Incontro con la comunità cattolica di rito greco-ucraino

La Chiesa greco-ucraina

Chi per caso fosse entrato nella chiesa dell’Immacolata di Piombino fra le 15 e le 17.30 di questo sabato avrebbe potuto pensare di avere sbagliato universo, perché sarebbe piombato nel bel mezzo di una celebrazione in lingua ucraina. La circostanza era inusuale, ma non anomala, perché la comunità cattolica piombinese di rito greco-ucraino è solita celebrare la Messa ogni sabato nella chiesina di Cittadella, concessale a tale scopo dalla comunità dei frati minori della città.

La Chiesa cattolica di rito greco-ucraino

Il mondo ecclesiale è abbastanza complicato. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, in unione a Roma, esistono diversi riti che raggruppano i fedeli in varie parti del mondo.

Una Chiesa, tanti riti

C’è la Chiesa latina e ci sono le Chiese orientali. La Chiesa latina ha due riti principali, quello romano e quello ambrosiano; rimangono poi il rito mozarabico in alcuni luoghi della Spagna, il rito di Braga nella omonima diocesi portoghese, e il rito certosino. Le Chiese orientali cattoliche sono molte, 24 per la precisione. Ne elenco solo alcune: copta, eritrea, etiope; siro-maronita; armena; caldea; siro-malabarese; greco-melchita; greco-cattolica albanese, bielorussa, bulgara, croata e serba, macedone, rumena, russa, slovacca, ucraina, ungherese…

La Chiesa cattolica è presente in Ucraina con quattro diversi riti: con comunità, cioè, di rito romano, armeno, greco-ucraino e greco-ruteno. Gli ucraini cattolici di rito greco sono circa 6 milioni, la seconda confessione religiosa del paese dopo la Chiesa ortodossa. Ma gli ucraini cattolici di rito greco sono sparsi un po’ in tutto il mondo, costituendo anche in Italia un centinaio di comunità con una settantina di preti e un proprio vescovo.

Questa è una delle grandi bellezze della Chiesa: la varietà nell’unità. Il rito, infatti, è un modo di esprimere la fede, la stessa fede, con le proprie particolarità.

E le differenze si sono notate, eccome! a partire dal canto, eseguito con arte e passione dal coro e seguito da molti presenti, in cui si sentivano accenti mesti di patria lontana… lo so, sarà la suggestione che mi viene dal Sant’Ambrogio del Giusti, ma mi sembrava 

“Come di voce che si raccomanda,
    D’una gente che gema in duri stenti
    40 E de’ perduti beni si rammenti!”.

Ricordiamo, come ha detto più volte il sacerdote padre Stefano, la tragica situazione della patria in questa disgraziata guerra, la martoriata Ucraina, come ha rievocato con voce rotta dall’emozione una ragazza della comunità riprendendo, forse anche inconsapevolmente, la definizione di papa Francesco.

La celebrazione e l’incontro

Bene, la lunga liturgia, partecipata con grande attenzione, è stata presieduta da padre Stefano e concelebrata da P. Simone e P. Federico.

La lettura del giorno, provvidenzialmente, era la parabola del buon samaritano, che ha dato occasione a P. Stefano, nella bella omelia che ha pronunciato in italiano, di mettere al centro dell’esistenza, fra le migliaia di pagine della S. Scrittura e degli scritti dei santi, l’amore che è Dio, senza il quale esistono opere buone, ma non vita cristiana.

Offerta di doni

Al termine della celebrazione la comunità ucraina ha voluto esprimere la propria gratitudine per l’accoglienza che riceve dalla comunità dell’Immacolata offrendo doni: una bella icona della Madonna di Zarvanytsia, uno dei principali santuari mariani del mondo; una copia del catechismo ucraino; da parte dei ragazzi della comunità, una cesta di dolciumi.

Ma di grande interesse – e simpatia – è stata la presentazione della propria Chiesa da parte di padre Stefano, il quale ha spiegato molto chiaramente l’importanza di conservare riti diversi: concelebrando nel rito romano, ha detto, ha compreso la ricchezza di una diversa prospettiva liturgica e teologica, così come certamente è accaduto ai nostri frati concelebrando nel rito greco.

Chiesa cattolica di rito greco-ucraino: particolarità

L’icona della Madonna di Zarvanytsia

Ha poi fatto notare alcune particolarità del rito bizantino – ad esempio, la bellezza dei paramenti che non serve a far ammirare il sacerdote, ma a suggerire che se è vestito di tanta bellezza il servo del Signore, quanto più bello sarà il Signore stesso! Oppure, a proposito dell’obbligo di cantare l’intera Messa, il significato di accompagnarsi al coro degli angeli che cantano in eterno il Signore, creando come un angolo di cielo qui sulla terra.

L’Ucraina, divenuta cristiana fin dal 988, dunque quando la Chiesa era ancora tutta unita, è una terra che ha dato martiri (come S. Giosafat, che anche noi ricordiamo il 12 novembre), sacerdoti che hanno scelto di rimanere fedeli a Roma rifiutando di aderire alla Chiesa ortodossa… soprattutto nel regime sovietico. Il card. Joseph Slipyi passò 18 anni in campi di lavoro forzato in Siberia.

Dottrinalmente, la fede della Chiesa cattolica greco-ucraina è identica a quella romana.

Si fa la comunione sotto le due specie…
… e si dà anche ai bambini fin dal battesimo

Vi sono particolarità di carattere non teologico ma pragmatico, come la possibilità di ordinare sacerdoti uomini già sposati. È una scelta, celibato o matrimonio, che va fatta prima dell’ordinazione sacerdotale, perché il sacerdote deve poi rimanere nello stato in cui si trova al momento dell’ordinazione. Della settantina di sacerdoti ucraini cattolici che prestano il loro ministero italiano, una metà circa sono sposati, gli altri celibi. “Io ad esempio sono sposato”, ha detto padre Stefano… “ma vi assicuro che il Papa lo sa!”.