Il Volto Santo di Manoppello

Il Volto Santo di Manoppello
Il Volto Santo di Manoppello. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=851159

Credo che tutti conoscano la Sindone di Torino, qualunque cosa ne pensino. Molti hanno sentito parlare della Veronica; ritengo che invece pochi conoscano il Volto Santo di Manoppello, eppure si tratta di una immagine ragguardevole. Se andate al Santuario del Volto Santo in quel di Manoppello in provincia di Pescara, la potete ammirare, facendo una esperienza particolare, ve lo assicuro. Naturalmente non siamo nel campo della fede, ma della ricerca scientifica, e ognuno ne può pensare quello che vuole; ma se potete vale la pena di vederlo. Induce alla meditazione.

La Santa Sindone

La Sindone di Torino si presenta come una reliquia di primo piano, nell’ipotesi che si tratti del lenzuolo di lino (sindone è il nome della stoffa, non dell’uso cui essa viene adibita) in cui avvolsero il corpo di Gesù per la sepoltura. L’aspetto straordinario è che l’immagine risulta pienamente visibile solo nel negativo di una fotografia. A quale scopo sarebbe stato realizzato nel Medioevo un falso che non poteva nemmeno essere visto? L’esame medico legale fa corrispondere i dati a quelli di un crocifisso in epoca romana, compresa la posizione dei chiodi nel polso e non nel palmo della mano ove nel Medioevo si riteneva che questi fossero stati infissi a Gesù. Gli studiosi discutono sull’autenticità della Sindone; la Chiesa non entra nel merito, lasciando alla scienza il compito della verifica.

La Veronica e il Volto Santo di Manoppello

Secondo una leggenda apocrifa, una pia donna di nome Veronica asciugò con un velo il volto di Gesù durante la salita al Calvario, e sul panno si impresse miracolosamente il Volto del Salvatore. Questo velo detto della Veronica (nome metà latino e metà greco che significa Vera Immagine, anche se originariamente tale nome è Berenice, che significa Portatrice di Vittoria) si conservava a Roma nel Medioevo; ne parlano Dante e Petrarca in relazione al Giubileo del 1300. Il velo della Veronica era stato mostrato in pubblico per la prima volta nel 1208 da Innocenzo III. Da allora, la sua ostensione era divenuta un evento annuale, fino ad avere il suo culmine nel primo Giubileo.

Che fine abbia fatto la Veronica è poco chiaro; secondo alcune fonti rimase in S. Pietro fino al 1608 quando fu rubata (ma era un falso?); secondo altre, fu sottratta durante il sacco di Roma del 1527. Nei secoli seguenti, la Santa Sede non fornì informazioni al riguardo. Ogni Domenica di Passione veniva mostrato ai fedeli un panno sbiadito in cui non compariva alcuna immagine riconoscibile.

Il Volto Santo di Manoppello è invece apparso sul luogo nel 1506, portato da uno sconosciuto pellegrino che lo consegnò ad un medico del luogo.  Passato di mano in mano, nel 1636 fu affidato ai cappuccini del locale convento, che ne fecero oggetto di venerazione.

Il Volto Santo di Manoppello pare essere una immagine acheropita, cioè non dipinta da mano umana, ma impressa nella stoffa senza uso di pigmenti. È visibile da entrambe le facce del telo. Alcuni studiosi lo considerano perfettamente sovrapponibile al Volto della Sindone, con la differenza che il Volto Santo di Manoppello ha gli occhi aperti, è di un Vivente.

Il Volto Santo di Manoppello e don Walter Amaducci

Di tutto questo, e di molto altro, parla un recente volume pubblicato da don Walter Amaducci, biblista e sacerdote della diocesi di Cesena, ove dirige la scuola di teologia. Inizialmente scettico riguardo al velo di Manoppello, sentì ad un certo punto di dover approfondire la questione, visitando il santuario e rimanendo sorpreso e impressionato dall’incontro con quella Immagine, con quel Volto. Tutto ciò lo ha motivato a documentarsi accuratamente sulla storia del Volto Santo di Manoppello, che risulta essere un vero giallo storico: da dove proviene realmente questa Immagine? Da Roma, anche se le date sembrano non collimare? Quante possibilità ha di essere un’autentica immagine acheropita? È il velo della Veronica? In che rapporto sta con la Sindone di Torino? È il Gesù ancora vivo che sta salendo al Calvario, o il Gesù di nuovo vivo dopo la resurrezione?

Come vedete le domande sono tante, ed a tutte si propone di rispondere don Walter riguardo al Volto Santo di Manoppello. Vi lascio alla recensione del ricercatore e storico Marino Mengozzi:

La recensione

«Tu chi dici che io sia?». Nulla s’ode eppure parla… La reliquia di Manoppello è un prodigio ma anche un giallo storico. Don Walter Amaducci, prima incuriosito e poi catturato da questo Volto, con avvincente e documentata narrazione ha pubblicato un prezioso volume: Il Volto Santo, Cesena, Stilgraf, 2023.

È un lavoro sintetico, informatissimo, lucido e lineare, con tutti i dati utili e necessari, esaustivi eppure invitanti e disposti al prosieguo della ricerca e all’approfondimento della conoscenza; con un coinvolgimento che cresce fino a catturare totalmente: così che chi non ha mai veduto quel Volto s’appresta a partire d’impeto per Manoppello e chi già l’ha veduto (una o più volte poco importa) desidera ritornarvi per rivedere la misteriosa effigie e riprendere quel dialogo muto.

Che cosa sono, dunque, questi tre teli? Il Sudario di Oviedo fu posto sul capo di Cristo per assorbire il sangue fuoriuscito dalle ferite. La Sindone di Torino è il lenzuolo che avvolse tutto il corpo del crocifisso. Il Volto di Manoppello venne deposto sulla testa di Gesù, già avvolta dai due teli suddetti. Come si spiegano? La risurrezione sprigiona un’irradiazione che s’imprime sul lenzuolo di lino, trasformandolo in lastra fotografica, mentre sul velo di bisso si forma l’immagine di un volto vivo, con gli occhi aperti: il volto di Cristo appena risorto, dunque la «vera icona», cioè la Veronica della leggenda e della tradizione. Quella Veronica per secoli venerata in San Pietro da orde di pellegrini (compreso Dante, che la cita nella Commedia)…