Lettura continua della Bibbia. Il tributo di Pietro (Mt 17,24-27)

Masaccio, Il pagamento del tributo. Firenze, Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci, 1425. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5962667

Il didramma dovuto al tempio è una moneta da due dracme, l’equivalente di mezzo siclo, l’imposta che ogni uomo adulto doveva pagare al tesoro del tempio per contribuire alle celebrazioni del santuario. Sarà il tributo di Pietro da versare al tempio.

Pietro alla domanda degli esattori risponde semplicemente che il Maestro paga anche lui il didramma. Ma è Gesù a cogliere l’occasione per sollevare il problema della sua identità. I re della terra esigono le tasse dai propri sudditi, non dai figli. A maggior ragione il Re dell’universo non può esigere il tributo per il proprio culto dal Figlio suo. Quindi Gesù e i suoi discepoli, in quanto condividono con lui la sua dignità filiale, ne sono esenti; liberi (eleutheroi, termine poco familiare ai sinottici), non più servi.

La condizione di Figlio

In questo modo, Gesù allude alla sua condizione di Figlio. Già abbiamo detto che in Israele l’espressione Figlio di Dio è solo un modo di dire: Israele è figlio di Dio, il re è figlio di Dio, lo sono pure gli angeli e persino i giudici perché dovrebbero amministrare la giustizia in nome di Dio… Ma qui Gesù allude ad una condizione particolare che accomuna Padre e Figlio per via di natura.

Dopo la proclamazione della Voce celeste al Battesimo e alla Trasfigurazione, Gesù in persona allude alla propria condizione ontologica di Figlio di Dio, nella forma velata che assume in questo episodio esclusivo di Matteo. Forma velata, appunto, perché non è ancora l’ora di manifestarsi come pietra di scandalo.

Gesù ancora si assoggetta alla legge in vigore per i figli di Israele, pagando il tributo attraverso Pietro che, sulla parola del Signore, trova nella bocca di un pesce, e paga al tempio, uno statere (sheqel) ovvero quattro dracme, l’importo esatto del tributo per due persone, lui e Gesù.

Ancora una volta Pietro è accomunato in modo speciale a Gesù nel riconoscimento della sua dignità di Figlio. Non è un caso che la menzione di Pietro si ripeta. Il tema petrino ci introduce infatti alla sezione successiva, il discorso ecclesiale.