
Babbo Natale è conosciuto a livello planetario: proviene dall’Asia minore, passando per l’Europa settentrionale giunge in America, e da lì viaggia in tutto il mondo. La Befana invece viene dall’Italia e rimane in Italia: è una vecchietta stravagante ma benevola le cui remote radici affondano forse in qualche personificazione mitica della natura invernale, l’anno vecchio che è appena finito; la scopa su cui vola può benissimo rappresentare la purificazione delle case e delle famiglie in vista della rinascita che avverrà in primavera.
Le origini remote della Befana
Come avviene in molti casi, è probabile che elementi arcaici pagani si siano mescolati a elementi cristiani. La Befana, una vecchia donna che porta doni, è stata messa in relazione con la dea romana di origini sabine Strenia: strena in latino significa regalo di buon augurio. Questa tradizione si riferiva alle feste dei Saturnalia (17-23 dicembre), ma anche alla festa di inizio dell’anno. I dodici giorni che vanno da Natale all’Epifania sono inoltre collegati a particolari superstizioni pagane, culminanti con la notte del 6 gennaio (la Dodicesima Notte). Un’usanza comune a tutta l’Europa è quella di accendere falò la notte dell’Epifania, per eliminare il male e propiziarsi la fecondità della terra e degli animali. Se le fiamme sono alte, l’annata sarà buona; se la legna stenta a bruciare, guai!
La matrice cristiana

Qualunque ne sia l’origine, il nome stesso della Befana ne tradisce la matrice cristiana: «Befana» infatti è corruzione di «Epifania», attraverso «Bifanìa» e «Befanìa».
C’è una leggenda eziologica che spiega questo rapporto fra la solennità religiosa e la vecchietta dei regali. Pare che i Magi, diretti a Betlemme con i doni, non riuscissero a trovare la strada. perciò chiesero informazioni a un’anziana donna e la invitarono ad andare con loro, ma questa rifiutò di muoversi, salvo pentirsene presto e cercare di raggiungere i sapienti presso la mangiatoia del Bambino. Preparò un cesto di dolci e si mise sulle loro tracce, ma non riuscì a trovarli. A quel punto decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi, sperando che uno di essi fosse Gesù. Da allora porta regali a tutti i piccoli. Evidentemente, l’idea è ispirata ai tre doni che i Magi portano al Bambino Gesù: oro, incenso e mirra.
Così, in Italia, la Befana diviene elargitrice di doni, al pari di Santa Lucia il 13 dicembre (in molte zone dell’Italia settentrionale) e dei Morti il 2 novembre in Sicilia. In alcune zone dell’isola, però, come a Cefalù, i doni sono portati dalla Vecchia Strina che ha tanto della Befana, salvo lo spostarsi a piedi tirandosi dietro una carovana di muli carichi di ogni ben di Dio.

La Pasquella
In alcune zone d’Italia, come Toscana e Romagna, è rimasta viva la tradizione della «Befanata», che indica il canto di questua recato di porta in porta da gruppi di cantori e suonatori che a forza di stornelli chiedono ai padroni di casa cibo e bevande. In alcuni paesi la Befanata è chiamata «Pasquella», e ciò è indice del fatto che l’Epifania veniva, anche popolarmente, considerata la prima Pasqua dell’anno, in quanto ogni grande festa è Pasqua: Pasqua d’Epifania, Pasqua d’Ova, Pasqua di Rose (Pentecoste), Pasqua di Ceppo (Natale).
Questo è un esempio di Pasquella:
«L’Anno novo è già venuto
Già che Dio ce l’ha mandato
Ce l’ha mandato con allegria
Bon Anno novo e Epifania
Ce l’ha mandato con allegria
Bon Anno novo e Epifania.
Fate presto e non tardate
Che dal ciel cade la brina
Ce fa venì la tremarella
Bon Anno novo e bona Pasquella
Ce fa venì la tremarella
Bon Anno novo e Bona Pasquella».