
L’agnello pasquale della Cena ebraica, l’agnello immolato dell’Apocalisse, l’agnello del sacrificio quotidiano perpetuo prendono i lineamenti del Cristo (Gv 1,29), il vero Agnello che si sostituisce alla vittima antica e ne abolisce i riti.
Sarà quindi tempo di cessare, per Pasqua, la strage degli agnelli, che continua con il pretesto di una motivazione religiosa: in realtà, gli ebrei non mangiano più l’agnello pasquale perché non esiste più da quasi duemila anni un tempio in cui sacrificarlo; i cristiani non hanno motivo di mangiarlo – non un motivo religioso, almeno – perché il vero Agnello che dà la vita è Gesù, che si consegna ai suoi non nella carne dell’agnello, ma nelle specie del pane e del vino eucaristici. Commenta P. Plata:
«È completamente inutile pertanto continuare a sacrificare agnelli credendo che servano a riconciliare l’uomo con Dio, perché è Gesù l’unico in grado di compiere la vera ed autentica espiazione. Questo si ripete ogni volta che si celebra la S. Messa ed è per tale motivo che, prima della comunione, vengono parafrasate le parole del vangelo di Giovanni: “Beati gli invitati alla cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”. Non soltanto è inutile ogni mattanza di agnelli, giustificata dall’ipocrisia di voler celebrare la festa della Pasqua, ma addirittura è segno di mancanza di fede e di crassa ignoranza» (Fratello agnello sorella volpe, 17. Cfr. anche M. Bogazzi cur., Vegetarianesimo di ispirazione cristiana, 49).
La Pasqua cristiana
Scriveva in occasione della Pasqua 2015 l’arcivescovo Michele Castoro, recentemente scomparso:
«La Pasqua cristiana non ha nulla a che fare con la strage di milioni di agnellini, in quanto Cristo, vero agnello pasquale, ha immolato se stesso per riscattarci dalla malvagità, dalla ingiustizia e da tanti altri mali che affliggono l’uomo e il creato.
Noi come Chiesa inoltre crediamo che l’uomo non sia il padrone del creato ma solo il custode, il quale è chiamato ad amare, a prendersi cura e a promuovere la bellezza e la vita del creato nelle sue diverse forme. Infatti, anche se l’uomo ha ricevuto da Dio il permesso di servirsi di esse, non per questo deve spadroneggiare, mai dimenticando che la terra appartiene a Dio. Posso garantire che quando si presenta l’occasione noi sacerdoti, ed io vescovo con loro, lo facciamo – sempre in dialogo con quanti hanno a cuore il bene del Creato – attraverso i nostri canali di formazione, perché questa mattanza abbia fine, non avendo nulla a che fare con la celebrazione della nostra Pasqua cristiana» (La Pasqua non c’entra nulla con la strage di agnelli, in«Famiglia Cristiana», 30 marzo 2015).
L’ira dell’Agnello

Ricordiamo, però, che l’Agnello immolato, il Risorto, è anche il Leone della tribù di Giuda (Ap 5,5). L’Agnello dell’Apocalisse è il vero protagonista della storia e ben se ne accorgeranno coloro che hanno commesso malvagità, quando saranno ridotti a dire alle montagne: «Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla presenza di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello, poiché è giunto il gran giorno della loro ira, e chi potrà resistere?» (Ap 6,15-17). La mitezza dell’Agnello sarà allora la pietra di paragone tra coloro che lo hanno seguito nell’amore e nella dolcezza e coloro che hanno fatto della violenza la loro arma (Cfr. S. Pinto, Guardate gli uccelli del cielo, 27-29). Sono terribili queste parole!