Festa di Sant’Antonio abate: la benedizione degli animali

La benedizione degli animali
Statuetta lignea di S. Antonio abate (XVI secolo) della chiesa di S. Antimo (Piombino), dono della famiglia Minuti. Al suo fianco l’immancabile maialino, in questo caso, data la zona geografica, una cinta senese

Fra le tradizioni recentemente rinvigorite da una nuova sensibilità popolare, sicuramente la benedizione degli animali nella ricorrenza di S. Antonio abate è una delle più importanti. La benedizione degli animali era ritenuta fondamentale nella civiltà contadina per il benessere e la prosperità degli animali da allevamento e da lavoro; oggi viene ripresa nelle città nei confronti degli animali di affezione, i moltissimi cani e gatti, ma anche conigli, criceti, canarini, pappagalli, tartarughe ed altri che popolano le nostre case, contribuiscono all’educazione dei bambini e consolano la solitudine degli anziani.

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Avete fatto caso che la gente, ovunque si trovi a fare una fila, parla incessantemente delle proprie o altrui malattie, acciacchi o guai vari? Il lamento è continuo. Io ho notato che c’è un solo posto dove la gente aspetta senza lamentarsi, parlando d’altro: nella sala d’attesa dell’ambulatorio del veterinario. L’attenzione posta sugli animali distoglie la persona dal ripiegarsi su di sé e sulle negatività della propria vita.

Una Messa per S. Antonio abate

Fra le molteplici iniziative che vengono celebrate un po’ ovunque nel giorno di S. Antonio abate, io ho partecipato alla Messa nella chiesa di S. Antimo a Piombino, al termine della quale il celebrante don Cyprien ha benedetto i cagnolini presenti.

“Sfortunato come un cane in chiesa”, si usava dire un tempo. Conoscete la parola “scaccino”, sinonimo di “sagrestano”? Io ne conosco l’uso letterario, perché da noi non si adopera. Ma sapete da dove deriva? Proprio dall’incarico, che il sagrestano fra gli altri aveva, di scacciare i cani dalla chiesa; ma non è più il caso. Sono cani fortunati, amati, vezzeggiati, quelli che vanno in chiesa, e sanno anche come comportarsi, seduti o sdraiati, ma sempre composti, accanto ai loro padroni.

Dobby, anche davanti alla stuatua di S. Antonio, non può fare a meno di dimostrare la sua gioia alla padrona

Oggi poi, festa di S. Antonio, i cani in chiesa fanno da padroni. E ne hanno ben donde, perché Dio, che è il Signore amante della vita, li benedice, come benedice tutti, tutti.

È quello che ha fatto don Cyprien al termine della Messa, passando tra le panche nella navata per benedire i cagnolini presenti. Appena benedetto, Ulisse ha abbaiato. “Per ringraziare il Signore della benedizione”, ha commentato don Cyprien. Insomma, una cerimonia molto raccolta e simpatica.

Ma, prima, nella bella e ben calibrata omelia tenuta sulla figura di S. Antonio, don Cyprien aveva fatto notare alcuni aspetti profondi della sua vita e spiritualità, tra cui l’età in cui Antonio aveva compiuto la sua scelta: 18 anni, massimo 20. L’iconografia lo rappresenta come un anziano, e fa bene, si potrebbe aggiungere, perché è vissuto per ben 106 anni. Ma con la sua scelta di vita S. Antonio ha dimostrato che anche un giovane può avere sogni e desideri e progetti realizzabili.

Un altro aspetto notevole della vita di S. Antonio abate è il fatto di essersi dedicato ad una vita ritirata per stare con il Signore ma non per prendere le distanze dagli uomini. La “Vita di S. Antonio” scritta da S. Atanasio (la Vita di un santo scritta da un altro santo!) registra che “Tutti gli abitanti del paese e gli uomini giusti, della cui bontà si valeva, scorgendo un tale uomo lo chiamavano amico di Dio e alcuni lo amavano come un figlio, altri come un fratello”. S. Antonio era vicino a Dio, ma rimaneva anche vicino agli uomini. C’è veramente molto su cui meditare.

La preghiera si è conclusa con l’orazione a S. Antonio qui sopra riportata.

Per un approfondimento su S. Antonio abate e le tradizioni legate al suo nome, vedere QUI.