Lettura continua della Bibbia. Deuteronomio: incoerenze narrative con Esodo e Numeri

Incoerenze narrative sulla figura di Mosè
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La rilettura della storia del deserto nel Deuteronomio registra molte incoerenze narrative rispetto ai resoconti precedenti di Esodo – Numeri. Ecco lo schema della narrazione deuteronomica nel cap. 1:

Agli Israeliti viene detto di lasciare l’Oreb e di dirigersi verso la Terra Promessa. Lungo la strada Mosè nomina dei giudici che lo aiutino a governare il popolo. In vicinanza della terra di Canaan, il popolo chiede a Mosè di inviare degli esploratori. Gli esploratori tornano con un rapporto favorevole ma il popolo si lascia prendere dal panico e accusa Mosè e Dio di cercare di distruggerli in una guerra che non possono vincere. Dio punisce tutta quella generazione che non potrà entrare nella Terra Promessa, con l’unica eccezione di Caleb. Neppure Mosè vi potrà entrare, per colpa del suo popolo.

Incoerenze narrative del cap. 1 rispetto a Esodo e Numeri

1. La Montagna di Dio

Nel Deuteronomio (1,5) Dio dice agli Israeliti di lasciare l’Oreb. Ma nell’Esodo (19,11) il monte è chiamato Sinai. Nel Deuteronomio, il monte Sinai è chiamato Oreb, come nella tradizione Elohista (Es 3,1; 17,6; 33,6) e nelle tradizioni di Elia (1 Re 19,8). Difficile dire se venisse chiamato “il monte di Dio” (Es 3,1; 17,6; 18,5) in virtù della santità che avrebbe acquisito dalla successiva promulgazione della legge, oppure se fosse già considerata un’antica montagna sacra.

2. I giudici

Secondo Deuteronomio 1,9-13), il sistema giudiziario ideato nel deserto fu un’idea di Mosè. Tuttavia, secondo Esodo (18,17-22), l’idea non era stata di Mosè ma del suocero Ietro.

3. Gli esploratori

Secondo Dt 1,22 fu il popolo a chiedere di inviare degli esploratori nella terra di Canaan. In Numeri 13,1-2 fu invece Dio a comandare che fossero inviati.

4. La reazione di panico

Secondo Dt 1,25-26 gli Israeliti reagiscono con panico all’idea di conquistare la terra, benché gli esploratori abbiano riferito notizie positive. Ma secondo Numeri 13,26-14:3 il panico si era scatenato in seguito al resoconto negativo degli esploratori.

5. L’esploratore fedele

In Deuteronomio 1,36 Dio si riferisce solo a Caleb quale esploratore destinato a sopravvivere al deserto grazie alla sua fedeltà. Questo trova un parallelo in Numeri 14,24, ma contraddice l’affermazione di Dio in Numeri 14,30 secondo cui anche Giosuè potrà entrare nella terra promessa.

6. La punizione di Mosè

Mosè in Dt 1,37 afferma che la punizione di non poter entrare in Israele è dovuta alla colpa del popolo. Al contrario, in Numeri 20,9-13, il motivo dichiarato è il suo fallimento a Meribah.

Spiegazione delle incoerenze narrative

La spiegazione più semplice per queste differenze tra Esodo – Numeri da una parte e Deuteronomio dall’altra è che i diversi resoconti sono dovuti a tradizioni diverse con concezioni diverse dell’esperienza del deserto e della figura di Mosè.

Ovviamente, i dati storici sono inevitabilmente filtrati attraverso la mentalità, la cultura, il linguaggio dei diversi punti di vista.

L’istituzione dei giudici e l’eliminazione di Ietro

Nell’Esodo Mosè sembra affrontare abbastanza bene il ruolo di giudice delle controversie del suo popolo, ed è il suocero Ietro a temere che il genero si esaurisca in questo compito difficile. Solo allora Mosè inizia a vedere il problema e mette in pratica senza indugi il suggerimento di Ietro.

Nel Deuteronomio, invece, Mosè ammette di non essere in grado di affrontare da solo il difficile compito, e si consulta col popolo per averne l’approvazione. Secondo il Deuteronomio, i giudici devono possedere saggezza, comprensione e conoscenza, tratti che caratterizzano i capi e i magistrati anche nella letteratura sapienziale. Esodo 18 enfatizza le qualità di onestà, integrità e correttezza, necessarie a ricevere la verità divina. Deuteronomio 1 privilegia le capacità intellettuali, le capacità di prendere decisioni con un atto che si presenta come intrinsecamente umano.

