
Come nel primo capitolo, anche in questo secondo racconto la creazione dell’adam non ha in vista il singolo individuo, ma la complementarietà delle persone nella coppia umana maschio / femmina, nella comunità cioè, nella quale sola vi è completezza. La donna non è una creatura in più rispetto all’uomo, ma il complemento necessario dello stesso essere creaturale. Il figlio, poi, manifesta l’unità realizzata dalle due carni.
Storicamente, l’abbandono dei genitori da parte dell’uomo non corrisponde ai costumi patriarcali, secondo cui avveniva precisamente il contrario: era la donna che lasciava la propria famiglia e la propria casa ed andava ad appartenere alla casa del marito.
Si può trattare qui di una traccia di una sentenza di epoca remota, ancora più arcaica, matriarcale o meglio matrilineare, dove il governo della famiglia spettava sempre all’uomo, ma si trasmetteva seguendo una discendenza femminile, di zio materno in nipote anziché di padre in figlio, ed il marito passava dalla propria casa di orgine alla casa dei parenti di sua moglie.
È però preferibile pensare che non si tratti tanto di un costume giuridico quanto di una tendenza naturale: l’amore per la donna è così forte, dice il narratore, che l’uomo lascerebbe persino i genitori per seguirla. In questo modo si esprime l’attrazione dei sessi, più grande dei vincoli di sangue. Essa nasce dal fatto che uomo e donna formano una sola carne, per questo devono stare uniti affinché ci sia una sola carne nel figlio. Rompere questa unità sarebbe come spezzare un corpo unico.
Erano nudi… ma non astuti
L’assenza di vergogna nella nudità originale indica l’innocenza, la mancanza di un senso di colpa, la rispondenza all’ordine creaturale. Nell’Antico Testamento la nudità è presentata come un’ignominia, la perdita della dignità umana e sociale in balia del nemico, una condizione in cui non ci si può difendere. La mancanza di pudore non esprime tanto l’assenza di impulsi sessuali disordinati quanto la confidenza reciproca, il trovarsi a proprio agio con se stessi e con l’altro: il considerare l’altro, e il proprio corpo, come un amico da cui non ci si deve difendere.
Al tempo stesso, insospettabilmente per chi non sia di lingua ebraica, l’aggettivo nudi lega e contrappone questo brano al seguente, dove sarà introdotto il personaggio del serpente. Infatti, nudo, ‘arom, è quasi uguale ad ‘arum, astuto (l’aggettivo che qualifica il serpente). Come a dire: gli uomini vorranno fare i furbi pensando di divenire come Dio, e invece si ritroveranno soltanto nudi.