Il 1263 è l’anno in cui la Verna conosce un sostanziale impulso edilizio: si sviluppa un secondo polo di preghiera, quello sulla Scogliera con la cappella delle Stigmate e le altre annesse.
1263: Oratorio delle Stigmate e cappella della Croce
Inizia a sorgere la chiesetta delle Stimmate, per opera del conte Simone di Battifolle.
L’Iscrizione sulla facciata della chiesa recita:
«A.D. MCCLXIIII. Feria V. Post festum Assumptionis gloriose Virginis Marie,
Comes Simon filius illustrissimi viri Comitis Guidonis Dei gratia in Tuscia Palatinus.
Fecit fundari istud Oratiorum ad honorem Beati Francisci ut ipse cui in loco isto seraph apparuit
sub anno Domini MCCXXV infra octavam nativitatis eiusdem Virginis,
et corpori eius impressit Stigmata Iesu Christi
consignet eum gratiam Spiritus Sancti».
Fornisco la traduzione e faccio un’osservazione sulla datazione:
«Nell’anno del Signore 1264, Venerdì dopo la festa dell’Assunzione della Vergine Maria, il conte Simone, figlio dell’uomo illustrissimo Guido per grazia di Dio conte palatino in Toscana, fece erigere questo Oratorio in onore del Beato Francesco affinché quello stesso cui in questo luogo apparve il serafino nell’anno del Signore 1225 nell’ottava della Natività della medesima Vergine, e nel suo corpo impresse le Stigmate di Gesù Cristo, gli elargisca la grazia dello Spirito Santo».
Problemi di datazione: lo Stile pisano
Se fate caso alle date, vedrete che quella dell’impressione delle stigmate a San Francesco vi può apparire sbagliata: è risaputo che avvenne nel 1224, due anni prima della morte, e non nel 1225 come afferma la lapide. Per cui, anche l’anno di costruzione dell’Oratorio risulta non corrispondente al nostro sistema di datazione.
Il fatto è che l’artigiano che lo realizzò si attenne al calendario pisano, che seguiva come quello fiorentino lo Stile dell’Incarnazione (cioè faceva iniziare l’anno il 25 marzo, festa dell’Annunciazione), ma in modo anticipato. Mentre nel resto della Toscana l’anno – fiorentino, senese, lucchese… – a partire dal 25 marzo corrispondeva al computo moderno, nello Stile anticipato pisano l’anno era il successivo. Questo perché, a differenza di tutti gli altri calendari cristiani, il calendario pisano partiva dall’Anno Zero e non dall’1 dopo Cristo.
Quindi, sulla base del computo pisano, l’anno 1264 corrisponde al 1263, come il 1225 corrisponde al 1224.
Pensate alle complicazioni nella consultazione di documenti storici causate da questa confusione di calendari: prima che nel 1749 il granduca di Toscana li uniformasse all’uso moderno con il Capodanno al 1° gennaio (Calendario gregoriano o Stile moderno), in Toscana vigevano due calendari con anni diversi. Non solo; nei vari stati italiani e nel resto d’Europa ce n’erano altri che facevano iniziare l’anno il 25 dicembre (Stile della Natività), il 1° marzo (Stile veneto), il 1° settembre (Stile bizantino), per culminare con lo Stile della Pasqua (Stile francese) che adottava come Capodanno addirittura una data mobile… vi potete immaginare!
La cappella della Croce: Seconda cella
Il conte Simone di Guido di Battifolle edifica sul luogo della seconda cella di S. Francesco la cappella della Croce (Mariano p. 83; Miglio p. 50 s.). Tale cappella nasce come una chiesa gotica, mentre con le trasformazioni successive è divenuta una sorta di andito che introduce alla cappella delle Stigmate.
1264: Oratorio di Sant’Antonio da Padova e cappella di San Bonaventura
Il conte Simone di Battifolle costruisce l’oratorio detto di S. Antonio da Padova, e probabilmente anche quello poi detto di San Bonaventura, di cui si ricorda la presenza sul luogo delle Stigmate.
L’oratorio di S. Antonio viene tutto decorato di pitture, che ancora si potrebbero vedere in alcuni punti sotto la scialbatura.
L’altro oratorio sarà intitolato a San Bonaventura dopo che il 1° maggio 1482 questi sarà ascritto da Sisto IV nell’albo dei Santi. Presumibilmente l’intitolazione avverrà dopo la composizione del Dialogo del Mariano (1522), che ancora non ne parla:
«L‘altra cappelletta sotto la chiesa delle stigmate… è più presso al locho dove era sancto Francesco quando fu stigmatizzato… non fu per altra ragione facta, se non perché SI POTESSI VEDERE EL PROPRIO MASSO».
Ne parla invece il Miglio nel 1568 (Mariano p. 86; Miglio p. 114; 120).