Le parole iniziali di Mosè «Non posso sopportare il peso» non si trovano nella storia di Ietro di Esodo 18. Il Deuteronomista li prende da un’altra storia in Numeri 11, ove lo sconforto di Mosè è dovuto alla ribellione del popolo voglioso di cibo più sostanzioso. La soluzione offerta dal Signore è la nomina di 70 anziani che riceveranno una parte dello spirito di Mosè (Num 11,16–17; 24–25). Questa tradizione riguardante la nomina degli anziani, che erano capi riconosciuti nelle loro tribù, si riflette nel racconto di Deuteronomio 1,15 secondo cui Mosè scelse i giudici tra i «capi tribali». Vediamo così come Deuteronomio fonda elementi narrativi diversi (di Esodo 18 e di Numeri 11), eliminando Ietro dalla storia; Mosè non ne ha più bisogno.

Gli autori del Deuteronomio sembrano interessati a questa rimozione; in fin dei conti, Ietro era un non israelita e. L’idea che un sacerdote madianita fosse il suocero di Mosè era sicuramente imbarazzante.

L’esplorazione della terra promessa pretesa dal popolo

Il tema della consultazione del popolo appare anche nel racconto deuteronomico della missione di esplorazione in Canaan, in contrasto con Numeri 13,1 in cui è il Signore ad ordinare a Mosè di inviare le spie.

La prospettiva di Mosè

A differenza di Esodo e Numeri,il Deuteronomio offre quella che potrebbe essere la rilettura da parte di Mosè degli eventi del deserto. In Esodo e Numeri troviamo la voce del tipico narratore onnisciente che in terza persona fa il resoconto degli avvenimenti, implicando che questi vengano narrati in modo oggettivo, con un racconto spontaneo e disordinato. Non è Mosè il primo a suggerire l’istituzione dei giudici; è il suocero, per giunta un non israelita. Il suggerimento di inviare un gruppo di esploratori veniva da Dio, e tuttavia fu seguito da un tragico fallimento.

La storia cambia quando viene raccontata da Mosè. Decenni dopo i fatti, al termine della vita, Mosè si mostra parziale nel suo racconto: tutto questo è molto umano e plausibile. È orgoglioso del sistema giudiziario da lui creato; tralasciare il riferimento al suocero riflette la naturale debolezza della memoria e della prospettiva umana. Fu Mosè a raccogliere il suggerimento ed a servirsene, ma a questo punto può permettersi di dimenticare l’apporto di Ietro. Allo stesso modo, ripensando alla vicenda dell’esplorazione della terra promessa, Mosè ricorda che l’idea è nata dal popolo, non può essere venuta da Dio avendo per conseguenza il fallimento di Israele e la scomparsa dell’intera generazione del deserto. In questo modo, Mosè spera che il suo rimprovero permetta alla nuova generazione di ascoltare veramente il Signore e di entrare nella terra promessa.

In entrambi i casi di difficoltà con cui fare i conti, la figura deuteronomica di Mosè ne esce meglio rispetto a quella, forse più realistica, tratteggiata da Esodo e Numeri… Un Mosè che non si rende neppure conto delle difficoltà, ignaro delle lunghe file di persone che aspettano di rivolgersi a lui, non è una figura molto lusinghiera. Il Deuteronomio , che in generale descrive Mosè in termini più eroici, getta su di lui una luce più positiva facendogli realizzare da solo la necessità di delegare l a propria autorità. Il Mosè deuteronomico, il più grande saggio, non ha certo bisogno dei consigli di qualche pagano.

Il Deuteronomio aggiunge inoltre un elemento democratico completamente assente nell’Esodo. In Esodo 18, Mosè sceglie da solo i giudici, e il popolo ne viene a conoscenza solo quando il nuovo sistema giudiziario è stato istituito. In Deuteronomio 1 è il popolo a selezionarli: Mosè non fa nulla prima di essersi consultato con il popolo e di essere da questo approvato. È sorprendente che il popolo abbia potere di veto sulle decisioni di Mosè.