La Comunità del Settimo Giorno

Adamo dà il nome agli animali (pubblico dominio)

Sintesi dell’intervento tenuto al Festival francescano di Bologna, in piazza del Nettuno (2015: come passa il tempo…).

La Comunità del Sesto Giorno

Gli animali non hanno la razionalità dell’uomo e non vivono dentro una storia né dentro una cultura: vivono solo nella natura, mentre l’uomo appartiene anche al mondo dello spirito, della cultura, della storia. Sono però fatti della stessa terra, dice il secondo racconto della creazione, sono animati da un soffio vitale che viene da Dio. Ricevono la stessa benedizione, hanno affetti, emozioni, sofferenze, capacità di sacrificio. Sono fatti di nephesh / anima e di basar / carne, come l’uomo. La creazione dell’uomo e degli animali si è compiuta a formare un’unica comunità in questa nostra Casa comune, la Comunità del Sesto Giorno.

C’è una profonda connaturalità fra l’umanità e gli animali, e tuttavia c’è un salto qualitativo che la sola natura non giustifica. L’uomo ha con Dio una relazione che va oltre la natura. Ha una dimensione di sopra-naturalità che fa di lui, nel suo mondo, il buon padre di famiglia che deve portare a buon fine la comunità che gli è affidata.

Verso la Comunità del Settimo Giorno

Questa Comunità del sesto giorno, spezzata dal peccato dell’uomo di cui gli animali sono innocenti, sta camminando nella storia verso la ricomposizione della Comunità del Settimo giorno, quella del riposo di Dio.

Questo afferma il testo paolino della lettera ai Romani, capitolo 8: tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; la creazione anela alla rivelazione della gloria dei figli di Dio per essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione. Anela ad entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Questa attesa è mirabilmente raffigurata dalla profezia di Is 11 nell’immagine della riconciliazione del lupo con l’agnello, della pantera col capretto, del vitello col leoncello, della mucca con l’orsa, del leone con il bue, del bambino con l’aspide. Si può trattare di una promessa reale, oppure di un simbolo, ma il senso è evidente. Verrà il tempo del ritorno all’armonia, il tempo dei cieli nuovi e della nuova terra (Ap 21,1.5).

E chi può essere l’operatore di questa ritrovata armonia, il redentore delle creature, se non l’uomo stesso, colui che le ha travolte nel suo disordine? Gesù nuovo Adamo, ci dice Mc 1,13, sta nel deserto con le bestie, con gli angeli che lo servono, centro di un nuovo cosmo riconciliato e unificato… L’uomo nuovo, se vuole salvare sé, deve salvare il mondo.

La Laudato si’

È il messaggio forte dell’enciclica Laudato si’:

«Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio (cfr 1Cor 13,12) e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine. Sì, stiamo viaggiando verso il sabato dell’eternità, verso la nuova Gerusalemme, verso la casa comune del cielo. Gesù ci dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5). La vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto e avrà qualcosa da offrire ai poveri definitivamente liberati. Nell’attesa, ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata, sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo. Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio […]. Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza».

San Francesco voce delle creature

Verso la Comunità del Settimo Giorno: Giotto, La predica agli uccelli, Assisi, 1290-95
Giotto, La predica agli uccelli (1290-95)

L’enciclica affonda le sue radici nella Bibbia e nel Cantico delle creature. Forse ci si è chiesti perché S. Francesco, che pure amava tanto gli animali, nel suo Cantico non li elogi e non li menzioni neppure. Ritengo che sia perché Francesco stesso si fa voce di tutte le creature viventi nel lodare la natura che tutte quante le sostenta. Il suo è il punto di vista degli esseri animati che affratellati insieme gioiscono per il sole, la luna, le stelle, il fuoco, il vento, l’acqua, i frutti, l’erba con cui la madre terra dà luce, calore, cibo, letizia, vita. Perché Dio è il Signore amante della vita (Sap 11,24.26: «Tu ami tutte le creature, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita»).