Lettura continua della Bibbia. La benedizione di Aronne

Il gesto della benedizione sacerdotale. Le dita formano la lettera ebraica Shin, iniziale di Shekinah (l’attendarsi di Dio fra gli uomini) e Shaddai (Onnipotente). Nachum Gutman, 1961, House of the Chief Rabbinate, Tel Aviv-Yafo. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26379170

A differenza della profezia, che poteva essere esercitata da qualunque persona, a seconda di come la ispirasse lo Spirito di Dio, il sacerdozio in Israele costituisce una casta, il cui status si trasmette esclusivamente di padre in figlio. Il ruolo dei sacerdoti era essenzialmente quello sacrificale, svolto, a partire dalla riforma di Giosia (VI secolo a.C.), nel solo tempio di Gerusalemme.

Dopo il 70 d.C., dopo la distruzione del tempio, il sacerdozio ebraico ha continuato ad esistere senza poter essere, però, esercitato. Secondo l’ebraismo ortodosso, la maggior parte delle funzioni sacerdotali è infatti sospesa in attesa della ricostituzione del Terzo Tempio ad opera del Messia. Tuttavia i sacerdoti (kohanim, plurale di Kohen), ovvero coloro che sanno di essere di stirpe sacerdotale, mantengono uno status importante all’interno dell’ebraismo, anche se le loro uniche funzioni rimaste sono la benedizione sacerdotale e la riscossione del riscatto dei primogeniti.

Gli ebrei di stirpe sacerdotale devono evitare al massimo il contatto con la sfera della morte astenendosi dal partecipare alle esequie se non dei genitori, moglie, figli, fratelli e sorelle nubili. Il sacerdote non poteva sposare una donna ripudiata o una donna di cattiva moralità, pena la sospensione degli uffici sacerdotali.

La benedizione sacerdotale

I kohanim che partecipano alla preghiera in sinagoga impartiscono anche la Benedizione Sacerdotale. Svolgono questo servizio dopo la ‘Amidah (la preghiera recitata eretti a piedi uniti), stando in piedi di fronte all’assemblea, con le braccia tese e le dita in una posizione specifica. I kohanim che vivono in Israele, e molti sefarditi che vivono fuori di Israele, impartiscono la Benedizione Sacerdotale  quotidianamente; gli ashkenaziti che vivono fuori di Israele lo fanno solo nelle festività.

Numeri 6

22Il Signore parlò a Mosè e disse: 

23«Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
24Ti benedica il Signore e ti custodisca.
25Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
26Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
27Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

In questo passo, il Signore dona Lui stesso la formula con la quale i sacerdoti dovranno benedire il suo popolo.

Ti benedica il Signore e ti custodisca

La fonte di ogni benedizione è il Signore, mentre la vita umana lasciata a se stessa tende verso il disfacimento. La possibilità di arrestare la corsa verso il baratro è solo divina. In questa ottica, la benedizione di Dio è l’opera mediante la quale Egli rigenera l’uomo. Per questo non solo lo benedice, lo custodisce anche nella sua benedizione.

Il Signore ci vuole benedire e proteggere, custodire e salvare, rinnovare e santificare in tutti i momenti della nostra vita. Però la benedizione non è un atto magico che funzioni automaticamente: è una preghiera che concorre con la volontà umana affinché la rigenerazione che il Signore offre all’uomo sia ricevuta con fede.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia

Mostrare il volto indica benevolenza, bontà, misericordia, grazia (sono gli attributi di Dio), perdono. Il Dio di Israele non ha un volto di carne da mostrare, ma Egli stesso è benevolenza, bontà, misericordia, grazia. Grazia è ciò che l’uomo non può avere da sé solo: viviamo di grazia, perché tutto è dono di Dio. Ogni attimo di vita è un dono della grazia di Dio, e chi professa questa fede deve cercare di fare di tutta la sua vita una risposta al Signore.

Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace

La pace biblicamente non è, o per lo meno non è soltanto, assenza di guerra. È compiutezza, perfezione, equilibrio, armonia, tranquillità: è poter essere se stessi nella Verità di Dio. La pace è un dono di Dio, perché solo in Dio possiamo trovare la nostra autenticità. Poiché Dio si è rivelato all’uomo nella sua Parola, l’uomo è nella pace quando è pienamente nella Parola di Dio. La benedizione ci aiuta ad essere creature capaci di osservare la sua Parola e di entrare così nella pace vera con Dio, con noi stessi, con i fratelli, con il creato. È la quadruplice armonia originaria di cui si legge nella storia delle origini (Genesi 1-2) e che viene perduta con il peccato (Genesi 3).

La benedizione di San Francesco

Benedizione di S. Francesco. Di tetraktys (talk) 05:37, 25 September 2010 (UTC) – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11587416

Proprio ottocento anni fa, nel 1224, alla Verna, l’anno dell’Impressione delle Stigmate, Frate Leone chiese a S. Francesco una preghiera che lo aiutasse in un momento di crisi spirituale. San Francesco gli dettò queste parole:

«Benedicat tibi Dominus et custodiat te;

ostendat faciem suam tibi et misereatur tui.

Convertat vultum suum ad te et det tibi pacem.

Dominus benedicat frater Leo, te».

«Il Signore ti benedica e ti custodisca,

mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.

Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace.

Il Signore benedica te, frate Leone».

Benedizione di AronneBenedizione di S. Francesco
Numeri 6 24Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
25Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
26Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
«Il Signore ti benedica
e ti custodisca,
mostri a te il suo volto
e abbia misericordia di te.
Rivolga verso di te il suo sguardo
e ti dia pace».

È la stessa preghiera… perché San Francesco, che il biografo dice non essere più un uomo che pregava ma un uomo fatto preghiera, era anche non più un uomo che leggeva la Parola di Dio, ma un uomo divenuto Parola di Dio.

E – per scherzare – che ne dite del saluto vulcaniano? Dalla Bibbia alla fantascienza

Fonte immagine: https://www.startrek.com/en-un/news/live-long-and-prosper-jewish-history-month

Nessuno, se non conosce qualcosa di ebraismo, potrebbe supporre l’origine biblica del saluto vulcaniano. Spiego cosa è, per i profani di Star Trek: quando nella famosa serie tv di fantascienza si trattò di inventare un saluto esotico per l’alieno signor Spock, metà umano e metà vulcaniano, fece irruzione nel mondo immaginario trekkiano un autentico gesto del mondo ebraico. L’attore che impersonava Spock, Leonard Nimoy, era di famiglia ebraica, e di lingua yiddish, proveniente dall’Ucraina. Si ricordò che da bambino, sbirciando in sinagoga a Boston il gesto di coloro che impartivano la benedizione sacerdotale, aveva visto le dita delle loro mani suddivise a formare quella che in ebraico è la lettera Shin (ש). Dando corpo alla propria eredità ebraica, trasbordò il gesto nel mondo di Star Trek, accompagnandolo con la formula (che pure è una benedizione biblica) Vita lunga e prospera. Il saluto vulcaniano era nato!