La chiesetta del Desco a Piombino

La chiesetta del Desco in una vecchia foto dei primi del Novecento

Una vecchia foto di fine Ottocento – primi Novecento mostra la cappella della Madonna della Neve meglio conosciuta come la chiesetta del Desco a Piombino, oggi soffocata dai palazzi, un tempo in aperta campagna.

L’urbanizzazione a Piombino

Il primo edificio urbano ad essere costruito fuori delle mura cittadine fu, infatti, nel 1892, la stazione ferroviaria (allora un segno di civiltà, oggi in totale degrado). Il fenomeno dell’urbanizzazione dovuto all’exploit dello sviluppo industriale avvenne inizialmente, per intero, all’interno della piccola cerchia delle mura, che era stata sufficiente per le poche migliaia di persone che l’avevano abitata nei secoli (nel 1861 la popolazione cittadina superava di poco i 2.500 abitanti), mentre a causa dell’industrializzazione si trovò a fronteggiare nel decennio 1861-1871 un incremento del 215%, e nel decennio 1901-1911 un incremento del ben 1.366%!

In casi limite, in una stanza senza servizi, talvolta in una cantina, un magazzino, un fondo, una stalla, vivevano fino a 13 persone – la tubercolosi imperava – tanto che nel 1903 si decise di demolire una parte delle mura per offrire una maggiore ventilazione alle case. Solo a Novecento inoltrato si iniziò a costruire alloggi operai fuori del centro storico.

La chiesetta del Desco

La vecchia foto ci aiuta a capire l’aspetto del territorio fino a quel momento. La chiesetta del Desco però è un edificio sacro su cui rimangono poche notizie; si tratta di una costruzione quattrocentesca cui nel Cinquecento furono aggiunti un piccolo campanile a vela e una loggetta addossata alla facciata. L’edificio attuale è frutto di numerose trasformazioni, anche se restano leggibile la struttura originaria ad aula unica con volte a crociera sorrette da peducci in marmo. Il restringimento della larghezza verso l’altare maggiore è un espediente per creare l’impressione di una maggiore ampiezza in un edificio di piccole dimensioni.

Un po’ di storia

La comunità delle suore contemplative di Madre Teresa in una foto del 2014 davanti al piccolo convento

Il primo documento che ne fa menzione risale al maggio 1499, quando la Comunità di Piombino autorizza gli Anziani ad eleggere un operaio per la manutenzione della chiesina della Madonna del Desco fuori delle mura. Un contratto del 1551 definisce i confini del suo terreno.

Una notizia importante risale al 1575: il Signore di Piombino chiede al Vescovo di Massa Marittima, ed ottiene, di esentare i piombinesi e gli elbani dall’obbligo di lucrare le indulgenze del Giubileo nella cattedrale di Massa Marittima, consentendo loro invece di lucrarle visitando a Piombino la chiesa del Desco, appunto, con quella di S. Agostino (attuale S. Antimo) e S. Francesco (attuale Misericordia).

Presenza dei padri cappuccini

Chiesetta del Desco: interno

Verso il 1610 accade qualche altra cosa di importante: iniziano le pratiche per annettere alla chiesetta un piccolo convento, ma non si hanno notizie sull’effettiva realizzazione del progetto. Si potrebbe almeno pensare ad un qualche ampliamento, perché in tale anno, il 14 marzo, la principessa Isabella Appiani manifesta il desiderio di ospitarvi i padri cappuccini. Durante la peste del 1631 (quella manzonaiana) l’edificio, forse accresciuto, funge da lazzaretto, ma la costruzione nuova ha vita breve, perché viene distrutta durante l’occupazione francese del 1646-1650. I padri cappuccini che vi si erano insediati, a seguito della distruzione del piccolo convento, si trasferirono entro le mura cittadine presso la chiesa di S. Antonio abate, che esisteva ancora nel 1691 in prossimità del palazzo comunale. Ne rimane traccia nel nome della attigua via S. Antonio.

Nel 1741 invece la chiesetta della Madonna del Desco fu ampliata con la costruzione di stanzette laterali che dovevano servire da sacrestia e da abitazione dell’eremita che vi dimorava.

Dopo la soppressione

Quando un decreto di Felice Baciocchi del 4 aprile 1806 soppresse le Corporazioni religiose del Principato di Piombino, si permise la ricostituzione della Confraternita della Misericordia e la chiesa del Desco rimase a disposizione per le riunioni e per gli esercizi spirituali dei confratelli.

Caduti, con Napoleone, i Baciocchi, l’area dell’oratorio fu utilizzata come zona cimiteriale. L’interno dello stesso oratorio accoglie delle sepolture, come attestato da un marmo con stemma gentilizio sul pavimento, e dalle pietre sepolcrali delle pareti, che commemorano due membri della famiglia Parrini, morti nel 1918-1920. La famiglia Parrini, che era la proprietaria del luogo sacro, lo cedette all’Ente S. Cerbone. Le pitture murali ancora esistenti sono di Luigi Arcangeli (1925), come pure la pala d’altare in stile tardo gotico (Madonna con Bambino e i santi Giacomo e Antonio abate). La cappella negli anni Sessanta assolse temporaneamente funzioni parrocchiali, in attesa della costruzione della vicina chiesa di Santa Maria della Neve.

Le Missionarie della Carità: 30 anni di presenza orante

Attualmente vi risiede una piccola comunità di suore di vita contemplativa, le Missionarie della Carità di madre Teresa di Calcutta. Sono presenti a Piombino dall’11 febbraio 1992, quando madre Teresa volle venire incontro al desiderio del vescovo Comastri di avere in diocesi un convento con questo tipo di spiritualità. Come Missionarie contemplative le suore di madre Teresa si dedicano all’adorazione eucaristica continua e si prendono cura delle necessità spirituali dei più poveri dei poveri, senza trascurare i loro bisogni materiali, con una presenza diretta di due o tre ore al giorno, in prevalenza presso gli anziani soli (la più grande povertà del nostro tempo è la solitudine) e i malati, con una parola di speranza, la preghiera e la contemplazione. Come diceva madre Teresa, tutto questo «è solo una goccia, ma se questa goccia mancasse il mare avrebbe una goccia in meno».

L’articolo su Madre Teresa QUI.

Foto di Marco Novara

La generosità degli abitanti di Piombino, da 30 anni, si prodiga volentieri per le varie necessità delle suore. Il solo vederle camminare per le strade di una città un tempo accanitamente anticlericale, oggi indifferente, è una testimonianza senza parole.

Fonti: L. Cappelletti, Storia della Città e Stato di Piombino, Forni, Bologna 1969

P. Ghelardoni, Piombino. Profilo di storia urbana, Pacini, Pisa 1977

M. Carrara, Piombino: frammenti dal passato, Edizioni dell’Assemblea, Consiglio regionale toscano, Firenze 2015