1265: Testimonianza di F. Salimbene
F. Salimbene de Adam di Parma (1221-1289) racconta nella sua Cronaca (1282-88) di essere passato una volta dalla Verna, tornando da Assisi. Così annota:
«E il sagrista mi mostrò un grosso frammento della Croce del Signore, che aveva avuto fra Mansueto dal re di Francia di buona memoria S. Lodovico, essendo egli – fra Mansueto – mandato come nunzio presso il re da parte del papa Alessandro IV.
Nel tempo in cui stetti alla Verna, ho visitato tutti i luoghi di devozione che c‘erano, e la domenica ho celebrato la messa conventuale e, dopo il Vangelo, ho fatto la predica al popolo che era venuto in chiesa, uomini e donne…
Viveva ancora, ed abitava là, vecchio e infermo, frate Lotario, che anticamente era stato mio custode nella custodia di Pisa. Penso che quel convento sarebbe stato abbandonato, come egli mi raccontò, se non fosse stato mantenuto per suo intervento.
Alla Verna notai anche questo: quando i frati di là fanno la commemorazione del beato Francesco, sempre dicono a mattutino l‘antifona O martyr desiderio, e ai vespri Celorum Candor, per il motivo che in queste due antifone si fa menzione dell‘apparizione del serafino, e sempre all‘inizio di quelle due antifone i frati genuflettono» (Cronaca nn. 2629-2633).
F. Salimbene attesta dunque il canto, nel 1265, dell’antifona Coelorum Candor, la cui composizione il Pisano attribuisce al card. Ranieri Capocci di Viterbo (+ 1250), cistercense, senza indicarne però l’anno.
Coelorum Candor
Ecco il testo:
Caelórum candor splénduit,
novum sidus emícuit:
Sacer Francíscus cláruit,
cui Seraph appáruit,
obsígnans eum vúlnere
in volis, plantis, látere,
dum formam Crucis gérere
vult corde, ore, ópere.
Il chiarore dei cieli risplende,
una nuova stella sfavilla:
rifulge Santo Francesco,
Cui apparve un Serafino
segnandolo con le ferite
sui piedi, sulle mani e sul fianco,
perché portare l’immagine della Croce
vuole nel cuore, nelle parole e nelle azioni.
Questa, che è l’antifona dei Vespri dell’Impressione delle Stigmate, viene cantata ogni giorno alla Verna quando la processione arriva alla cappella delle Stigmate.
Fino al 1431, però, la processione non si faceva. L’ufficiatura al luogo delle Stigmate era svolta in tutt’altro modo, in regime di clausura e mediante il servizio di cinque frati dimoranti in Cinque Celle.
1267 circa: le Cinque Celle
Simone Guidi conte di Battifolle fa costruire cinque celle per altrettanti religiosi, tutti sacerdoti, che officiassero notte e giorno, in un regime di stretta clausura, alla cappella delle Stimmate (Mariano p. 96; Miglio p. 35).
Inizia quindi l’ufficiatura alle Stimmate da parte di cinque religiosi sacerdoti ivi assegnati dal Ministro Generale tra i più devoti frati dell’Ordine (Mariano p. 96).
Di queste Cinque Celle, ubicate approssimativamente dove si trovano gli orti paralleli al corridoio delle Stigmate, non vi è più traccia, né esistono disegni o pitture che le ritraessero. Furono infatti demolite, ormai fatiscenti, dopo che la Verna nel 1431 passò ai Frati Minori Osservanti.
Se foste saliti alla Verna…
Se foste saliti alla Verna nell’anno del Signore 1267, avreste potuto ammirare dal basso le costruzioni che sembrano scaturire dalle viscere della Scogliera delle Stigmate, ma non avreste potuto andare a pregare nelle cappelle, in quanto vigeva alla Verna un regime di strettissima clausura anche verso i pellegrini. Neppure gli uomini avevano accesso al luogo delle Stigmate, salvo una speciale autorizzazione del Guardiano. L’unico luogo di preghiera per i pellegrini era, ancora, la chiesetta di Santa Maria degli Angeli.
Fonti
SALIMBENE DE ADAM DA PARMA, Cronica Ordinis Minorum (1288), ed. a cura di G. Scalia, Brepols, Turnholti 1999
FR. BARTOLOMEO DA PISA, De Conformitate Vitae Beati Francisci ad Vitam Domini Jesu (1385-90), Analecta Franciscana IV-V , Collegio S. Bonaventura, Ad Claras Aquas prope Florentiam 1906-7
F. MARIANO DA FIRENZE, Dialogo del Sacro Monte (1522) a cura di Ciro Cannarozzi, Pacinotti, Pistoia 1930
P. AUGUSTINO DI MIGLIO, Nuovo Dialogo delle Devozioni del Sacro Monte della Verna, Stampa Ducale, Fiorenza 1568