Nell’antichità biblica i cananei, abitanti della terra di Canaan, erano di etnia fenicia. Gesù, lasciando Genezareth dove è avvenuto lo scontro con i farisei, si ritira appunto verso una terra pagana, la Fenicia. In tale contesto avviene l’incontro con la donna cananea.
È la donna che va incontro a Gesù. Il momento dei pagani, per Gesù che si dice mandato alle pecore perdute della casa d’Israele (15,24), non è ancora venuto. È la donna che affretta i tempi, come la Madre di Gesù alle nozze di Cana nel IV Vangelo. Come nell’episodio di Cana – curiose queste analogie! – Gesù sembra chiuso in un atteggiamento di rifiuto, prima col silenzio, poi con la negazione. È un momento di suspense: cosa accadrà? I “programmi”, sia pure divini, avranno la meglio sulla carità?
Torna in scena il pane
In realtà, quella che Gesù sta interpretando, a beneficio degli astanti, per la loro crescita nella fede, è una parte, quasi una “sceneggiata”. Di fronte all’apparente insensibilità di Gesù si acutizza la sensibilità dei discepoli, anche se il motivo reale sembra essere il fastidio che la donna sta provocando con le sue grida di aiuto. Ma qui ritorna, ed è questo il momento centrale della sezione, l’immagine del pane.
Gesù sembra rispondere negativamente: non si dà ai cani il pane dei figli. “Cane” era il normale epiteto che il popolo eletto riferiva al pagano in quanto incirconciso e impuro, come il cane, appunto, che nel mondo biblico, con l’eccezione del libro di Tobia, non è un animale positivo e nemmeno domestico, è piuttosto qualcosa come uno sciacallo.
Perciò, anche se attutita dal diminutivo “cagnolini”, nel senso non di cuccioli ma di cani domestici, la frase suona molto offensiva alle orecchie pagane. Luca, infatti, che scrive per i pagano – cristiani, preferisce omettere l’intero episodio.
La donna però si dimostra capace di cogliere l’ironia e la rilancia arditamente e con fede: bastano le briciole, che si danno anche ai cani. Che l’abbondanza vada anche a loro, ai pagani, è già alluso nello spreco di seme della parabola del seminatore, e nelle 12 ceste di avanzi di pane della prima moltiplicazione. Le briciole, infatti, sono quello che avanza; ma al grande banchetto del Pane e della Parola – ce n’è così tanto, il Padrone non bada a spese! – tutto sovrabbonda, e questa donna che si contenta di briciole avrà il pane dei figli.
L’episodio così prelude alla seconda moltiplicazione dei pani, quella per i pagani. Altro che briciole!