Se si analizza con attenzione, il discorso escatologico risulta chiaro quanto è possibile per tale argomento. La prima cosa da comprendere è che nel cap. 13 si uniscono temi diversi: la fine di Gerusalemme per la generazione presente, e la fine del mondo «in quei giorni…».
Il discorso escatologico (Marco 13)
La prima sezione tratta dei segni della “gran tribolazione”, cioè degli avvenimenti che precedettero ed accompagnarono la distruzione di Gerusalemme. La seconda sezione tratta invece dei segni della “parusia” e della fine del mondo. Nella terza parte del discorso, di conseguenza, predomina l’esortazione all’attesa e alla vigilanza. Due brevi parabole richiamano alla vigilanza: la parabola del fico e quella dell’uomo partito per un viaggio.
Dopo le trattazioni dei segni vengono le fissazioni dei rispettivi tempi: la “gran tribolazione” riguarda la generazione contemporanea, mentre per la parusia è riservato un totale silenzio.
«In quei giorni…»: il testo
13 24In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, 25le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
«In quei giorni…»
Fin qui Gesù aveva risposto soltanto al primo punto della domanda rivoltagli dai discepoli, descrivendo i segni precedenti alla distruzione del tempio. La nuova sezione, da Mc 13,24, comincia con le parole Ma in quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole s’oscurerà… e tratta di quella che noi chiamiamo la fine del mondo.
L’espressione «in quei giorni» è la formula consueta, impiegata frequentissimamente nell’Antico e nel Nuovo Testamento, per introdurre un nuovo argomento ma senza un preciso valore temporale, significando tutt’al più «in un certo tempo…, a suo tempo…, in una data epoca».
In quest’epoca imprecisata, che verrà dopo la gran tribolazione, accadranno insieme la fine del mondo e la “parusia” o ritorno glorioso di Cristo, descritte con termini presi in gran parte dall’Antico Testamento e comuni alla letteratura apocalittica: il sole e la luna si oscureranno, le stelle cadranno, le potenze dei cieli saranno scosse, e allora comparirà sulle nubi il Figlio dell’uomo che verrà con potenza e gloria e invierà i suoi angeli ai quattro venti a radunare gli eletti. Con ciò, il “secolo” presente è chiuso e il “secolo” futuro è inaugurato.
Questa descrizione dei segni della parusia, in Marco, è più breve della descrizione dei segni della «grande tribolazione». Tutto quello che riguarda la fine di Gerusalemme (13,5-23) può essere letto come una prefigurazione della fine dei tempi (13,24-27) espressa con l’oscuramento degli astri, lo sconvolgimento del cielo e la venuta gloriosa del Figlio dell’uomo, nelle nubi (segno di divinità), con gli angeli (corteggio divino) che raduneranno gli eletti dai quattro angoli del mondo.
Secondo il racconto rabbinico, per plasmare l’adam originario il Signore Dio prese la polvere del suolo dai quattro angoli della terra, perché ogni uomo, dovunque sia nato e abiti, porta in sé la sua immagine. Finalmente, questa umanità, fatta della terra di ogni luogo, torna a Dio nell’unità originaria.
La parabola del fico e il tempo
La parabola del fico è d’immediata efficacia: durante l’inverno il fico perde tutte le foglie, mentre i nuovi germogli, a differenza di quelli precoci del mandorlo che annunciano la primavera, segnano l’arrivo dell’estate. Marco applica la parabola al tempo nel quale vive la comunità nell’attesa della parusia: Così anche voi quando vedrete accadere queste cose sappiate che egli è vicino, alle porte (Mc 13,29).
Quanto poi all’indicazione del tempo in cui avverrà la parusia, la troviamo subito dopo l’indicazione del tempo assegnato alla gran tribolazione. Ma, mentre per quest’ultima l’indicazione è stata precisa e netta – ossia riguarda la presente generazione – per l’altra è totalmente negativa: Circa poi a quel giorno o all’ora nessuno lo sa né gli angeli in cielo né il Figlio, se non il Padre (Mc 13,32). Strano, no, che il Figlio non ne sia informato? Come si deve interpretare?