
Anche a Piombino, nella chiesa dell’Immacolata, come in tutte le chiese francescane del mondo, è stato celebrato il “Transito” di San Francesco, cioè il suo passaggio, la notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226, da questa vita terrena a quella eterna.
La veglia si è svolta con un breve ma intenso percorso in tre tappe.
Il Transito: Prima tappa. Le Stigmate
Nella prima tappa i fedeli hanno rivisitato, mediate la lettura di un passo della Leggenda dei Tre Compagni (FF 1482-1483), il mistero delle stigmate ricevute da Francesco alla Verna, come un dono di amore di Gesù Cristo, come un fuoco sceso dal cielo a bruciare sulla terra.

Suggestiva ed efficace l’accensione del fuoco che con una breve processione è stato introdotto in chiesa e deposto presso la statua del Santo.

Seconda tappa. Il Cantico delle Creature

Nella seconda tappa invece l’assemblea ha ripercorso, attraverso la lettura della Leggenda Perugina (FF 1613 – 1616), la nascita di quel cantico di lode e di ringraziamento, sgorgato da una sorgente di dolore e di amore, che è il Cantico delle Creature.
Dalla Leggenda Perugina
In un momento di estrema sofferenza, S. Francesco, mentre dimorava presso S. Damiano, disse ai suoi frati:
«Sì, io devo molto godere adesso in mezzo ai miei mali e dolori, e trovare conforto nel Signore, e render grazie sempre a Dio Padre, all’unico suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo e allo Spirito Santo, per la grazia e benedizione così grande che mi è stata elargita: egli infatti si è degnato nella sua misericordia di donare a me, suo piccolo servo indegno ancora vivente quaggiù, la certezza di possedere il suo Regno. Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse: “Altissimo, onnipotente, bon Signore…”.
«Le Laudi del Signore da lui composte e che cominciano: “Altissimo, onnipotente, bon Segnore”, le intitolò: Cantico di fratello Sole, che è la più bella delle creature e più si può assomigliare a Dio. Per cui diceva: «Al mattino, quando sorge il sole, ogni uomo dovrebbe lodare Dio, che ha creato quell’astro, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante il giorno. Ed a sera, quando scende la notte, ogni uomo dovrebbe lodare Dio per quell’altra creatura: fratello Fuoco, per mezzo del quale i nostri occhi sono illuminati durante la notte».
Nei momenti che più era torturato dal male, intonava le Laudi del Signore, e poi le faceva cantare dai suoi compagni, per dimenticare l’acerbità delle sue sofferenze pensando alle Laudi del Signore. E fece così fino al giorno della sua morte».
Questo Cantico tutti lo conosciamo, essendo la più antica composizione poetica in lingua italiana (1225).
Il Transito: Terza tappa. Sorella Morte

Nella terza tappa, infine, è stato ascoltato nella Legenda Maior di S. Bonaventura (FF. 1239-1244) come Sorella Morte abbia coperto con il suo manto il corpo esausto di Francesco e come sia stata per lui una restituzione della propria vita a Dio. La morte, in Francesco, diventa così il suo più sublime cantico d’amore a Dio. Le sue piccole amiche, le allodole, lo accompagnano:
«Le allodole, che sono amiche della luce e han paura del buio della sera, al momento del transito del Santo, pur essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto della casa e roteando a lungo con non so qual insolito giubilo, rendevano testimonianza gioiosa e palese alla gloria del Santo, che tante volte le aveva invitate a lodare Dio» (FF 1244).
A laude di Cristo.