Catturata da altre cose, mi accorgo di aver sospeso il discorso sul Mere Christianity di C.S. Lewis da parecchio tempo; ho percorso altre piste (l’articolo precedente QUI).
Riprendiamone la lettura, ripartendo dal tema della risposta di Dio al male dell’uomo, per arrivare ad una argomentazione molto importante: la base del nostro credere.
In quel suo prezioso libretto, Lewis è venuto dicendo che la presenza del Male nella storia è dovuta all’esistenza del libero arbitrio che Dio ha donato alle creature razionali. Ne deriva una terribile responsabilità nella libertà di scelta, che fa sì che l’uomo possa imboccare la strada sbagliata con conseguenze tragiche: lo stiamo vedendo con i nostri occhi.
«Questa è la chiave della storia umana. Si spendono energie enormi, si costruiscono civiltà, si escogitano ottime istituzioni; ma ogni volta qualcosa va storto. Qualche vizio fatale porta sempre ai vertici gente egoista e crudele, e tutto torna a scivolare nell’infelicità e nella rovina. In realtà, la macchina si inceppa. Sembra che parta bene, fa qualche metro, e si guasta. Cercano di farla funzionare con il carburante sbagliato. Questo è ciò che Satana ha fatto a noi esseri umani».
Ma Dio non ha abbandonato gli uomini alle loro scelte sbagliate. Si è incarnato accettando di subire come uomo resa e umiliazione.
Credere nella vittoria sulla sofferenza e sulla morte
«Ora, la credenza cristiana è che se noi in qualche modo condividiamo la sofferenza e l’umiltà di Cristo, condivideremo anche la Sua vittoria sulla morte, e dopo morti troveremo una nuova vita, in cui diventeremo creature perfette e perfettamente felici […].
Ci sono tre cose che propagano in noi la vita di Cristo: il battesimo, la fede e quell’azione misteriosa che diversi cristiani chiamano con nomi diversi – Santa Comunione, Messa, Cena del Signore. Almeno, quelli sono i tre metodi ordinari. Non sto dicendo che potrebbero non esserci casi speciali in cui essa si propaga senza uno o più di questi…
Io, per parte mia, non so capire perché queste cose siano il tramite verso il nuovo tipo di vita… Ma se non sono in grado di capire perché sia così, posso dirvi perché credo che sia così. Ho già spiegato perché devo credere che Gesù era (ed è) Dio. E risulta chiaro, come dato storico, che Egli insegnò ai Suoi seguaci che la nuova vita si comunicava in questo modo. In altre parole, io lo credo sulla sua autorità».
Cosa significa credere in base ad una «autorità»
«Non lasciatevi spaventare dalla parola “autorità”. Credere una cosa in base ad un’autorità significa soltanto crederla perché ce l’ha detta qualcuno che riteniamo degno di fede. Il novantanove per cento delle cose che crediamo le crediamo sull’autorità altrui. Io credo che esiste una città chiamata New York. Personalmente non l’ho mai vista, e non potrei dimostrarne l’esistenza con un ragionamento astratto. Ci credo perché persone degne di fede mi hanno detto che esiste.
L’uomo comune crede al Sistema Solare, agli atomi, all’evoluzione, alla circolazione del sangue in base a un’autorità — perché lo dicono gli scienziati. Ogni affermazione storica viene creduta in base all’autorità. Nessuno di noi ha visto la conquista normanna o la sconfitta dell’Armata spagnola. Nessuno sarebbe in grado di dimostrarle per pura logica, come si dimostra un teorema geometrico. Crediamo a queste cose semplicemente perché persone che le hanno viste hanno lasciato scritti che ce ne parlano; ci crediamo, insomma, in base a un’autorità. Chi si inalberasse contro l’autorità in altri campi, come alcuni fanno in materia religiosa, dovrebbe accontentarsi di non sapere nulla per tutta la vita».
Dio non ci ama perché siamo buoni: siamo buoni perché Dio ci ama
«Ecco perché il cristiano è in una posizione diversa da altri che si sforzano di essere buoni. Costoro sperano, agendo bene, di piacere a Dio, se c’è; oppure, se pensano che non ci sia, sperano almeno di meritare l’approvazione dei buoni. Il cristiano, invece, pensa che tutto il bene che egli fa proviene dalla vita di Cristo che è dentro di lui. Non pensa che Dio ci ami perché siamo buoni, ma che Dio ci fa buoni perché ci ama; così come il tetto di una serra non attira il sole perché è lucente, ma è lucente perché il sole splende su di esso».