
Isaia è il profeta messianico per eccellenza. Mi spiego: non tutti i profeti sono messianici. Alcuni nella loro predicazione si sono rivolti ai contemporanei solo in relazione ai fatti della loro epoca. Hanno anche promesso una consolazione futura, ma non legata ad una figura individuale di Cristo (in ebraico Mashîach, Unto cioè Consacrato): ad esempio Amos ed Osea. Invece Isaia, con pochi altri (tra cui spiccano i libri di Michea e Zaccaria), ha veramente e chiaramente annunciato l’avvento di un Consacrato che avrebbe redento Israele dalla sua schiavitù.
Le tappe decisive della vita di Isaia, il principe dei profeti di Giuda, si desumono con una certa precisione dal libro che porta il suo nome.
Il contesto storico e la vita

Nato verso il 770 a.C., dato il contesto in cui, si muove, è molto probabile che Isaia fosse di estrazione cittadina, nativo di Gerusalemme, ed appartenesse ai ceti superiori della città. Era sposato ed aveva dato ai figli nomi simbolici:
- She’ar-Jashûb = “Un resto tornerà”
- Maher-Shalal-Chashbaz = “Pronto alla preda, veloce al bottino”.
Delle sue condizioni personali non conosciamo altro; la sua vicenda storica si inquadra nel periodo di ascesa dell’Assiria di Tiglat-Pileser III (745-727 a.C.), che nel 734 si affacciò in Palestina, provocò contro di sé la guerra siro-efraimita (cui Gerusalemme non volle prendere parte chiamando invece in proprio soccorso gli assiri), e sconfisse gli alleati conquistando nel 732 Damasco e nel 722 Samaria (con Sargon II che completò l’opera di Salmanassar V).
Si susseguirono vari moti di rivolta: Giuda ebbe parte a quello del 713, represso dall’Assiria, ed a quello iniziato nel 705. Quando nel 701 Sennacherib ebbe domato i fenici e sconfitto gli egiziani, anche Ezechia dovette capitolare e perse gran parte del suo regno (46 centri abitati), ma Gerusalemme fu salva (per debolezza interna dell’impero assiro, per la pressione esterna egiziana e forse per la peste di cui parla anche Erodoto, adombrata nell’intervento miracoloso di cui in 2 Re 19,35 ss.). Tutti questi eventi storici si rispecchiano con molta esattezza nella predicazione di Isaia.
Isaia, chiamato al ministero profetico nel 740 circa, visse fin circa il 701; della sua morte non sappiamo niente di certo. L’apocrifo Martirio di Isaia lo fa morire martire sotto Manasse (693-639), di cui 2 Re 21,16 afferma che fece uccidere alcuni profeti; l’Ascensione di Isaia precisa che l’empio re l’avrebbe fatto segare in due per aver egli paragonato Gerusalemme a Sodoma e Gomorra.
Il profeta della calma nella fede

Isaia è un profeta irruento, sicuro della propria missione e di sé, che non ha la timidezza dell’elegiaco Geremia né l’asprezza di Amos profeta mandriano, né lo strazio di Osea sposo tradito. Non appare come una figura tormentata. Pur aderendo con slancio alla propria vocazione (beninteso, dopo essersi dichiarato sgomento ed essere stato purificato con un carbone ardente), e dimostrando di non arretrare di fronte a niente, Isaia è il profeta della calma interiore nella fede.
Ogni profeta ha un proprio modello di vita interiore e di impegno. Amos è il vigoroso profeta della giustizia sociale; Osea il profeta dell’amore sponsale di Dio; Geremia ha una profonda esperienza della sofferenza; Ezechiele esprime l’anelito alla purità sacerdotale; e così via. Isaia è il profeta della calma. Evidenzia bene questa caratteristica nell’immagine che usa e nelle parole che dice quando va incontro al re Acaz minacciato dalla guerra:
7 2Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo tremarono come tremano gli alberi della foresta davanti al vento. 3 Il Signore disse ad Isaia: «Esci incontro ad Acaz tu ed il figlio tuo Seariasùb all’estremità del canale della piscina superiore, verso la strada del campo del lavandaio. 4 Gli dirai: “Guarda di rimanere tranquillo, non temere…” 9 Se non crederete, non avrete stabilità».
Il contrasto fra l’immagine degli alberi che tremano scossi dal vento e quella della calma interiore cui il re viene invitato è molto efficace. Il verbo ’aman, qui, indica sia l’essere roccia stabile che è Dio, sia la certezza che il credente vi trova. L’unica certezza. Ma il re ripone la propria fede solo nelle sue risorse umane, e rifiuta anche il segno che il Signore gli vuol dare.
Le tematiche della predicazione di Isaia
In tutta la sua grande varietà e ricchezza di applicazioni, il messaggio di Isaia poggia su poche idee religiose. Questi sono i particolari settori riguardati:
- La critica ad una classe dirigente che vive nel lusso, opprime i deboli, alimenta un culto ipocrita per soffocare la propria coscienza proclamando di ricercare Dio.
- La fede come risposta positiva al piano di Dio nella storia, e quindi la fedeltà, la calma.
- Il resto fedele, mediatore di salvezza.
- Il Messia davidico.
- Il giudizio sulle nazioni.
Già Mosè, secondo lo jahvista (Es 14,13), aveva esortato gli israeliti a restare calmi e vedere la salvezza operata da Dio. E Isaia inizia il suo discorso ad Acaz con queste parole: “Sta’ in guardia, sta’ calmo” (7,4). Oltre 20 anni dopo, di fronte alla prospettiva dell’alleanza non più con l’Assiria ma con l’Egitto, Isaia ribadirà ugualmente:
«Perché così parla il Signore Dio, il Santo d’Israele: “Nella conversione e nella calma sarete salvi, nella perfetta fiducia sarà la vostra forza”. Ma voi non avete voluto» (30,15).
Questo atteggiamento dell’uomo è un’imitazione di un atteggiamento di Dio:
«Resterò tranquillo e mirerò dalla mia dimora
qual torrido calore alla luce del sole
e qual nube rugiadosa al calore della mietitura» (18,4).
Se Israele imparerà questo atteggiamento dal suo Dio, allora (32,15 ss.)
15 “alla fine sarà infuso su di noi lo spirito dall’alto;
il deserto diventerà un giardino
e il giardino si cambierà in foresta.
16 Nel deserto dimorerà il diritto
e la giustizia abiterà nel giardino.
17 Effetto della giustizia sarà la pace
e il frutto del diritto sarà sicurezza
e tranquillità perpetua.
18 Il mio popolo abiterà in una dimora di pace,
in dimore sicure e in luoghi tranquilli,
19 anche quando cadrà la foresta,
e la città sarà profondamente abbassata.
20 Beati voi che seminerete presso tutte le acque,
e lascerete in libertà buoi e asini”.
Questo è il contenuto della dottrina teopolitica, come la chiama M. Buber, di Isaia, dall’imminenza dell’intervento di Dio nella storia all’attesa messianica: «Lo star calmo è la santità come atteggiamento politico di Dio e del suo popolo» (La fede dei profeti, Marietti 2000, pag. 136).