La chiave della storia (C.S. Lewis)

La chiave della storia secondo C.S. Lewis: la guerra con cui il potere del male si oppone alla volontà di bene divina. Foto di Carabo Spain da Pixabay 
Foto di Carabo Spain da Pixabay 

La chiave della storia umana, di una storia così dolorosa: qual è, secondo C.S. Lewis? La spiegazione che in Mere Christianity lo scrittore dà della presenza del male nel mondo pone comunque – Lewis se ne rende conto – un altro problema. Secondo la fede cristiana, esiste una potenza malvagia che cerca di sottomettere questo mondo. Ma come può succedere qualcosa di contrario alla volontà di un Dio onnipotente?

Il libero arbitrio

Il fatto è che Dio ha creato esseri dotati di libero volere, cioè creature che possono fare del male come del bene. Se una cosa è libera di essere buona, è anche libera di essere cattiva. È il libero arbitrio ciò che ha reso possibile il male. Perché, allora, Dio ci ha dato il libero arbitrio? Perché il libero arbitrio, sebbene renda possibile il male, è anche l’unica cosa che rende possibile qualsiasi amore, bontà o gioia che valga la pena di avere.

«Un mondo di automi — di creature che agissero come macchine — non varrebbe la pena di crearlo. La felicità che Dio destina alle Sue creature superiori è la felicità di essere liberamente, volontariamente uniti a Lui e gli uni agli altri in un’estasi d’amore e di letizia al cui confronto l’amore più travolgente tra un uomo e una donna su questa terra non è che latte e diluito. E per questo bisogna che esse siano libere».

Naturalmente Dio non è stato preso alla sprovvista dalle decisioni degli uomini. Sapeva cosa sarebbe successo se avessero usato la loro libertà – come hanno fatto – in modo sbagliato; a quanto pare ha pensato che valesse la pena rischiare. Quello che ha creato non è un mondo di giocattoli che si muove solo quando Lui tira i fili…

«Qualcuno mi ha domandato: “Perché Dio ha fatto una creatura di stoffa tanto scadente da guastarsi?”. Migliore è la stoffa di cui è fatta una creatura – più essa è intelligente, forte e libera – tanto migliore sarà se va per la via diritta, ma anche tanto peggiore se si svia e si guasta. Una mucca non può essere molto buona né molto cattiva; un cane può essere e migliore e peggiore; ancora migliore o peggiore può essere un bambino; più ancora un uomo comune; più ancora un uomo di genio; e uno spirito sovrumano può essere migliore – o peggiore – di tutti».

La radice del peccato: voler essere come Dio

Dato che nel momento in cui hai un sé, c’è una possibilità di mettere Te stesso al primo posto — voler essere il centro — voler essere Dio, è presumibile che quello sia stato il peccato di Satana, e il peccato che insegnò al genere umano: «essere come dei», regolarsi da soli come se si fossero creati da soli, essere padroni di se stessi e inventare una sorta di felicità per se stessi prescindendo da Dio.

«Da quel vano tentativo è derivato quasi tutto ciò che chiamiamo storia umana – denaro, povertà, ambizione, guerra, prostituzione, classi, imperi, schiavitù – la lunga, terribile storia dell’uomo alla ricerca di qualcosa di diverso da Dio che lo renda felice».

Una velleità senza successo

«La ragione per cui il tentativo non può riuscire è questo. Dio ci ha creati: ci ha inventato come un uomo inventa un motore. Un’automobile è fatta per funzionare con la benzina, e non può funzionare bene con nient’altro. Dio ha progettato la macchina umana perché funzionasse con Lui stesso. È Lui Egli il carburante che il nostro spirito è destinato a bruciare, o il cibo di cui è destinato a nutrirsi. Non ce n’è altro. Per questo è inutile chiedere a Dio di renderci felici a modo nostro, senza curarci della religione. Dio non può darci una felicità e una pace altra da Se stesso, perché non c’è. È una cosa che non esiste».

La chiave della storia umana: il carburante sbagliato

«Questa è la chiave della storia umana. Si spendono energie enormi, si costruiscono civiltà, si escogitano ottime istituzioni; ma ogni volta qualcosa va storto. Qualche vizio fatale porta sempre ai vertici gente egoista e crudele, e tutto torna a scivolare nell’infelicità e nella rovina. In realtà, la macchina si inceppa. Sembra che parta bene, fa qualche metro, e si guasta. Cercano di farla funzionare con il carburante sbagliato. Questo è ciò che Satana ha fatto a noi esseri umani».

