’affermarsi dell’impero delle tenebre rappresentato dal solstizio d’inverno, torna a prolungare le ore di luce vincendo quelle della notte. La data è solo convenzionale e simbolica: come se qualcuno, avendo adottato un bambino e non conoscendone la data effettiva di nascita, scegliesse un qualche giorno per non mancare di festeggiarne il compleanno.
Quindi, chi obietta che Gesù non è nato il 25 dicembre non fa altro che sfondare una porta aperta. La fede non sta qui, si tratta solo di un problema di ricostruzione storica. Anzi, è sfalsato anche il computo degli anni effettuato nel VI secolo, a partire dalla cronologia biblica, dal monaco Dionigi il Piccolo. Egli calcolò che Gesù fosse nato nel 753 ab Urbe condita cioè dalla fondazione di Roma. Sbagliò tuttavia di alcuni anni, perché Erode il Grande era morto già nel 4 a.C., quindi la nascita di Gesù era avvenuta… avanti Cristo, fra il 7 e il 4 a.C.,probabilmente il 6. Tutto questo però non è materia di fede, ma di cronaca.
La grotta, il bue e l’asinello

Tra le “scoperte” attuali vi è pure… che l’asino e il bue non sono menzionati nei Vangeli. La scoperta dell’America! Basta aver letto i primi due capitoli di Matteo e i primi due di Luca (Marco e Giovanni non hanno un racconto dell’Infanzia) per constatarlo. E allora da dove viene la tradizione di mettere il bue e l’asinello nei presepi? È un’idiozia?
Tutt’altro. Che nel vangelo di Luca si parli di un ricovero per animali è indubitabile, visto che vi si trova una mangiatoia; inoltre, nella zona di Betlemme, erano le grotte naturali ad essere utilizzate a tale scopo. Perciò è sensato che si collochi la Natività in una grotta che funge anche da stalla. È poi verosimile pensare che dove c’è una mangiatoia vi sia anche qualcuno che mangia; in una stalla la presenza di almeno un bue era più che naturale. Inoltre, il viaggio da Nazareth a Betlemme (145 km) non poteva essere fatto a piedi da una futura mamma: ecco qua il nostro asinello venire plausibilmente in aiuto alla Sacra Famiglia. Asino e bue, famiglia animale, completano in qualche modo la famiglia umana, in questo caso la Sacra Famiglia.
Benché asino e bue non siano menzionati nei vangeli canonici, la loro presenza è ragionevole, ed è entrata a buon diritto nei nostri presepi, insieme a quella di pecore, pastori ed angeli. Questa menzione viene evocata indirettamente da Is 1,3:
«Il bue conosce il proprietario
e l’asino la greppia del padrone».
Il testo è molto forte, perché in ebraico “conoscere” non significa tanto “sapere con la mente”, quanto “essere in relazione profonda”, quindi “amare”. Rifiutato dal benpensante mondo degli uomini, il Bambino è accolto dall’ingenuo cuore delle bestie. È adorato dagli angeli e riconosciuto dagli ultimi fra il popolo, i disprezzati pastori che vivevano ai margini della legge.
Che la presenza di asino e bue accanto al Bambino figuri già nelle prime icone orientali si spiega anche con la strana traduzione di un versetto del profeta Abacuc (3,2) che gli iconografi leggevano nella Bibbia greca detta dei Settanta: l’ebraico “in questi anni manifestala [la tua opera]” è reso con “Tu sarai conosciuto in mezzo a due animali“. Chi è rifiutato dagli uomini, facilmente è accolto dalle bestie, spesso più caritatevoli degli umani…