San Francesco: il Transito all’Immacolata di Piombino

Il Transito
Le foto sono tutte tratte dalla pagina Facebook della parrocchia dell’Immacolata di Piombino. https://www.facebook.com/photo/?fbid=957304336410466&set=pcb.957304569743776&locale=it_IT

Anche a Piombino, nella chiesa dell’Immacolata, come in tutte le chiese francescane del mondo, è stato celebrato il “Transito” di San Francesco, cioè il suo passaggio, la notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226, da questa vita terrena a quella eterna.

La veglia si è svolta con un breve ma intenso percorso in tre tappe.

Il Transito: Prima tappa. Le Stigmate

Nella prima tappa i fedeli hanno rivisitato, mediate la lettura di un passo della Leggenda dei Tre Compagni (FF 1482-1483), il mistero delle stigmate ricevute da Francesco alla Verna, come un dono di amore di Gesù Cristo, come un fuoco sceso dal cielo a bruciare sulla terra.

Suggestiva ed efficace l’accensione del fuoco che con una breve processione è stato introdotto in chiesa e deposto presso la statua del Santo.

Il Transito

Seconda tappa. Il Cantico delle Creature

L’icona del Signore viene posta davanti all’altare

Nella seconda tappa invece l’assemblea ha ripercorso, attraverso la lettura della Leggenda Perugina (FF 1613 – 1616), la nascita di quel cantico di lode e di ringraziamento, sgorgato da una sorgente di dolore e di amore, che è il Cantico delle Creature.

Dalla Leggenda Perugina

In un momento di estrema sofferenza, S. Francesco, mentre dimorava presso S. Damiano, disse ai suoi frati:

 «Sì, io devo molto godere adesso in mezzo ai miei mali e dolori, e trovare conforto nel Signore, e render grazie sempre a Dio Padre, all’unico suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo e allo Spirito Santo, per la grazia e benedizione così grande che mi è stata elargita: egli infatti si è degnato nella sua misericordia di donare a me, suo piccolo servo indegno ancora vivente quaggiù, la certezza di possedere il suo Regno. Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse: “Altissimo, onnipotente, bon Signore…”.

«Le Laudi del Signore da lui composte e che cominciano: “Altissimo, onnipotente, bon Segnore”, le intitolò: Cantico di fratello Sole, che è la più bella delle creature e più si può assomigliare a Dio. Per cui diceva: «Al mattino, quando sorge il sole, ogni uomo dovrebbe lodare Dio, che ha creato quell’astro, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante il giorno. Ed a sera, quando scende la notte, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per quell’altra creatura: fratello Fuoco, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante la notte».

Nei momenti che più era torturato dal male, intonava le Laudi del Signore, e poi le faceva cantare dai suoi compagni, per dimenticare l’acerbità delle sue sofferenze pensando alle Laudi del Signore. E fece così fino al giorno della sua morte».

Questo Cantico tutti lo conosciamo, essendo la più antica composizione poetica in lingua italiana (1225).

Il Transito: Terza tappa. Sorella Morte

Il Transito

Nella terza tappa, infine, è stato ascoltato nella Legenda Maior di S. Bonaventura (FF. 1239-1244) come Sorella Morte abbia coperto con il suo manto il corpo esausto di Francesco e come sia stata per lui una restituzione della propria vita a Dio. La morte, in Francesco, diventa così il suo più sublime cantico d’amore a Dio. Le sue piccole amiche, le allodole, lo accompagnano:

«Le allodole, che sono amiche della luce e han paura del buio della sera, al momento del transito del Santo, pur essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto della casa e roteando a lungo con non so qual insolito giubilo, rendevano testimonianza gioiosa e palese alla gloria del Santo, che tante volte le aveva invitate a lodare Dio» (FF 1244).

A laude di Cristo.