Un piano di salvezza: le premesse

«E Dio cosa ha fatto? Anzitutto ci ha lasciato la coscienza, il senso del bene e del male; e in tutto il corso della storia c’è stata gente che  ha cercato (alcuni strenuamente) di obbedirle. Nessuno ci è mai riuscito del tutto.

In secondo luogo, Dio mandò agli uomini dei buoni sogni, come io li chiamo: cioè quelle storie bizzarre, che ritroviamo in tutte le religioni pagane, su un dio che muore e risuscita, e con la sua morte dà in qualche modo nuova vita agli uomini.

La mitopoiesi

Affiora qui l’importante teoria, condivisa da Lewis e Tolkien, della mitopoiesi: l’uomo, fatto a immagine del Dio creatore, è sub creatore. Il che significa che, mentre Dio crea la realtà, l’uomo subcrea il mito. Il mito, in particolare quello della morte e resurrezione del Dio del grano (che a seconda dei vari popoli avrà vari nomi, ma simboleggia sempre la morte e rinascita del chicco di grano), è come un buon sogno, di cui Dio dota l’umanità per farle presentire, e prepararla a, l’Incarnazione, morte e resurrezione del Figlio, in cui il Verbo si sarebbe fatto carne, il mito storia, il simbolo realtà. Questa teoria fu molto apprezzata da Joseph Ratzinger – Benedetto XVII che la mise in evidenza nel suo libro (un articolo QUI).

Così scrive del Cristo nel suo nel suo Gesù di Nazareth, citando esplicitamente C.S. Lewis: «Il mistero della passione del pane l’ha, per così dire, aspettato, si è proteso verso di Lui, e i miti hanno aspettato Lui, in cui il desiderio è diventato realtà» (2007, pp. 315 ss.).

Il grande shock della storia

«Terzo, Egli scelse un popolo particolare, e per parecchi secoli provvide a insegnargli, con un martellamento continuo, quale Dio Egli fosse: – che Egli era il solo Dio, e che a Lui importava che si agisse rettamente. Quel popolo erano gli ebrei, e l’Antico Testamento è la storia di questo insegnamento».

Poi avviene la cosa più straordinaria, asserisce Lewis. Tra questi ebrei compare improvvisamente un uomo che va in giro parlando come se fosse Dio. Dice che è sempre esistito. Dice che verrà a giudicare il mondo alla fine del tempo. Afferma persino di perdonare i peccati. Non ci facciamo più caso perché la frase ci è familiare, ma questa affermazione, se provenisse da qualcuno che non fosse Dio, sarebbe così assurda da essere comica. La concessione del perdono dei peccati ha senso solo se Gesù fosse davvero il Dio le cui leggi sono state infrante e il cui amore è ferito in ogni peccato. Cristo dice di essere “umile e mite”, e in tal modo si comporta; ma il perdono dei peccati, prerogativa che egli si attribuisce, è azione solo divina. A questo Lewis tiene molto, ed è una delle sue affermazioni più celebri. Infatti sviluppa l’argomento.

O un pazzo, o un malvagio, o Dio

«Sto cercando, qui, di impedire che qualcuno pronunci la frase davvero sciocca che spesso si sente ripetere su di Lui: “Sono pronto ad accettare Gesù come un grande maestro morale, ma non accetto la Sua affermazione di essere Dio”. Questa è proprio la cosa che non bisogna dire.

Un uomo che fosse soltanto un uomo e dicesse le cose che diceva Gesù non sarebbe un grande maestro morale. Sarebbe un pazzo – alla pari di uno che affermi di essere un uovo in camicia – oppure sarebbe il diavolo in persona. Dobbiamo fare la nostra scelta. O quest’uomo era, ed è, il Figlio di Dio; o altrimenti era un folle o peggio ancora. Possiamo rinchiuderlo come pazzo, possiamo coprirlo di sputi e ucciderlo come demonio; o possiamo cadere ai Suoi piedi e chiamarLo Signore e Dio. Ma non ne usciamo con condiscendenti assurdità sul Suo essere un grande maestro umano. Gesù non ci ha lasciato questa scappatoia. Non ha voluto lasciarcela».