Siamo abituati a questa fraseologia, immagine e somiglianza, tanto che i due elementi ci sembrano simili, quasi una ripetizione. Se c’è l’immagine, ci deve essere la somiglianza, no? No.
L’immagine è la copia di un originale, mentre la somiglianza è il rapporto esistente fra l’originale e la sua copia. C’è somiglianza se la copia è una riproduzione fedele, ma l’immagine potrebbe essere anche una brutta copia, una figura deformata, sporcata, deviata. Resterebbe un’immagine, ma non sarebbe fedele, rifletterebbe cosa diversa da quella da cui e per cui era nata.
Mi viene in mente una frase impressionante di C.S. Lewis:
«Una volta parlai con un pastore del continente che aveva visto Hitler e che, in base a tutti i metri di giudizio umani, aveva buone ragioni per odiarlo. “Che aspetto aveva?” gli domandai. “Come quello di tutti gli altri uomini” mi rispose “cioè simile a Cristo”».
Impressionante, ma molto vero. Il Creatore ha impresso la sua immagine in ogni uomo. Spetta a ciascuno renderle onore.
Tutti siamo fatti ad immagine di Dio e siamo chiamati ad essere immagini fedeli di Lui. Essere fatti ad immagine sua è un dono, essere a sua somiglianza è una responsabilità.
Questo è l’altro versante della responsabilità dovuta al fatto di essere, tutti, creati ad immagine di Dio, e chiamati ad esserlo in modo somigliante. Se io devo vedere e servire Dio nell’altro, l’altro deve poter vedere riflesso Dio in me. E in me deve vedere un riflesso limpido e diritto, non una immagine deformata e deformante. Deve riceverne sempre una testimonianza credibile e non una contro testimonianza. Una responsabilità enorme.