Dopo il ministero in Galilea, e dopo il cammino con i suoi discepoli verso la Città Santa, Gesù fa il suo ingresso in Gerusalemme.
Ingresso in Gerusalemme: il testo
11 1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. 3E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 4Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
7Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
Ingresso in Gerusalemme: un atto di compimento
L’ingresso di Gesù in Gerusalemme su di un asinello è un atto di compimento messianico in riferimento alla profezia di Zc 9,9-10:
«Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina.
Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti,
il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra».
Gesù dunque compie un gesto regale di adempimento delle Scritture. Né la sua cavalcatura ha niente di ridicolo. L’asino nella Bibbia è un animale assolutamente positivo perché, compagno di vita delle famiglie palestinesi insieme al bue, rappresenta il lavoro e quindi la pace. È il cavallo, invece, l’animale simbolicamente negativo, senza sua colpa, perché utilizzato per la guerra. Il cavallo rappresenta il potenziale bellico del re e quindi la forza, la violenza. L’asino è al contrario la cavalcatura regale del re che viene in pace al suo popolo.
Nessuno, dice Marco, si è mai seduto su questo asinello che Gesù cavalca: la novità di Dio adempie le antiche Scritture in modo sempre sorprendente. Dio è colui che fa nuove tutte le cose…
La requisizione stessa della cavalcatura è un atto regale che nessuno, oltre al re, oserebbe attuare. Così pure, il gesto di stendere i mantelli davanti a lui è l’onore che si rende a un re, come le acclamazioni, che riprendono il salmo 118 («Benedetto colui che viene nel nome del Signore», v. 26; «Osanna», v. 25) culminante con l’ingresso dell’orante, pietra scartata dai costruttori che diverrà testata d’angolo, nel tempio (v. 22).
Dal tempio, Gesù torna a Betania con i Dodici per trascorrervi la notte. Il suo atto regale di ingresso messianico nella Città Santa non prelude alla vittoria.