Lettura continua della Bibbia. Luca: il trionfo sul mare (8,22-25)

Il trionfo sul mare
Gesù dorme nella tempesta. Codice di Hitda (circa anno 1000) – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=155276

Chi è costui? Ci imbattiamo di nuovo in questa domanda. Non è un caso che il contesto che questa volta le fa da scenario sia il mare, la forza del creato più indomabile, che si sottomette solo alla signoria di Dio. Già in 7,18-35 Gesù si era presentato come l’atteso delle antiche Scritture; adesso la conoscenza della sua identità si approfondisce giungendo ad un livello più profondo. Solo Dio può comandare al vento e al mare, immagine del caos, della schiavitù e del male.

Il trionfo sul mare (8,22-25)

Gesù sembra assopito: questo particolare di Gesù che dorme, in una piccola barca di pescatori, ci dice il realismo, il limite e l’umiltà dell’Incarnazione, ma anche la sicurezza di poter confidare in lui, che è presente e premuroso anche se sembra estraniarsi dalla nostra vita.

Dov’è Gesù, infatti, quando c’è bisogno di lui? Questa è fede: fidarsi di colui che sembra dormire nella nostra vita. La traversata sul mare, così come il cammino di Israele nel deserto, è anche metafora della nostra esistenza: un passaggio battesimale dalla morte alla vita accompagnato dalla misteriosa presenza del Dio-con-noi, addormentato ma risvegliato, morto ma risorto. Solo con la parola autorevole di Gesù si può giungere all’altra sponda.

Il sonno è per gli antichi una sorta di morte. Nella tempesta che si abbatte sull’umanità Gesù dorme, ma è anche l’unico capace di risvegliarsi (il verbo, nella Chiesa primitiva, indica la resurrezione da morte) per vincere la furia del male e lo smarrimento dei discepoli.

I discepoli hanno fede in lui che è sveglio, una fede con delle riserve; non riescono ancora ad aver fede nel suo sonno. Impareranno a farlo, ma dopo la sua resurrezione. Per ora, la domanda risuonata in 5,21 e 7,49 a proposito dei peccati si ripropone con sconcerto: Chi è costui? Poi capiranno: solo Dio può perdonare i peccati; solo Dio può comandare al mare e al male, come dimostrerà la liberazione dell’indemoniato di Gerasa.