
Gli Atti sono stati definiti come “il Vangelo dello Spirito Santo”, una specie di Diario di viaggio dello Spirito Santo, in quanto danno un resoconto della crescita della Chiesa – propulsore lo Spirito, appunto – da Gerusalemme alla Giudea, e dalla Samaria agli estremi confini della terra. È questo, in effetti, il piano geografico e cristologico dell’intera opera lucana, che inizia nel tempio di Gerusalemme con l’annunciazione a Zaccaria e termina con la predicazione di S. Paolo a Roma, Caput mundi, cuore dell’impero esteso fino agli estremi confini della terra. Gli Atti ci danno un quadro dinamico di questo cammino incessante e rapido, il moto veloce del Vangelo sotto la spinta e la guida dello Spirito Santo.
I primi cristiani non hanno specifici luoghi di culto, ma si radunano nelle case. Vi sono dei battezzati abbienti (prima ebrei, poi anche pagani) che mettono a disposizione nelle loro case locali abbastanza ampi da permettere che un certo numero di persone vi si raccolga. Case di questo tipo sono ad esempio
- La casa dove i discepoli si trovano tutti insieme al momento in cui scende su di loro lo Spirito Santo nel giorno della Pentecoste (Atti 2,2)
- Le case menzionate in Atti 5,42, quando Luca dice che il Vangelo veniva predicato nel tempio e per le case
- Quella messa a disposizione a Gerusalemme da Maria madre di Giovanni detto Marco (Atti 12,12)
- La casa di Lidia (Atti 16,49)
- A Troade, la casa in cui “il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane” (Atti 20,7-12)…
Spinta missionaria
Il cristianesimo nascente si profila così come una religione domestica, ma con una caratteristica che spezza quella che potrebbe essere una forma di intimismo: a differenza dell’ebraismo, in cui il proselitismo è nel complesso sempre stato scarso, il cristianesimo nasce missionario. Parte dall’annuncio delle donne che Cristo è risorto e in breve tempo divampa da un capo all’altro dell’impero.
Ansia missionaria nel cristianesimo
Questa differenza con l’ebraismo si spiega con un modo molto diverso di vedere la salvezza. Per la religione ebraica, il Signore offre a tutti i popoli un cammino di salvezza: a Israele mediante l’onore e l’onere dell’osservanza della Legge di Mosè; ai popoli del mondo mediante il rispetto di quella che chiameremmo Legge naturale scritta nel cuore di tutti gli uomini, consistente sostanzialmente nei Dieci Comandamenti dell’alleanza sinaitica o nei Sette Precetti noachici che secondo i rabbini accompagnano la stipulazione dell’alleanza cosmica tra Dio e Noè (Genesi 9). Apro, qui, una parentesi. Secondo il Talmud (Sanh 56a) i sette precetti sono:
- Istituire giudici e leggi
- Non bestemmiare il Creatore
- Non adorare gli idoli
- Non commettere adulterio
- Non uccidere
- Non rubare
- Non prelevare un membro da un animale vivo.
Come si vede, si tratta di norme fondamentali di rispetto del Creatore (anche se non conosciuto come il Dio di Israele) e di rispetto della vita e della dignità umana; ma anche di rispetto della vita animale.
Ognuno, quindi, ha la sua strada. Il cristianesimo invece nasce missionario. Lo dice la parola stessa Vangelo: Buon Annuncio. E se c’è un Buon Annuncio il Buon Annuncio va diffuso, seguendo il comando di Gesù Risorto: Andate dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19). Non mi addentro nella questione della salvezza dei non battezzati (potete leggere, se volete, QUI e QUI); io mi limito a sottolineare come la Chiesa primitiva sia nata con questa ansia di evangelizzazione, un’ansia missionaria che l’ha portata ad espandersi fino agli estremi confini della terra.